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La doppia morale della casta che, tuttavia, manteniamo

di Maria Petronio

Nell’era della globalizzazione, nell’era del web, dei social network e dei blog, l’informazione non conosce confini, si parla e si scrive di tutto e di tutti, ma nonostante questa capillarizzazione della notizia in realtà ci sono argomenti, di cui non abbiamo piena consapevolezza,  che restano impenetrabili, oscuri e lontani.

La verità scomoda alla “casta” resta tassativamente proibita all’ignaro popolo bue.

Sulla conoscenza

 reale dei dati epidemiologici mi ci arrabatto da dieci anni e nonostante una  serie di interrogazioni comunali, provinciali e regionali, non se ne viene a capo, perché sulle reali condizioni di salute della popolazione reggiana grava una coltre di nebbia che pare impossibile dissipare.

Da quando la politica cammina a braccetto con le nomine all’interno delle Ausl e promuove i suoi signorsì all’interno dei consigli d’amministrazione delle multiutility e delle società che sono in lizza per accaparrare gli appalti pubblici più succulenti per la gestione del territorio : come chi gestirà l’acqua pubblica, chi costruirà  ospedali,  strade, scuole ed aeroporti, chi potrà speculare dal recupero di rifiuti pericolosi, chi e come potrà rubare sabbia per milioni di euro dagli alvei dei nostri fiumi, chi e come anche in magistratura avrà il compito di chiudere un occhio,  la verità è un optional.

La posta in gioco è troppo alta perché la verità possa trionfare contraddicendo le speculazioni della politica, la situazione epidemiologica è infatti sempre più diretta conseguenza della cattiva gestione politica  del territorio.

Quali segreti e quali retroscena imbastiscono ogni dichiarazione stampa dei responsabili dell’Ausl reggiana? Abbiamo assistito a dichiarazioni pubbliche sconcertanti, quanto meno incoerenti; e se non si trattasse di numeri che rappresentano singole tragedie umane, verrebbe voglia di ridere di tanta svagata “nonchalance”.

Il diritto alla salute è stato incluso nella Costituzione per noi cittadini o per gli interessi della casta?

Appropriarsi  dei dati epidemiologici è simile ad un furto, perché i dati epidemiologici appartengono a tutti noi, la sanità è pubblica, pagata da noi, ed è come se dopo averci fatto votare ci dessero i risultati delle elezioni con il contagocce, in modo da non capire mai in quale comune un partito ha preso più voti di un altro.

Mistero fondo: il nostro diritto alla salute finisce in sordina, dal momento in cui subentrano con prepotenza gli interessi della casta.

Pare invece che ci si impegni sistematicamente per neutralizzare la verità, ignorando la questione morale che consiste nel rispetto della vita: dunque ci si ammala, si muore o si sopravvive, si nasce sani o malformati, ma alla fine il sistema trasforma il dolore in una cifra, un numero passibile di trasformazioni, integrazioni, modifiche e trasposizioni secondo un copione che pare già scritto a priori.

Hitler trasformava gli esseri umani in numeri. Quando l’Ausl omette i numeri è come se calpestasse cruentamente i nostri corpi, e lo fa senza pudore e senza vergogna.
Del nostro lutto delle nostre tragedie non importa a nessuno, se non a chi riceverà denaro per ampliare i padiglioni oncologici e per comprare i nuovi macchinari di diagnostica.

Certo è fastidioso che qualcuno voglia ricordare  il bambino morto a Toano di leucemia nel 2004  quando il sistema Ausl  ha appena detto che non ci sono numeri  riguardo Toano ; è fastidioso che qualcuno chieda come mai sono spariti tutti i casi di morte per mesotelioma dall’ultima pubblicazione del Registro Tumori di Reggio Emilia e come mai la stessa dr.ssa Mangone del RT dica all’Informazione che non ci sono stati casi di morte per mesotelioma ad oggi, quando c’è in corso un maxi processo a Torino per le morti tra chi ha lavorato per una multinazionale dell’eternit, con cinquanta testimoni reggiani, per poi vedere l’Ausl specificare, di risposta ad una interrogazione provinciale, citando, badate bene, non i casi di morte, ma i casi di incidenza, che dal 1993 al 2009 sono in totale 203.  (Per la cronaca dal 1996-al 2003 i casi di morte per mesotelioma citati in una precedente pubblicazione del RT erano 83).

Quando il sistema Ausl  dice sull’Informazione di Reggio che non si conosce il numero dei bambini morti per leucemia e non se ne riesce a calcolare l’incidenza perché si dovrebbe avere idea della popolazione residente, dobbiamo crederci?

Oppure, come mi ha fatto notare la dr.ssa Patrizia Gentilini dei Medici per l’Ambiente: è particolarmente ridicolo che una dottoressa responsabile del Registro Tumori affermi di non conoscere i dati demografici risalenti agli ultimi otto anni, quando in ogni comune d’Italia sono facilmente reperibili. Se non si conoscono i dati di popolazione, indispensabili per calcolare i tassi, cosa ci stanno a fare i Registri? E allora cosa paghiamo a fare certa gente ?

Altra storia a parte sono i casi di malformazione neonatale citati nelle tabelle del sito IMER che si distinguono per: 1) casi tra residenti, 2) per casi per provincia alla nascita e che comprendono quindi anche le madri provenienti da altre regioni o dall’estero; 3) casi che riguardano solo i nati 4) casi che riguardano complessivamente i nati e gli interrotti.
In risposta all’interrogazione provinciale mossa dal cons. Ferrigno  PRC l’Ausl risponde che:
“per quanto riguarda le malformazioni congenite facciamo riferimento al registro IMER  già citato. Nel periodo 2001-2007 appaiono registrati 302 neonati malformati residenti a Reggio Emilia, con una media di circa 43 bambini all’anno( per confronto nel periodo considerato: 168 a Piacenza, 429 a Parma, 620 a Modena, 831 a Bologna, 292 a Ferrara, 51 a Ravenna, 163 a Forlì, 77 a Rimini) Le malformazioni registrate sono quelle diagnosticate nella prima settimana di vita notificate dal Registro.”

