Che le chiacchiere possano essere soffocanti quanto gl’inquinanti che ci stiamo autosomministrando con entusiasmo da anni è un fatto difficile da smentire. Basta dare un’occhiata alle eco-risoluzioni che non risolvono niente (Kyoto, ad esempio) e alle fesserie che tanti politicuzzi da quattro soldi (quasi tutti) sparano a mo’ di mitraglia per accorgersi dello stato di pericolo in cui tutto il Pianeta versa. E il pericolo maggiore, dopo che
noi “ricchi” o ex tali abbiamo devastato ogni angolo su cui potevamo mettere le mani, viene dal cosiddetto Terzo Mondo o ex tale. Tanto per fare un esempio indicativo della tendenza, nell’ultimo triennio la Cina ha usato 6,6 miliardi di tonnellate di cemento nel proprio territorio, laddove gli USA, che di devastazioni se ne intendono, ne hanno usato 4,5 miliardi di tonnellate nell’intero secolo che va dal 1901 al 2000.
Pur non essendo vero, l’idea generalmente condivisa è che l’Uomo ha un bisogno disperato d’energia. Chi ha avuto modo di camminare di notte per una città statunitense avrà certo notato che i grattacieli trasparenti sono perfettamente illuminati al loro interno. Alle tre di notte uffici, corridoi, gabinetti e ripostigli risplendono di luce e mi dica qualcuno se l’Uomo può rinunciare a questa indubitabile necessità.
La Terra è un sistema chiuso e, come tutti i sistemi chiusi, non può dare più di quello che contiene. Così è inevitabile che, prima o poi, con una scadenza che si avvicina accelerando, noi resteremo a secco di carburante. Ma, come tutti i sistemi chiusi, la Terra può approvvigionarsi da fuori, cosa fattibile rivolgendosi all’unica fonte esterna che abbiamo, vale a dire il Sole. La cosiddetta costante solare, cioè l’energia che il Sole ci dà gratis per unità di tempo e di superficie è di 1,367 kW per ogni metro quadro di superficie superiore dell’atmosfera. Concedendo anche la perdita cospicua nel tragitto verso il suolo (-55%: arrivano sulla Terra, cioè, 78 milioni di miliardi di Watt), resta una quantità d’energia infinitamente superiore a quella che l’Uomo produce strizzando ciò che il Pianeta ha in pancia.
Per anni quel ben di Dio è stato snobbato, quasi sbeffeggiato, addirittura a firma di qualche “scienziato”. Ma quando l’acqua arriva al sedere – recita un detto delle mie parti – si comincia a pensare di mettersi a nuotare. E ora l’acqua è ben più su di una modesta quota di sedere. Così una sorta di conversione solare si sta attuando negli Stati Uniti dove nel 2014 l’industria legata al non buttare via il regalo che ci fa il Sole ha strabattuto per posti di lavoro creati quella assurda del fracking e, di fatto, ha surclassato ogni altra industria energetica. Da novembre 2013 a novembre 2014 l’impiego è cresciuto del 21,8% e dell’86% negli ultimi cinque anni, con un margine molto ampio per una crescita ulteriore.
Tutta roba gratis, tutta roba pulita.
E, allora, perché siamo così timidi nell’approcciare quel tesoro?
Il problema è che il Sole ce l’hanno tutti e, con quello, non si possono creare centri privilegiati di potere con cui fare palate di quattrini e – perché no? – tenere sotto scacco intere popolazioni. Si veda, al proposito, il fenomeno del gas russo, quello che ricatta l’Europa e che è padrone di un po’ di milionari del pallone.
E da noi in Italia? Beh, da noi si preferisce cercare fanghiglia vagamente incendiaria qua e là e fare buchi appena al largo delle spiagge. Che importa se poi l’acqua diventa un’emulsione oleosa e dai rubinetti esce un liquido ammorbante? L’importante è che ci sia sempre qualche omo de panza come, magari, i borgatari d’oro di Roma, che s’imbottisca le tasche e che aspetti con la grazia che gli compete la torma dei clienti che sfilano davanti a lui con la schiena chinata e il cappello in mano.