In calce ciò che dice lo IARC (OMS)
Il perché e il come dell’insorgenza delle malattie tumorali sono certamente argomenti riservati a specialisti e, dunque, chi non è interessato chiuda qui la lettura di questo post. Va detto, però, che negli anni la scienza burocratica/accettata, quella che viene pubblicata sulle grandi riviste, ha preso cantonate devastanti, cantonate che hanno poi fatto deviare,
e non poco, dalla soluzione o dalla mitigazione di problemi che coinvolgono tutti e di queste deviazioni tutti hanno sofferto.
Il 2 gennaio scorso Science, uno dei giornali che fanno “scienza” e davanti ai quali è obbligatorio togliersi il cappello prendendo ogni sua riga come verità rivelata, ha pubblicato un articolo intitolato “Variation in cancer risk among tissues can be explained by the number of stem cell divisions” firmato da Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein della Johns Hopkins University. Riassumendo davvero all’osso, i due sostengono che le probabilità di contrarre un tumore aumentano con il numero di divisioni di ogni cellula, il che, da un certo punto di vista, non è davvero una scoperta. La scoperta è che non contrarre un cancro è in larga misura “questione di fortuna”.
Che la malasorte esista e abbia i suoi favoriti è qualcosa che l’uomo della strada, nel cui numero io entro a pieno diritto, dà per certo. Quando si cambia tavolo e si siede a quello della scienza, però, la malasorte viene guardata storto, visto che gli scienziati, almeno quelli che abitano nel XXI secolo, preferiscono spiegazioni razionali e dimostrate.
Senza farla troppo lunga, noi abbiamo valutato all’incirca duemila casi di cancro con una tecnica sviluppata nell’ambito di un paio di ricerche europee ideate e dirette da mia moglie e ci siamo accorti che le particelle di cui ci occupiamo sono capaci di entrare nei nuclei delle cellule e d’interferire negativamente con il DNA proprio nel momento in cui avviene quella famosa divisione. Dunque, i due della Johns Hopkins hanno visto giusto individuando quello come un momento quanto mai critico, ma non hanno individuato la causa che non è il in prima battuta caso ma un piccolo pezzetto di materia solida. A questo punto mi si potrà obiettare che quel pezzetto è lì per scalogna, sul che non ho nulla da ribattere se non ricordando che anche la nostra presenza tra i viventi è classificabile come casualità più o meno fortunata. E così, tanti saluti all’utilità di fare ricerca perché siamo a livello dei numeri del lotto.
Al di là di tutto, ciò che mi lascia perplesso è come la scienza di oggi sia subissata d’informazioni e come, di conseguenza, sia difficile farne una cernita corretta e dividere, per usare un’espressione altrui, il grano dal loglio. In questo caso, i due ricercatori (che non ho il piacere di aver mai sentito nominare prima) saranno senza dubbio bravissimi, ma hanno tratto conclusioni per le quali occorreva avere conoscenze scientifiche pubblicate risalenti a diversi anni fa e che, con ogni evidenza, i due non hanno. Mi dispiace pure dover costatare che una rivista come Science non abbia avuto tra i suoi revisori qualcuno capace di accorgersi del buco e la conseguenza sarà che quell’articolo farà in qualche modo testo. Nella mia esperienza mi sono trovato a dibattere con “luminari” che citavano con reverenza religiosa vecchi articoli abbondantemente smentiti da ricerche successive di cui quelli non erano al corrente. Non ho dubbi che anche l’articolo di Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein qualche guaio lo farà. Magari, volendo trovare un lato positivo almeno per l’economia, la vendita di cornetti e di ferri di cavallo avrà un’impennata.
Giusto per evitare le solite reazioni da parte di qualcuno, si sappia che Science è stata avvertita.
P.S. Che ne dice lo IARC?
Most types of cancer not due to “bad luck”
IARC responds to scientific article claiming that environmental and lifestyle factors account for less than one third of cancers
Lyon, France, 13 January 2015 – The International Agency for Research on Cancer (IARC), the World Health Organization’s specialized cancer agency, strongly disagrees with the conclusion of a scientific report[1] on the causes of human cancer published in the journal Science on 2 January 2015 by Dr Cristian Tomasetti and Dr Bert Vogelstein.
The study, which has received widespread media coverage, compares the number of lifetime stem cell divisions across a wide range of tissues with lifetime cancer risk and suggests that random mutations (or “bad luck”) are “the major contributors to cancer overall, often more important than either hereditary or external environmental factors.”
For many cancers, the authors argue for a greater focus on the early detection of the disease rather than on prevention of its occurrence. If misinterpreted, this position could have serious negative consequences from both cancer research and public health perspectives.
IARC experts point to a serious contradiction with the extensive body of epidemiological evidence as well as a number of methodological limitations and biases in the analysis presented in the report.
“We already knew that for an individual to develop a certain cancer there is an element of chance, yet this has little to say about the level of cancer risk in a population,” explains IARC Director Dr Christopher Wild. “Concluding that ‘bad luck’ is the major cause of cancer would be misleading and may detract from efforts to identify the causes of the disease and effectively prevent it.”
The past five decades of international epidemiological research have shown that most cancers that are frequent in one population are relatively rare in another and that these patterns vary over time[2]. For example, oesophageal cancer is common among men in East Africa but rare in West Africa. Colorectal cancer, once rare in Japan, increased 4-fold in incidence in just two decades. These observations are characteristic of many common cancers and are consistent with a major contribution of environmental and lifestyle exposures, as opposed to genetic variation or chance (“bad luck”).
