“Al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti…” Chissà, forse qualcuno ricorda questo profetico verso della vecchia canzone I Giardini di Marzo del duo Mogol-Battisti. Profetica, e io mi preoccupo. Mi preoccupo per la signora
Miriam Bartolini che, da una vita tutto sommato senza grandi preoccupazioni economiche ora rischia davvero l’indigenza. La separazione dal marito l’ha costretta ad un lungo, sfibrante contenzioso legale che le ha fatto ottenere quelli che in termine tecnico si chiamano alimenti, e qui siamo, se non alla fame, alla dieta stretta. Centomila Euro: a dirli così sembrano tanti, ma facciamo due conti e vedremo che, dopotutto, si tratta di poca cosa, considerando poi che il giudice le ha negato la casa nei pressi di Milano. Una famiglia operaia in cui lavorino in quattro 100.000 Euro se li porta a casa in un anno o poco di più. E la casa ce l’ha certamente. Ma la signora Miriam?
Io sono andato in pensione e, pagati 44 anni di contributi (40 + il riscatto degli anni di università), ora percepisco 402,62 Euro mensili. Poi ho l’attività politica da cui, consigliere comunale come sono, percepisco 19,90 Euro lordi per ogni seduta di consiglio. Altri introiti non ne ho, ma, se la signora Bartolini vuole una mano, io sono pronto a dargliela.
Per completezza d’informazione aggiungo che la signora Miriam Bartolini è più nota con il nome d’arte di signora Veronica Lario, ex attrice ed ex moglie del cavalier Silvio Berlusconi. I 100.000 Euro sono la cifra giornaliera che percepirà e la casa negatale malignamente (il cavaliere è senza cuore) è una villa a Macherio in cui la signora avrebbe potuto trovare un riparo e un pagliericcio su cui passare la notte. I quattrini in gioco, comunque, sono quattrini privati e il popolo italiano, noto per la sua generosità dimostrata in mille occasioni, non sborserà un centesimo per aiutare quella povera donna ora sola e abbandonata.
Consoliamoci, però, perché nessuno potrà accusarci di non tendere la mano ha chi ha bisogno.
Non sottilizziamo con le vicende che ci hanno visti sostenere economicamente la signorina Minetti e il suo ittico collega, il giovane salmonide Bossi, il tutto in ottima compagnia, come dimostra il caso del signor Francesco Spada, pure collega dei due sullodati (lui IdV) che, con la bellezza di sei ore di lavoro sul groppone, si porta a casa da qui alle prossime elezioni appena 50.000 Euro. E mica netti: lordi! La vergogna per noi è che il signor Spada si sia dovuto addirittura giustificare a Radio 24: “Quando assumo un incarico mi impegno sempre al massimo. In quelle sei ore – ha detto il Nostro – è stata approvata una legge importantissima: la legge elettorale. Se fossimo stati in tempi normali quella legge sarebbe stata approvata in una ventina di giorni.”
E ora il triste caso del povero signor Piergiorgio Peluso che, dopo aver sgobbato non uno ma la bellezza di 14 mesi a capo del gruppo assicurativo Fonsai, ha rassegnato le dimissioni, uscendo con l’elemosina di tre milioni e seicentomila Euro pari a tre annualità del suo misero stipendio. Speriamo che la sua mamma, il ministro Anna Maria Cancellieri, gli riservi un piatto di minestra calda. Altrimenti, ci penseremo noi. Bisogna essere giusti: quando il suo collega Geronzi lasciò le Assicurazioni Generali dopo averci lavorato per 347 giorni si portò a casa una liquidazione di 16,6 milioni, il che fa circa 48.000 Euro al giorno, calcolando anche le domeniche e le feste comandate come giornate di lavoro, cosa del tutto possibile. Allora, per spirito di giustizia, dovremmo integrare i quattro soldi dati al signor Peluso portandolo almeno a livello del signor Cimoli che svolgeva lo stesso incarico.
Ora una delle piaghe italiane: i pensionati. Si sa che questa categoria non se la passa proprio benissimo. Prova esemplare ne siano i pensionati Antonio Malaschini (quiz per i lettori: chi è costui?) e Vittorio Sgarbi. Il primo deve campare con 519.000 Euro e il secondo con – quasi mi vergogno a scriverlo – 118.370 Euro. Non al giorno: all’anno! Per fortuna ambedue si tirano su le maniche e fanno qualche lavoretto che integra la pensioncina.
Da ultimo, la sanità. Noi italiani non siamo mai contenti e ci lamentiamo di tutto. Chi ha avuto modo di vivere le vicende del nuovo ospedale di Ferrara potrebbe anche avere qualche ragione da avanzare, ma di qualcosa si dovrà pur morire! I ferraresi strepitano sostenendo che peggio di così non potrebbe andare e, invece, non è vero. La Regione ha riconosciuto che va tutto talmente bene che il signor Gabriele Rinaldi, direttore generale, orgoglioso dei luminosi risultati raggiunti che qualunque paziente onesto può confermare, si è regalato un premio di poco più di 22.000 Euro. Dal canto suo il signor Andrea Gardini, direttore sanitario, ha trovato sotto l’albero di Natale un po’ più di 17.000 Euro e il direttore amministrativo, il signor Ivan Cavallo, ci ha trovato una strenna che è un pelino sotto i 21.000 Euro. Finisco con una notiziola che mi ha commosso. Il signor Rinaldi ha rinunciato volontariamente al 15% di ciò che gli spettava, accontentandosi di quei miseri 22.000 Euro appena abbondanti quale contributo di solidarietà. Ecco come siamo noi italiani: tutto cuore.
L’abaco della disperazioneCon un amico, proprio ieri, facevamo due conti sulla misera cifra che l’ex premier ha riconosciuto alla sua povera e cornificata ex-moglie.In terre di Calabria, quei soldini corrispondono, [b][u]OGNI 30 SECONDI[/u][/b], alla paga giornaliera netta di un lavoratore agricolo, sempre che il misero sia in regola con le normative in materia di lavoro dello stato sabaudo… oooppsss, itaGliano: chiedo venia per il lapsus, ma anche se anacronistico, centocinquant’anni e passa fa la situazione mi risulta fosse meno disperata per i sudditi di quel despota di Franceschiello…Buon 2013. RISPOSTA Ai tempi di Franceschiello io non c’ero, il che non… Leggi il resto »