Una recente sentenza della Corte Europea condanna l'Italia per una delle tante piccole furbate tese a fare considerare gli inceneritori come impianti per la produzione energetica.
Questo è il link alla sentenza
http://curia.europa.eu/jurisp/cgi-bin/form.pl?lang=it&newform=newform&alljur=alljur&jurcdj=jurcdj&jurtpi=jurtpi&jurtfp=jurtfp&alldocrec=alldocrec&docj=docj&docor=docor&docop=docop&docav=docav&docsom=docsom&docinf=docinf&alldocnorec=alldocnorec&docnoj=docnoj&docnoor=docnoor&typeord=ALL&docnodecision=docnodecision&allcommjo=allcommjo&affint=affint&affclose=affclose&numaff=&ddatefs=22&mdatefs=12&ydatefs=2008&ddatefe=&mdatefe=&ydatefe=&nomusuel=Italia&domaine=ENVC&mots=&resmax=100&Submit=Avvia+la+ri
E questo è il commento di Monica Frassoni
Si tratta di un'altra sentenza attesa da tempo sul fronte che oppone l'Italia al diritto comunitario per quanto concerne la definizione di varie categori di rifiuti. Già l'anno scorso il nostro psaese era stato condannato per non aver fatto rientrare, nell'ambito della normativa nazionale, le terre da scavo tra i rifiuti.
La sentenza dello scorso 22 dicembre è importante e avrà conseguenze anche sulla gestione della crisi dei rifiuti, poiché anche il cosiddetto CDR di qualità non potrà più essere fatto passare come merce o prodotto e gli inceneritori che lo bruceranno, come quello previsto ad Acerra, non potranno spacciarsi per impianti di produzione di energia qualsiasi, bensì come inceneritori di rifiuti e, come tali, assoggettati alle normative di cui alla nuova direttiva quadro sui rifiuti.
Tullio Guazzotti