In risposta alle sue osservazioni, di seguito riportate tra virgolettato, riteniamo a nostra volta opportuno precisare alcuni fatti.
Il documento del 7 settembre 2006 parla effettivamente di dati recenti, trascrivo testualmente: ”La principale contaminazione in falda è costituita dal cromo esavalente in concentrazioni rilevate in occasione delle più recenti campagne di monitoraggio della falda fra 10 e 50 μg/l, con un picco di 282 μ/l nel pozzo P4”.>>
Il dato di 282 microgrammi/litro è stato registrato in falda il
15 luglio 2002, pertanto non era un dato recente a settembre del 2006. La frase da lei riportata in effetti induce in errore essendo il dato 282 microgrammi/litro scritto dopo la virgola, troppo vicino all’aggettivo “recenti”, che invece si riferisce ai dati 10 e 50. Ovviamente l’intera sequenza dei dati è contenuta nei documenti a cui i vari atti si riferiscono, documenti anch’essi messi a disposizione insieme al documento da Lei citato.
Si ribadisce comunque che 282 microgrammi/litro non è un dato recente, bensì un dato di picco relativo al pozzo posto immediatamente a valle idrogeologica di quella che è stata individuata quale sorgente primaria di contaminazione della falda.
La fig. 1 – Immagine della Dora scattata dal Dott. Roberto Topino, mi cita quale autore della fotografia. NON E’ VERO, non ho mai scattato fotografie di liquido verde nella Dora.
Le mie fotografie, già consegnate alla Procura della Repubblica, evidenziano un liquido di colore giallo ambrato (tipico del cromo esavalente) che si versa nella Dora.>>
Siamo stati indotti all’errore, e ce ne scusiamo, dai seguenti articoli:
§ http://www.sanpablog.it/?p=669 del 12 settembre 2008 “Tutti quelli che hanno seguito il caso del cromo esavalente finito nella Dora Riparia a Torino sanno che ho fotografato e filmato un liquido di colore giallo ambrato che defluiva nel fiume”;
§ http://www.sanpablog.it/?p=673 dal titolo “Il colore del cromo esavalente” del 13 settembre nella parte che cita: “Tutto chiarito soltanto secondo l’ARPA, perché le mie fotografie e i miei filmati dimostrano la presenza, negli scarichi che si riversano nella Dora, di un liquido di colore giallo ambrato”;
Fra i filmati pubblicati sui vari blog compare un filmato costituito da immagini, fra le quali una foto che riproduce un liquido verde, desumibile da you tube “Cromo esavalente nella Dora a Torino – Le prove” http://it.youtube.com/watch?v=-RGlxCSDS6c allegato al blog di Beppe Grillo, articolo del 18 agosto 2008 “La Dora al Cromo esavalente”.
Per quanto attiene la tonalità degli scarichi, i filmati di youtube sono stati pubblicati a partire dalla fine di maggio 2008, e sono sempre stati commentati essere connotati da tonalità di colore che mai hanno menzionato il colore ambrato, fino al 12 settembre.
§ 28 maggio 2008 http://ilbenecomune.blogspot.com/2008/05/cromo-esavalente-nella-dora-torino-le.html “Cromo esavalente nella Dora – Le prove”: “C’è anche chi come Roberto Topino, specialista in Medicina del Lavoro, ha documentato la fuoruscita di un liquido verdognolo dagli scarichi che buttano in Dora”;
§ 30 maggio 2008 http://www.sanpablog.it/?p=597 “Veleni nella Dora”: P.S. notate il liquido di colore giallo cromo, che viene versato direttamente nel fiume.
§ 18 agosto 2008 www.beppegrillo.it “La Dora al cromo esavalente”. Il colore della Dora è indicato come “filmati della Dora verdeoro”, “colore giallognolo di Sergio Chiamparino”;
§ 30 agosto 2008 http://salutetezze.splinder.com/post/18221254 “Si può morire a norma di legge” sono citati in sequenza: liquido verde brillante; colore verdastro; caratteristico colore giallo del cromo esavalente;
§ 12 settembre 2008 www.beppegrillo.it “Di cromo si muore” (ndr: la pubblicazione è del 12 settembre, ma il filmato è precedente a tale data): scarico d’acqua che conteneva un liquido verde brillante tendente al giallo; liquido di colore giallo come questa maglia che è il tipico colore del cromo esavalente;
In effetti dopo la conferenza stampa dell’ARPA (11 settembre 2008) dove si mostrano le ampolle contenenti varie concentrazioni di cromo esavalente e l’ampolla contenente la fluoresceina, la tonalità verde viene definitivamente esclusa e sostituita dalla tonalità legata all’ambra:
§ 12 settembre 2008 http://www.sanpablog.it/?p=669 Tutti quelli che hanno seguito il caso del cromo esavalente finito nella Dora Riparia a Torino sanno che ho fotografato e filmato un liquido di colore giallo ambrato che defluiva nel fiume. L’Arpa di Torino ha indetto una conferenza stampa per spiegare ai giornalisti che quel liquido non era cromo esavalente, perché tale composto cancerogeno, in concentrazione elevatissima (5 grammi/litro), assume un colore ambrato e non VERDE FLUORESCENTE;
§ 13 settembre 2008 http://www.sanpablog.it/?p=673 “Il colore del cromo esavalente” liquido di colore giallo ambrato, lo stesso colore dell’ampolla contenente cromo esavalente in concentrazione molto elevata, presentata durante la conferenza.
