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La facile profezia su COP21

Oggi è venuto a trovarmi in laboratorio un vecchio amico ingegnere che non vedevo da tempo. Chiacchierando in attesa che arrivasse il secondo ospite, l’amico mi disse che continua a leggere notizie partorite da istituzioni sia nazionali sia a livello planetario che altro non sono se non la riproduzione papale papale di ciò che io dicevo magari una quindicina di anni fa, naturalmente senza che nessuno mi desse ascolto. Anzi: tutt’altro.

Lasciando da parte la mia autostima, ammetto che sono meno bravo di quanto qualunque persona onesta direbbe. Ciò che io faccio è molto semplice: dico quello che vedo, magari attraverso un microscopio elettronico, e che filtro attraverso la scienza consolidata accessibile a chiunque. Questo atteggiamento mi vale tradizionalmente antipatie, insulti e prepotenze sia da parte di “chi conta” sia da parte di chi vorrebbe contare sia da parte di non pochi poveracci che di tante, sicuramente troppe, situazioni truffaldine sono vittime e complici ad un tempo.

Così faccio il profeta: per quanto mi riguarda, la cosa più facile del mondo.

A questo proposito, restando all’attualità, i “grandi”(!) del Pianeta hanno festeggiato la Giornata della Terra (come il papà, la mamma, la donna, gl’innamorati e chissà quante altre categorie anche la Terra ha la sua inutile giornata) firmando a New York un accordo messo insieme tempo fa a Parigi e conosciuto come COP21. Il tutto consiste nell’impegnarsi a limitare il surriscaldamento del Pianeta, un fenomeno che loro stessi e i loro sottopancia giù fino ai funzionari che hanno un grado pari al due di bastoni hanno provocato. Insomma, si sono detti: “Mettiamoci una pezza.”

Ma quella cosa l’avevano già detta in tante altre occasioni e in tutte l’impegno era invariabilmente finito in un “vai avanti tu, ché a me viene da ridere.” Insomma, tutti aspettano che, dopo aver spremuto la Terra fino all’ultima goccia, per usare un’espressione comprensibile a tutti, a farsi il mazzo siano gli altri. Così la facile profezia è che finirà tutto in niente come è sempre stato, e ogni “grande” continuerà imperterrito a fare quelli che, con l’ingenuità dell’idiota e dell’ignorante, crede siano i suoi interessi o, nella meno ridicola, ma pur sempre tale, delle ipotesi, sia l’interesse della nazione che rappresentano.

Non ho nessuna intenzione di elencare i guai che arriveranno senza possibilità di dubbio con l’aumento della temperatura, con l’anidride carbonica prodotta ad una velocità insostenibile, con la distruzione sistematica degli agenti naturali che contrastano quel gas, dagli alberi ai foraminiferi, esserini sconosciuti ai più ma fondamentali per la nostra sopravvivenza, e con l’introduzione nell’ambiente di polveri sempre più fini e complesse. Lo facessi, riempirei qualche pagina che resterebbe priva di frequentazione. Uffa, che noia!

Mi limiterò a fare da spettatore a quello che accade in casa nostra. A New York, a porre l’augusta firma, sono andati niente popò di meno che Matteo Renzi e Gian Luca Galletti, due personaggi che di ambiente sanno appena meno di nulla e che noi abbiamo almeno la scusante di non avere mai eletto. Inutile sottolineare gli assolo di trombone del nostro Matteo: il canovaccio resta invariato, se non altro perché quello altro non sa fare. Indipendentemente da ciò, vorrei sottolineare che, per far sì che la Terra festeggiata non si scaldi troppo, è indispensabile smettere d’inquinarla. Elementare. Non mi pare che la maniera migliore sia quella di continuare a costruire inceneritori di rifiuti come sta per avvenire sinistramente proprio a casa di Renzi. Né mi pare particolarmente indicato continuare a concedere permessi di far sorgere dovunque i grotteschi funghetti delle centrali chiamate comicamente “a biomasse”. Trastullarsi, poi, con i filtri antiparticolato obbligatori invece di essere vietati è pure qualcosa che, se Renzi e Galletti avessero un minimo di cultura a proposito di quella firma, troverebbero delirante. Naturalmente potrei continuare e potrei compilare un elenco chilometrico a dimostrazione dell’incompetenza e della malafede di chi ha apposto la firma. Insomma, impegnarsi per qualcosa e fare l’esatto contrario è una presa per i fondelli, qualunque cosa ci sia dietro l’atteggiamento.

E, allora, che fare, almeno per ciò che ci riguarda?

Le possibilità sono tante e tutte sinergiche. In primis, ognuno, senza possibilità di eccezione, si dovrà fare una cultura seria e dovrà comportarsi di conseguenza. Un mosaico non potrà mai essere bello e compiuto se ci sono tessere mancanti o inadatte per forma, per dimensione e per colore. Poi bisogna riprendersi le chiavi di casa e pretendere, com’è diritto riconosciuto, il rispetto della Costituzione, il che comporta la cacciata (le pedate sono opzionali) i personaggi che usurpano la poltrona su cui siedono. Da ultimo, è indispensabile che chi viene istituzionalmente investito (a pagamento, sia chiaro) dell’incarico di occuparsi di ambiente e di salute sappia fare il mestiere e lo faccia. La Magistratura poterebbe cominciare a dare una mano.