E’ evidente che sono stati confusi i casi tra residenti e i casi per provincia alla nascita, perché nella tabella IMER  di ricerca per i nati esclusi gli interrotti dal 2001-2007  nella riga i casi alla nascita sono 302, mentre nella colonna provincia di residenza i casi sono 348.
 
Appare strano poi che nello stesso arco temporale nella tabella IMER i casi dal 2001 al 2007 siano identici numericamente a quelli relativi al 2001-2006.
 
Altro punto dolente è come mai non sono stati citati tutti i casi di malformazione, ossia comprensivi dei casi interrotti, perché mai queste gravidanze tragicamente interrotte non dovrebbero fare testo per comprendere invece eventuali corrispondenze  con lo stato di inquinamento ambientale o l’esposizione professionale dei genitori a composti chimici pericolosi?  Non è significativo che i casi aumentino proprio là dove vengono stoccate e trattate più quantità di rifiuti speciali e pericolosi? Cito i rifiuti speciali perché spesso quelli pericolosi sono declassati a speciali. Guardate a Bologna e Modena per esempio.

E ancora, come mai nella copia cartacea del Registro Tumori 1996-2003 l’incidenza delle patologie tumorali, leucemie e linfomi nei soggetti da 0-14 anni in questo arco di tempo è di 28 casi, invece nella tabella Ausl di risposta all’interrogazione provinciale si legge che nello stesso arco di tempo i tumori infantili di cui leucemie sono pari a casi 81? Dove li avevano nascosti gli altri cinquanta bambini quando si discuteva della pericolosità della  discarica di Novellara e della discarica di Poiatica, delle diossine fuoriuscite dal guasto dell’inceneritore di Reggio nel 2001 per le migliaia di tonnellate di  farine e carcasse bovine infette da BSE bruciate a gogò?!!!

L’Ausl risponde all’interrogazione provinciale specificando che tutte le altre discrepanze tra i dati presentati nelle diverse pubblicazioni del Registro Tumori sono aggiornamenti dovuti all’adeguamento costante dei dati alle norme modificate costantemente dall’Associazione Internazionale dei Registri sul Cancro IACR, conseguenti alla codifica dell’OMS  del Sistema Internazionale delle malattie e cause di morte. I dati quindi presentati oggi, domani possono essere reinterpretati e suddivisi secondo nuove classificazioni, però l’AIRTUM  ha qualificato i dati del Registro Tumori di Reggio Emilia come dati di ottima qualità!

A questo punto perché farsi ancora sedare dalle confortevoli affermazioni di quei medici che, invitati più volte a illustrare la situazione epidemiologica, si fanno complici di quegli amministratori locali che spingono sulla tesi dell’innocuità degli inceneritori, dicendo che “ i dati sono in linea con quelli regionali e perfettamente corrispondenti a quelli nazionali”; dimenticando sempre di dire che l’Italia è la nazione in Europa con il tasso più alto di bambini con malattie tumorali? In Europa il tasso di incremento dei linfomi infantili è dello 0,9 mentre in Italia è invece del 4,6 annuo, addirittura nei primi due anni di vita i nostri bambini hanno un incremento 8 volte superiore a quello atteso, e quindi bisogna riflettere sull’esposizione genitoriale ai numerosi fattori ambientali cancerogeni e pro-cancerogeni.

Sfatiamo la convinzione che i dati forniti dall’Ausl siano verbo divino, e che in base a questa convinzione si possa dormire sonni tranquilli, pensando che tutto sia sotto controllo. L’unica cosa che è sotto il loro controllo è il nostro portafogli ed il nostro voto in cabina elettorale!

La patologia del potere è difficilmente diagnosticabile, perché il comune cittadino purtroppo vive ormai con rassegnazione ogni espressione della casta, abdicando persino al diritto alla salute, come se questo fosse doverosamente a discrezione dei nostri amministratori pubblici.

L’assenza di qualsiasi forma di disapprovazione nei confronti della casta ci ha trasformato in cavie, in numeri che vanno e vengono, che non incidono sulle coscienze e sul senso di responsabilità di chi ci amministra.

La doppia morale della classe dirigente sfugge ai poveri cristi in chemioterapia, e come scrive in uno bellissimo saggio Saverio Lodato: “ chi detiene il potere possiede anche gli strumenti attraverso cui formulare le definizioni di giusto ed ingiusto, stabilendo i confini tra il lecito e l’illecito”.

Quando la verità sul reale stato di inquinamento del territorio non è data sapere i nostri amministratori pubblici continueranno a far ampliare gli stabilimenti chimici, facendo interrare serbatoi ripieni di veleni mortali a due passi dalle nostre case, continueranno a promuovere nuovi inceneritori sul territorio o triplicarne la portata dei rifiuti da bruciare, continueranno a permettere ai produttori di calcestruzzi e conglomerati di stoccare e miscelare senza grandi controlli montagne di ceneri e scorie industriali pericolose, perchè vengano utilizzate in ogni cantiere – vedi la telenovelas della Calcestruzzi Spa – e continueranno a fingere di non sapere che i fanghi reflui industriali, declassati ad arte da laboratori chimici compiacenti,  sono impiegati come ammendanti agricoli in tutta la regione.

 

Maria Petronio

 

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