In Francia, dove i dati statistici dicono che le chiese sono sempre meno frequentate dai francesi, e dove si ricorda la profonda ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche nella politica, con le perfide figure di Richelieu e Mazzarino, e nonostante la rivoluzione francese si fosse espressa chiaramente distruggendo luoghi di culto e abbazie, ebbene nella laica Francia i luoghi di culto sono di proprietà dello Stato che se ne accolla la manutenzione, e parroci e fedeli ne hanno libero uso. La questione viene fuori perché un monsignore, Claude Dagens, lamenta che molte chiese minori crollano o vengono demolite perché pericolanti, perché mancano i fondi per restaurarle tutte, e come al solito batte cassa presso l’autorità statale.
La meraviglia è che nemmeno nella laicissima Francia vi sia una legge di ordinario buon senso e di chiara distinzione di diritti e doveri, dove la Costituzione dice che non si possono finanziare organizzazioni religiose, e invece indirettamente ci si fa carico di ingenti spese di manutenzione dei luoghi di culto. Ci piacerebbe vedere, in Francia, ma anche in Italia, una assunzione diretta di responsabilità finanziaria e fondiaria di tutti i luoghi di culto da parte dell’autorità ecclesiastica, cosa che ci farebbe toccare con mano il consenso reale alla religione, che deve vivere esclusivamente della generosità dei suoi fedeli. Ciò che allontana la gente dalla politica, dalla partecipazione, ciò che crea profonda sfiducia nelle istituzioni, è che insigni costituzionalisti, costituenti, senatori, parlamentari, pur definendo lo stato “LAICO”, riescono con artifici, che poi sono autentici imbrogli, a finanziare le religioni con le tasse dei cittadini, religioni che fanno politica, e si ricordano di chi le ha favorite, inquinando il regolare gioco democratico. L’attualità italiana lo dimostra. Anche se ci sono venti partiti in Parlamento, non ce n’è uno che chieda leggi di ordinaria salute pubblica e buon senso come quelle richieste da Grillo e la reazione della CASTA è indispettita e velenosa anche perché si parla di cose comprensibili per tutti e lo si fa col metodo della mobilitazione di massa e di piazza. Destra e sinistra sono unite nella tesi dell’”ANTIPOLITICA” perché sanno benissimo che verrebbero presto spazzate via da un movimento organizzato che si muove con campagne, obiettivi chiari, proposte. Immaginate solo quale sconquasso provocherebbe una iniziativa sulla RAI, pascolo riservato dove tutti i partiti si azzannano per spartirselo, e che è il principale sostegno della CASTA, dicendo alcune semplici cose:
-la RAI è di proprietà dei cittadini in quanto è stata costruita e finanziata con le tasse
-deve svolgere il ruolo di “SERVIZIO PUBBLICO”, e il canone dei cittadini serve a finanziare questa attività
-visto che è stata abusivamente occupata dai partiti e invece di pubblico servizio fa concorrenza e scimmiotta le TV commerciali, ogni 5 anni, in concomitanza con le elezioni politiche, i cittadini votano per nominare il direttore generale (io voterei Grillo), con il potere di nominare il consiglio di amministrazione. Naturalmente dopo due mandati non si è più eleggibili.
La cosa più divertente sarebbe seguire i nitriti della CASTA morente che ci spiegano che la partecipazione democratica dei cittadini a decidere su una cosa di loro proprietà è antipolitica, infantile, velleitaria, qualunquista, populista, demagogica.