di Piero Mannironi
Stanziati trenta milioni di euro per risarcire le vittime del “metallo del disonore”
ROMA. In poco meno di due minuti, il ministro della Difesa Ignazio la Russa ha cancellato dieci anni di ambigue verità ufficiali, di fragili smentite e di verità negate. Nel corso della conferenza stampa di fine anno ha infatti detto: «Abbiamo approvato un provvedimento che prevede in tre anni lo stanziamento di 30 milioni di euro per risarcire le vittime dell’uranio impoverito e delle nano-particelle».
Che è come dire: i proiettili all’uranio impoverito e le nano-particelle, create da esplosioni che sviluppano altissime temperature, provocano gravi malattie e possono uccidere. Esattamente ciò che è stato negato con molte incertezze dal ministro Sergio Mattarella, con decisione dal ministro Antonio Martino e infine in modo problematico dal ministro Arturo Parisi. Incredibilmente, la sostanza politica delle dichiarazioni di La Russa sembra essere sfuggita a tutti: le uniche reazioni sono state infatti finora solo qualche rara e blanda polemica sulla consistenza della cifra stanziata per i risarcimenti. E’ come se gli effetti di questa “bomba politica” si fossero silenziosamente persi nel vuoto.
Ma c’è di più: il ministro della Difesa non ha parlato solo dei militari che si sono ammalati nelle missioni all’estero, ma ha esteso i benefici del provvedimento anche a quelli che hanno prestato servizio nei poligoni italiani. Si potrebbe perciò arrivare alla conclusione che qualcosa dagli effetti letali è accaduto anche all’interno delle strutture militari del nostro Paese. Impossibile, a questo punto, non pensare alla lunga catena di sofferenza e di morte che si è sviluppata all’interno e intorno al poligono interforze del Salto di Quirra. Le parole di La Russa sembra abbiano improvvisamente spazzato via quella nebbia densa che aveva in qualche modo occultato l’origine dei tumori, soprattutto del sistema emolinfatico, che da dieci anni uccidono cittadini in divisa.
Ma ecco cosa ha esattamente detto il ministro La Russa nell’incontro con i giornalisti a Palazzo Chigi: «Comincio da una cosa che, almeno apparentemente, è la più è piccola, ma alla quale io dò una grande importanza, un valore morale. Siamo riusciti a portare nel Consiglio dei ministri, e ad approvare, il regolamento sui termini e le modalità di riconoscimento delle cause di servizio per il personale impiegato nelle missioni all’estero, nei conflitti e nelle basi militari nazionali. In pratica, stiamo parlando delle vittime dell’uranio impoverito e delle nano-particelle». Con un gesto di grande aplomb istituzionale, La Russa ha poi ricordato di avere portato a compimento un percorso che era stato avviato nella precedente legislatura, grazie soprattutto alle spinte di Rifondazione Comunista.
Ha infatti detto davanti ai microfoni: «Ricordo, ed è giusto ricordarlo, che questo è un provvedimento del precedente governo, voluto da Rifondazione, ma con noi dell’opposizione favorevoli, che doveva essere tramutato, per diventare operativo, in regolamento entro marzo dello stesso anno. Il governo precedente non è riuscito a farlo e devo dire che qualche difficoltà l’abbiamo incontrata anche noi. Abbiamo dunque fatto le modifiche necessarie, assumendone poi la direzione come ministero della Difesa, intestandoci il provvedimento che prima non era intestato al nostro ministero e così nei prossimi tre anni avremo trenta milioni di euro che giustamente andranno a risarcire le vittime dell’uranio e delle nano-particelle».
Se il mondo della politica sembra non aver percepito l’incredibile e clamorosa inversione di tendenza dell’establishment militare, ne ha subito capito l’importanza Falco Accame. L’ex presidente della Commissione Difesa della Camera, oggi presidente dell’Anavafaf (Associazione nazionale di assistenza vittime delle Forze Armate) e da dieci anni in prima linea per fare chiarezza sull’impressionante escalation di malati nei ranghi delle forze armate, ha infatti preso carta e penna e ha scritto una lettera a La Russa.
«La ringrazio – scrive Accame al ministro della Difesa – anche a nome dei numerosi ammalati e parenti delle vittime dei militari deceduti in seguito alla contaminazione da uranio impoverito, per le sue ferme e chiare parole sui rischi da uranio impoverito e l’importanza dell’adozione di misure precauzionali. Auspico che l’elenco del personale da risarcire sia reso noto alla presidenza del Consiglio dei ministri, onde poter segnalare casi non noti al ministero della Difesa. Auspico poi che i risarcimenti non siano solo di natura monetaria, ma anche di tangibile solidarietà e assistenza per chi ha dovuto affrontare, ignaro, un pericolo invisibile e non previsto».
Accame così commenta la svolta impressa da La Russa: «E’ molto importante che il ministro abbia precisato che tra i casi da risarcire ci siano quelli che riguardano poligoni e depositi in Italia. Casi che finora sono stati del tutto trascurati a favore di quelli all’estero». Potrebbe essere l’inizio di una stagione di trasparenza dopo anni di dolore e di sospetti.
Accame ha voluto concludere con gli ultimi aggiornamenti di quello che ormai da anni è un terribile bollettino di guerra. Dice infatti: «Il 2008 si chiude con notizie di altri casi di gravi infortuni. E cioé due due carabinieri malati in Sardegna, nelle province di Sassari e Nuoro, un maresciallo di Marina ammalatosi di linfoma a Venezia e due militari veronesi ammalatisi dopo aver recuperato armi nel mare di Chioggia. C’è poi la morte di un maresciallo dell’Aeronautica militare Paolo Cariello di Taranto, in servizio a Gioia del Colle (Bari), morto due anni fa, ma di cui solo oggi si è appreso il decesso».
«Del tutto incerto – conclude Accame – resta il numero dei morti che oscilla tra 80 e 160, e dei malati che sarebbero tra i 300 e i 2.500».