Quando vado all’estero non voglio sapere niente dell’Italia. Per qualche giorno voglio estraniarmi dall’ignobile Luna Park in cui un destino rio e baro mi ha ficcato. Lo so: al ritorno c’è la grandinata di orrori arretrati, ma, almeno, per un po’ fingo di essere normale.
Stavolta sono stato in Cina, un paese che è davvero lontanissimo sotto molti punti di vista, e un paese dove le notizie dall’Italia non arrivano. Per fortuna.
Perché sono stato in Cina? Semplicemente perché laggiù il quoziente intellettivo dei decisori è diverso da quanto usa qui. Molto diverso.
Criticabili finché si vuole, questi signori hanno le idee chiare e, nel caso specifico, l’idea è quella di mitigare l’inquinamento che avvolge il loro paese. Il perché è banalmente spiegabile: costa troppo. Se si fanno davvero i conti senza tenere in considerazione coloro che vivono dei tumori altrui, coloro che s’ingrassano con i rifiuti, coloro che intascano bustarelle, bustarelle che a volte sono sorprendentemente miserabili, per prendersi gioco della scienza e dei fatti più palesemente ovvi, ecco l’evidenza: l’inquinamento è qualcosa che nessuno può permettersi perché costa troppo.
Stranamente se si considerano gli usi e costumi nostrani, in Cina si accorgono che io esisto e che, addirittura, potrei dare una mano.
Al ritorno, l’inevitabile: Berlusconi dà di matto, Grillo è coerente con se stesso e continua a rendersi ridicolo, la signora Federica Salsi, indiscutibilmente condannabile per essere grillina e per nascondere verità che conosce a menadito è minacciata un po’ di tutto dai suoi compagnucci, la borsa crolla, lo spread schizza in su, il governo (?) svanisce, Di Pietro si atteggia ad onesto…
Fatemi tornare in Cina!