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io sono per i cip 7

I rifiuti campani sono andati in onda in tutti i telegiornali del mondo, con un danno d’immagine ed economico per il nostro paese, enorme. L’intera classe dirigente politica si è stretta compatta intorno a questa considerazione, che rischia però d’apparire un atto d’ingratitudine. Contemporaneamente all’emergenza rifiuti, infatti, nel nostro paese era condannata per bancarotta la moglie di un parlamentare, quella del ministro della giustizia raggiunta dal provvedimento degli arresti domiciliari, il presidente di una Regione condannato in un processo

per mafia e che il commissario straordinario all’emergenza rifiuti da oltre quattordici anni, altro non è che il presidente della Regione in emergenza, inoltre, fiumi d’intercettazioni telefoniche che forse non avranno rilevanza penale, ma senz’altro sono l’esempio clamoroso di mala politica. L’ingratitudine è nei confronti di quest’enorme regalo che l’informazione internazionale, superficiale ed approssimativa come quella nostrana, ha fatto alla nostra classe politica. I rifiuti fra cento giorni saranno rimossi dalle strade, magari stoccati nei posti sbagliati e gestiti nei modi impropri, ma sarà possibile, qualora ci fosse l’esigenza, dimostrare che la Campania è tornata alla normalità. Se in mondovisione, invece, fossero andate le altre notizie, il ritorno alla normalità, sarebbe stata impossibile da dimostrare; per questo ai nostri politici è andata di lusso. Un altro esempio di compattezza politica si è registrata per la predilezione all’incenerimento. Abituati come siamo, a vederli discutere su opposte posizioni, anche sul sesso degl’angeli, ci ha spiazzato trovarli unanimemente d’accordo su questo tema e con la complicità di chi dovrebbe fare informazione, è “passata” l’indispensabilità dei termovalorizzatori.  Così, i tanti David Copperfield che siedono in parlamento compiono, in una società come la nostra votata all’immagine, la più credibile delle illusioni: i rifiuti che non si vedono, non sono un problema, arrivando persino ad ignorare il principio della conservazione della massa, “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, che pure dovrebbe essere alla portata del livello di scolarizzazione dei nostri illusionisti. Lo smaltimento dei rifiuti, ci dicono, è un ciclo con un inizio ed una fine, però non si comprende perché iniziare dalla fine. Per gl’inceneritori, infatti, sono già individuati i siti, i fondi necessari e calcolate le capacità di smaltimento, mentre per la raccolta differenziata siamo ancora alle buone intenzioni. E’ come ostinarsi a costruire una casa iniziando dal tetto. Napoli, per restare in tema, non è mai stata una città modello di pulizia urbana, ma questo non ha mai preoccupato nessuno, quando invece i rifiuti sono apparsi per le strade in quantità, ecco scattare l’emergenza e l’interesse dei media, se l’evento è la quantità dei rifiuti, logica vuole che almeno una voce, fuori dal coro degl’illusionisti cominci da lì, proponendone la graduale riduzione. Quella vocina potrebbe ricordare che, stando ai dati ufficiali, i rifiuti aumentano ogni anno e tranne non si voglia trasformare l’intera nazione in un immenso inceneritore, occorre agire con raziocinio. Pensare, ad esempio, ai prodotti immessi sul mercato, il rifiuto non è altro che il loro fine ciclo e stabilire che siano eco compatibili, riutilizzabili e riciclabili, pena il divieto di commercializzazione. Adottare la raccolta differenziata spinta, non solo pensando in termini percentuali, ma qualitativi della frazione differenziata al fine di renderla immediatamente fruibile per un nuovo ciclo produttivo. Per dare un’accelerazione all’intero processo, la vocina potrebbe proporre persino i CIP7, un acronimo ancora da coniare, consistente in incentivi per quei produttori capaci d’accettare questa sfida d’eco sostenibilità.            Gl’imprenditori italiani, avidi di denaro pubblico come sono, farebbero la loro parte ed i rifiuti residuali sarebbero progressivamente sempre meno. Per fare il pieno di consenso elettorale, potrebbe affermare, che sulla sicurezza degl’impianti di termovalorizzazione la comunità scientifica è divisa e la politica non può esporre a rischio un bene importante come la salute pubblica, così oltre a quelle degl’imprenditori, conquisterebbe forse anche le nostre simpatie.Il ragionamento, pur avendo un fondo di logica ed un’attenta vocazione al consenso elettorale, non è stato adottato da nessun politico. Rimane da individuare la contropartita in grado di bilanciare una rinuncia così importante. I consorzi o le società miste pubblico – privato che solitamente gestiscono i termovalorizzatori, dove pubblico equivale a dire politico, ispirano un’ipotesi: che una parte dei contributi erogati a loro favore, i cosiddetti CIP 6, sono un altro dei tanti costi della politica nazionale.  Chissà……  Un cordiale saluto   Bruno Ghigi                                  

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