Contesto la frase: “l’inquinamento da cromo esavalente della falda acquifera, oltre che essere attualmente di entità limitata, non comporta alcun possibile rischio per i fruitori delle aree sovrastanti, come per eventuali locali interrati, in quanto trattandosi di metalli non è possibile alcuna trasmissione tramite vapori o esalazioni”.
Il cromo esavalente può essere inalato, irrita le mucose delle vie respiratorie e può causare il tumore del polmone.
L’ISPESL precisa che l’apparato respiratorio rappresenta il principale bersaglio dell’azione tossica e cancerogena del Cr(VI); l’esposizione professionale, acuta e cronica, avviene soprattutto per assorbimento mediante inalazione. È stato inoltre dimostrato che l’esposizione a Cr(VI) è una delle possibili cause di tumore al polmone.>>
Gli effetti tossicologici riportati non sono in discussione, lo sono invece i percorsi di migrazione del cromo esavalente dalla falda all’aria atmosferica, e quindi anche le vie di esposizione alla contaminazione, ossia l’inalazione di cromo esavalente in falda da parte del bersaglio essere vivente.
Il cromo esavalente può essere inalato quando tale composto sia già presente in atmosfera a causa per esempio delle emissioni di inceneritori (il cromo esavalente in tal caso non è presente in forma gassosa, ma in quanto adeso alla superficie delle micropolveri), oppure in luoghi di lavoro ove le emissioni sono legate a lavorazioni con acido cromico.
Il cromo esavalente disciolto nell’acqua non può evaporare, perciò la contaminazione di fiumi o acque sotterranee può essere pericolosa solo per ingestione di tali acque.
A tale proposito si ritiene di essere nella ragione nel segnalare che il suo articolo “Veleni nella Dora” http://www.sanpablog.it/?p=597 che ha procurato diffuso allarmismo, non sia fondato su considerazioni sufficientemente approfondite, considerato tra l’altro che la Dora non presenta tracce di cromo esavalente.
Si coglie l’occasione per riferire in merito al seguente suo scritto:
<<“Spett.le Direzione del Primo Liceo Artistico
Via Carcano 31 – 10153 Torino
Ho appreso dal telegiornale regionale che alcuni allievi dell’Istituto hanno accusato un malore durante la lezione di educazione fisica.
I sintomi descritti (bruciore alla gola e irritazione degli occhi) sono caratteristici dell’esposizione a cromo esavalente (noto irritante e cancerogeno) che è stato versato in quantità impressionante nella Dora, la quale scorre vicino al Liceo.
L’ipotesi che i sintomi lamentati siano da attribuirsi a veleni versati nella Dora è suggestiva e non peregrina.
A disposizione per eventuali chiarimenti, mi è gradita l’occasione per porgere cordiali saluti.
Dott. Roberto Topino
Specialista in Medicina del Lavoro>>
Tra le possibili cause di tali malori si ipotizza un intervento di pulizia delle piscine vicine con ione ipoclorito, che può dare gli effetti da lei descritti, mentre la semplice visione della morfologia dei luoghi porta a ipotizzare che in caso di “esalazioni” provenienti dalla Dora i malesseri si sarebbero dovuti avvertire in primis nei numerosi ambienti di vita e lavorativi presenti sul Lungo Dora piuttosto che nella scuola in questione più distante dal fiume. Quanto sopra anche alla luce della notevole distanza della scuola dal punto dei presunti scarichi.
