Giusto come elemento di curiosità futura, mi piacerebbe che qualcuno conservasse questo articoletto e lo rileggesse tra cinque anni.
L’argomento è quello del cancro con particolare riguardo a Brescia, la città i cui abitanti, stando a chi gestisce il “termoutilizzatore” rabelaisiano più premiato del mondo vanno giustamente orgogliosi. E l’argomento è quanto c’è oltre al cancro.
È recentissimo un articolo a proposito di quanto sopra de Il Fatto Quotidiano
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/14/tumori-a-brescia-e-record-italiano-lepidemiologo-ora-via-i-vertici-dellasl/984771/), giornale che ha fatto dell’informazione colorata con coloranti consentiti (dalla consuetudine di uno dei paesi meno dotati di stampa oggettiva come è il nostro) il suo distintivo. Stavolta c’è poco da eccepire per quanto riguarda il giornale. Molto, invece, sul tema.
Per anni le “autorità” sanitarie locali hanno affermato enormità consistenti nel far credere ai bovini del posto che a Brescia l’incidenza dei tumori corresse su cifre sovrapponibili a quelle di qualunque altra città ragionevolmente avvelenata. Naturalmente si trattava di una bufala, ma le “autorità” ormai hanno la loro produzione come attività precipua e, dunque, nessuna meraviglia. L’unica meraviglia è che ci sia ancora qualcuno che presta credito alle ciarlatanerie di regime e che ha la faccia tosta di dar loro voce.
In estremissima sintesi, senza entrare in particolari tecnici che annoierebbero eccessivamente il già troppo paziente lettore di queste righe, uno studio epidemiologico pubblicato dall’Istituto superiore di sanità e dall’Associazione italiana registri tumori rivela che sì, se abiti a Brescia, rischi molto più forte che altrove (http://www.epiprev.it/materiali/2014/EP2/S1/EPv38i2S1_SENTIERIind.pdf).
Anni fa, nel tristissimo periodo in cui partecipavo agli spettacoli dell’allora solo comico Grillo, venni svegliato (di norma, in fondo alla sala io dormivo alle folgoranti battute) nel corso di una serata bresciana da un medico, una dottoressa, che mi disse sussurrandomelo ad un orecchio che non aveva mai visto una valanga di cancri come negli ultimi anni. Non volle, però, rivelarmi il suo nome perché temeva ritorsioni. Il Padrino? I picciotti? Al confronto roba da giardino d’infanzia.
Prescindendo da ogni ovvia considerazione sul fatto che qualcuno dovrebbe soggiornare per un po’ nei nostri bagni penali per mancato allarme, un reato di gran lunga più grave del procurato allarme di cui chi racconta le cose come malauguratamente stanno viene tradizionalmente accusato, temo che le rilevazioni epidemiologiche siano incomplete e, almeno in parte, fuorvianti.
Gli epidemiologi non fanno diagnosi né cercano le origini delle malattie, limitandosi a svolgere un lavoro ragionieristico su dati acquisiti da altri senza preoccuparsi più di tanto di come l’acquisizione sia stata fatta. Nel caso particolare si considerano i tumori in eccesso rispetto all’atteso, giudicandoli almeno in gran parte come derivanti dai policlorobifenili (PCB) e dalle diossine provenienti da quella disgrazia che fu la Caffaro, la solita industria che dava lavoro e faceva tanto bene alla società. A margine, chi pagherà mai i danni?
Non sarò certo io a negare le responsabilità delle due classi di composti né della Caffaro, ma sono convinto che ci sia altro. Se gli epidemiologi avessero a disposizione dati un po’ meno limitati e grossolani come, ad esempio, quelli che si potrebbero ricavare dalle biopsie dei tessuti malati sapendovi cercare le polveri inorganiche (che sono anche un marker eccellente) e sapendo decifrare il loro significato, si troverebbero davanti un continente per loro inesplorato su cui cominciare a ragionare. Purtroppo l’accademia italiana sta precipitando ogni giorno di più nei baratri dell’ignoranza, e questo per mille ed una ragione tra cui la spocchia infinita dei suoi tromboni. La conseguenza è, quando va bene, il ritardo nel conseguire risultati e, conseguenza della conseguenza, il mancato ricorso tempestivo a strumenti di mitigazione e di prevenzione. Insomma, oggi si sta trascurando un elemento diagnostico fondamentale semplicemente per un’incapacità dovuta non altro che al tentativo ingenuo di conservare una posizione di supremazia culturale del tutto inesistente che, di fatto, è un incrocio tra insufficienza intellettuale e criminalità vera e propria.
Ma c’è molto di più del cancro. Gl’inquinanti che galleggiano nell’aria sono capaci d’indurre malattie cardiovascolari, malattie neuroendocrine, sterilità maschile, aborti, malformazioni fetali e tutte le altre malattie elencate tra le nanopatologie, quella classe di cui i sullodati tromboni si fecero beffe anni fa e che oggi sono al centro di congressi e ricerche in tutto il mondo. Fare attenzione a quelle condizioni è indispensabile se si vuole capire qualcosa, e non bisogna limitarsi ottusamente al pallottoliere ma si deve saper individuare la causa reale. Solo così si potrà cominciare a ragionare seriamente.
Aspettiamo altri cinque anni, cinque anni persi, e vedremo.
Per ora il mio invito ai bresciani è quello di liberarsi senza altri indugi delle “autorità” che, magari anche solo per banale ignoranza, hanno sempre mentito e di guardarsi intorno perché, scrutando l’orizzonte, non c’è solo la Caffaro.
I tumori sono in aumento?Cancri e tumori sono in aumento così come le malattie cardiovascolari?Ma va!Io non ne avevo dubbio alcuno in quanto la lista di amici e conoscenti attorno a me che sono stati colpiti da queste patologie, si sta allungando di parecchio a tal punto che, con non poca apprensione, mi sto chiedendo quando verrà il mio turno. Tutto questo checchè ne dica quel luminare che ad ogni piè sospinto chiede la questua per quella che io ritengo essere una inutile battaglia di retroguardia contro il cancro.Meglio sarebbe prevenirlo il cancro. Ma tantè che l’ignoranza del popolo bue… Leggi il resto »