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l’antagonismo necessario

              

Questa politica ha generato l’antipolitica.

Il qualunquismo recita del rifiuto della politica, ma è vero il contrario. Oggi la politica risulta estranea perché viene percepita come immobile, incapace di cambiare la realtà, come entità minestrone che vuole tenere insieme tutto  e il suo contrario, sicuramente in rotta verso un “centro Veltroniano”, nipotino molto tardivo del compromesso storico di Enrico Berlinguer che liquidò l’esperienza comunista preferendo “l’ombrello NATO” e l’incontro con i cattolici.

Dal 1977 a oggi nulla è cambiato, la politica è sempre più immobile e barricata nei confortevoli “Palazzi”: Quanto a soldi non si fa mancare niente, il sistema mediatico, giornali compresi, è al suo servizio,è ormai autoreferenziale e autosufficiente,nessuna organizzazione alternativa può emergere perché la visibilità è monopolio del sistema mafioso di tutti i partiti.

Non essendovi sostanziali differenze tra i due attuali poli politici in materia di economia e di politica estera, la soluzione più decente sarebbe quella di finire di prendere per i fondelli la gente con inesistenti destra e sinistra, e fare un governo di centro, da Forza Italia e Casini fino al Partito Democratico, lasciando fuori le “alette” di destra e di sinistra.

Sarebbe già una cosa che farebbe un po’ di chiarezza e costringerebbe chi ha visto nel governo Prodi la possibilità di avere qualche misera briciola, con poca dignità e con sciocche illusioni, a farsi da parte e lasciare il campo ad una opposizione nuova e antagonista.

Vi è infatti urgentissimo bisogno di attrezzare una forza di opposizione che rivendichi alla politica il ruolo di decidere in materia di sviluppo economico, vincolando questo alla sostenibilità ambientale, visto che l’attuale “liberismo” procede in modo irresponsabile e distruttivo e va fermato.

La grande emergenza del nostro tempo è il riscaldamento globale e il giudizio degli scienziati sull’urgenza di cambiare viene ignorato dalle forze economiche, che al contrario giudicano un obiettivo l’aumento dei consumi con il relativo maggiore inquinamento.

E’ qui la radice di un necessario “antagonismo” dettato dalla necessità di non fare decidere il nostro destino agli industriali inquinatori, ai petrolieri, ai guerrafondai, ai preti, perché il cammino dell’umanità va indirizzato dalle acquisizioni della scienza, dalla razionalità, dalla difesa dell’aria, dell’acqua,delle foreste, della biodiversità, con una rivoluzione culturale che deve diventare riconversione industriale con energie e metodi alternativi.

In termini assoluti il problema è questo.

In termini relativi e esemplificativi parla con enorme chiarezza l’emergenza rifiuti in Campania. La subalternità della politica (in questo caso di quella di sinistra) agli affari (in questo caso di quelli della camorra), ha determinato una situazione da terzo mondo, con roghi tossici, discariche inquinanti, falde acquifere compromesse per sempre, tumori in aumento.

Eppure il potere legislativo ha ogni potere per decretare che ogni comune debba smaltire i rifiuti sul proprio territorio, che ciò sia fatto con il metodo moderno della raccolta differenziata al 100%, dove l’umido produce biogas e il resto viene riciclato.  E i rifiuti tossici e speciali, che oggi vengono seppelliti clandestinamente, prodotti tutti dalle fabbriche del Nord, non dovrebbero muoversi dal comune in cui vengono prodotti, pena la chiusura della fabbrica, e riciclati in siti controllati e specializzati.

La politica della “Casta”, di cui giustamente sentiamo il rifiuto, non riesce nemmeno a risolvere il problema della “monnezza”, per il suo immobilismo e la sua subalternità, esponendo cittadini e territorio a insulti inauditi, mentre altrove, ad esempio in Germania, i rifiuti sono una voce attiva di bilancio.

Una nuova cultura politica deve parlare di un massimo di due legislature oltre le quali si è ineleggibili, per finirla per sempre con i professionisti a vita della politica, senza creare più figure di leader di cui hanno bisogno solo i sudditi, ma nostri impiegati che lavorino sodo a risolvere i problemi e non più a straparlare di libertà, pestare l’acqua nel mortaio e mentire spudoratamente su tutto.

Vogliamo una nuova politica estera europea, fatta dai paesi europeisti, che sono Germania, Francia, Spagna, Italia, che abbandoni i diktat di Inghilterra e Polonia che, per conto degli Usa, bloccano l’integrazione e il ruolo dell’Europa. E’ possibile ripartire da questi paesi per far finire per sempre l’umiliante condizione che vede la politica estera europea essere stabilita a Washington e dalla Nato, politica che ci coinvolge in avventure imperiali che sono contro i nostri interessi.

Questi e molti altri temi possono diventare terreno di incontro per i senza partito come me, oggi dispersi e isolati, profondamente preoccupati nel vedere l’impotenza della lumaca politica di fronte al treno in corsa dei cambiamenti climatici.

Appoggiare e dare continuità ai movimenti di massa che si sono formati per ottenere il riconoscimento dei diritti civili delle coppie di fatto, con la straordinaria manifestazione di Roma per il gay Pride, sostenere strenuamente la lotta per bloccare la base americana di Vicenza e legare ad essa la fine di tutte le servitù militari straniere sul nostro territorio, sostenere il blocco della TAV perché i soldi vanno investiti per i pendolari e per la modernizzazione di tutta la rete. Queste sono le lotte da fare fino alla vittoria e allora solo si potrà parlare di un partito antagonista, delle sue regole, dei suoi obiettivi.