In merito alle “quantità impressionanti” di cromo esavalente versate nella Dora si rileva che:
I dati relativi agli scarichi idrici provenienti da stabilimenti industriali di cui agli studi citati dai recenti articoli, sono desunti dalla Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nel 2006 dalla Provincia di Torino. Tali dati tuttavia, stimati in via cautelativa, vanno rapportati al volume d’acqua che la Dora veicola (portata media a Torino 26 mc/s), per avere una stima dell’incidenza sulla qualità delle acque del fiume. Una stima grossolana porta a ipotizzare una concentrazione media di cromo in Dora dovuta a tali scarichi sicuramente inferiore al microgrammo/litro. Inoltre si rileva che a fronte di limiti allo scarico autorizzati pari a 2000 microgrammi/litro per il cromo totale e 200 microgrammi/litro per il cromo IV, i controlli effettuati dall’ARPA sugli scarichi in oggetto nel corso degli anni hanno rilevato valori massimi di 50 microgrammi/litro per il cromo totale e 20 microgrami/litro per il cromo esavalente.
L’Arpa Piemonte, in data 11 settembre 2008, ha precisato che: “L'area è stata messa in sicurezza, sono stati eliminati i fanghi contaminati (ndr: anche se la domanda su dove siano finiti è rimasta senza risposta), è stato fatto un pompaggio e un trattamento delle acque, tanto che ora negli stessi punti di prelievo del 2002, la concentrazione di Cromo esavalente va dai 0,5 ai 30 microgrammi/litro (ndr: tenendo presente che il limite per il cromo esavalente nell’acqua di falda è di 5 microgrammi/litro). L'area non è ancora bonificata e i dati si riferiscono alla prima fase di messa in sicurezza”.
La relazione tecnica in oggetto precisa che: “L’intervenuto obbligo del D.Lgs 4/2008 di rispettare i limiti tabellari per le acque di falda al confine del sito è ancora al vaglio degli Enti” e che “La misura massima più recente (febbraio 2008) è stata pari a 22 microgrammi al litro”, cioè oltre quattro volte il limite tabellare previsto per il cromo esavalente.>>
I fanghi contaminati sono stati trasportati e smaltiti presso impianto autorizzato nei giorni dal 9 al 30 settembre 2003.
Siamo bene a conoscenza che il limite consentito nelle falde acquifere sia 5 microgrammi/litro. Tale limite è raggiunto a poche centinaia di metri dal sito, tuttavia si richiederà comunque di spingere la bonifica della falda al rispetto dei limiti al confine dell’area, verificando la fattibilità di interventi mirati. Certamente riteniamo un inutile spreco di risorse continuare a pompare acqua della falda, scaricabile poi direttamente in Dora senza trattamento poiché ampiamente entro i limiti allo scarico e con risultati finali sulla falda pressoché nulli.
Certamente Lei vorrà continuare a insistere sul fatto che le concentrazioni in falda rimangono superiori ai limiti, cosa mai negata dalle Amministrazioni.
La spiegazione di tale permanenza di superamento dei limiti normativi tuttavia non è legata all’immobilità delle istituzioni, alla volontà di non far spendere soldi ai proprietari dell’area perché qualche amministratore ci guadagna, come si vuol far intendere sui vari siti.
La situazione è invece legata ad una oggettiva situazione fisica: purtroppo l’azione di spargere una scatola di spilli per terra ha effetto immediato, mentre raccoglierli fino a ripristinare la condizione iniziale richiede tempo, e molto più sforzo dell’azione di svuotare tale contenitore.
Nel caso dell’area Vitali l’inquinamento è avvenuto il secolo scorso, quando non esistevano normative che impedissero tale pratica.
Con l’entrata in vigore delle prime norme a tema ambientale in Italia (la prima è la “legge Merli” del 1976 che regolamentava la qualità degli scarichi industriali nelle acque superficiali) ci si è resi conto, oltre che dell’esistenza dell’argomento “ambiente”, soprattutto dell’importanza fondamentale della “prevenzione”, visto il costo e la generale impossibilità di portare una situazione compromessa al suo stato originario.
Tant’è vero che la normativa ha tenuto conto di tale “impossibilità”, inserendo la deroga ai limiti tabellari con l’art. 5 del D.M. 471/99, come già spiegato anche nel documento al quale lei fa riferimento. Tale deroga deve essere supportata dalla dimostrazione che il permanere di contaminazione residua non costituisca rischio per la salute dell’ambiente e della popolazione. Tale possibilità è contemplata anche dal vigente D.Lgs 152/2006, previo parere dell’Ente preposto alla qualità della risorsa idrica.
Infine si vuole motivare il tono talvolta polemico di questo ennesimo chiarimento: le precedenti comunicazioni di questi uffici sono sempre state connotate da toni neutri e dati certi, che tuttavia continuano evidentemente ad essere oggetto di attacchi fondati su conoscenze parziali ed estrapolate dai contesti. Il diritto di critica è sacrosanto. Altrettanto doveroso, credo, è verificare le proprie ipotesi prima di lanciare allarmi.
cordiali saluti.
Il Dirigente del Settore Ambiente
e Territorio
ing. Federico Saporiti