Furthermore, IARC experts identify several limitations in the report itself. These include the emphasis on very rare cancers (e.g. osteosarcoma, medulloblastoma) that together make only a small contribution to the total cancer burden. The report also excludes, because of the lack of data, common cancers for which incidence differs substantially between populations and over time. The latter category includes some of the most frequent cancers worldwide, for example those of the stomach, cervix, and breast, each known to be associated with infections or lifestyle and environmental factors. Moreover, the study focuses exclusively on the United States population as a measure of lifetime risk. The comparison of different populations would have yielded different results.
Although it has long been clear that the number of cell divisions increases the risk of mutation and, therefore, of cancer, a majority of the most common cancers occurring worldwide are strongly related to environmental and lifestyle exposures. In principle, therefore, these cancers are preventable; based on current knowledge, nearly half of all cancer cases worldwide can be prevented. This is supported in practice by rigorous scientific evidence showing decreases in cancer incidence after preventive interventions. Notable examples include drops in rates of lung cancer and other tobacco-related cancers after reductions in smoking and declines in hepatocellular carcinoma rates among people vaccinated against hepatitis B virus.
“The remaining knowledge gaps on cancer etiology should not be simply ascribed to ‘bad luck’,” says Dr Wild. “The search for causes must continue while also investing in prevention measures for those cancers where risk factors are known. This is particularly important in the most deprived areas of the world, which face a growing burden of cancer with limited health service resources.”
For more information, please contact
Véronique Terrasse, Communications Group, at +33 (0)4 72 73 83 66, +33 (0)6 45 28 49 52 or [email protected]
or Dr Nicolas Gaudin, IARC Communications, at [email protected]
The International Agency for Research on Cancer (IARC) is part of the World Health Organization. Its mission is to coordinate and conduct research on the causes of human cancer, the mechanisms of carcinogenesis, and to develop scientific strategies for cancer control. The Agency is involved in both epidemiological and laboratory research and disseminates scientific information through publications, meetings, courses, and fellowships. If you wish your name to be removed from our press release e-mailing list, please write to [email protected].
RiassumendoVediamo se ho capito. Materiale particolato di ordine nanometrico puo’ entrare direttamente a contatto con il nucleo della cellula e dunque con il suo materiale genetico, il tutto senza incontrare barriere e senza produrre i classici processi infiammatori (e qui ci mettiamo il fattore malasorte).La cellula si replica, ma la nano-spazzatura puo’, durante il procedimento, “spegnere” uno o piu’ geni generando cosi’ una o piu’ cellule figlie non uguali e soprattutto senza la caratteristica dell’apoptosi. Direi che e’ un ottimo brodo di coltura per una neoplasia.Scritto da uomo della strada, ma io ho compreso questo. RIASSUNTO Ridotto all’osso e semplificando… Leggi il resto »
studi condotti in Cina e in Giappone …evviva la globalizzazione! l’importante è andare lontano a cercare le informazioni quelle vicine sono troppo vicine!C’è un solo piccolo problema, con i vaccini che contengono nanoparticelle: possono essere mortali o, come minimo, causare danni irreparabili per la salute.http://www.altrogiornale.org/utilizzate-nano-particelle-in-vaccini-non-testati-per-linfluenza-h1n1/ PS be’ in realtà i giapponesi sono ancora un passo indietro: dicono che le nanoparticelle “distruggono” le cellule!” e ci sarebbe da rispondere “magari!” RISPOSTA Come al solito si scrive senza avere piena conoscenza della materia. Il problema cruciale è quello dell’INQUINAMENTO da nanoparticelle solide, inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili. Qualcosa di TOTALMENTE DIVERSO… Leggi il resto »
E il personale medico ?Dunque, se ho capito, più o meno con tendenza al “meno”, i discorsi scientifici suoi e di sua moglie (vedi mio post “Riassumendo”), la domanda che mi pongo è: ma i medici che cosa ne pesano di tutto ciò ?A me la cosa inquieta e non poco; aggiungiamo al tutto il fatto che mia moglie lavora in ospedale e le storie da film dell’orrore che mi racconta sono all’ordine del giorno ed ecco il senso del mio post. Quando poi le storie hanno come protagonisti i bambini avverto una sorta di contorsione allo stomaco… RISPOSTA Semplice:… Leggi il resto »
Cosa fare ?
Nell’ attesa (cavallo, campa) che il mondo prenda atto del problema nanopatologie e cominci a eliminarne le cause… e visto che non tutte le neoplasie evolvono in tumore letale, non ci resta che comprendere cosa provoca questa mancata evoluzione. Come aiutare il nostro corpo a vivere nel veleno senza ammalarsi, visto che è evidente che ad alcuni questo accade?
RISPOSTA
A Napoli vendono amuleti “collaudati singolarmente”. Se i signori medici non abbandoneranno la loro spocchia e non usciranno finalmente dai loro grotteschi salottini mantenuti da Big Pharma, non ci restano che i cornetti e i ferri di cavallo.
La balena incenerita
Che ci dobbiamo fare con la carcassa di una balena spiaggiata? Lasciare che il mare la ricicli come da millenni fa con tutte le sue creature o spendere 15.000 euro per incenerirla?
La risposta mi sembra ovvia!
http://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2015/01/16/news/funerale-pulp-per-la-balena-fatta-a-pezzi-sulla-spiaggia-di-lido-1.10678611?ref=fbfti
RISPOSTA
Chissà se qualcuno ha controllato che cosa c’è nel fumo.