ArchivioI vostri articoli

Fine in dieci atti

E’ solo un breve racconto, suddiviso in capitoli minuscoli. Non ha pretese (tanto meno dal punto di vista medico o scientifico) e vuol essere solo un modo, diverso dal solito, per ribadire concetti che tutti dovrebbero sapere.Un grazie particolare a Stefano Montanari, Patrizia Gentilini, Marino Ruzzenenti, Celestino Panizza, Beppe Grillo, Antonietta Gatti, Federico Valerio, Maurizio Pallante, Jacopo Fo (e, per fortuna, tanti altri). Massimo Renaldini FINE IN DIECI ATTI 1. Il presenteSiamo rimasti in pochi, e ormai siamo tutti malati, moribondi. Non si può smettere di respirare, anche se sai che questo ti ucciderà. D’altronde che scelte abbiamo? Nessuna. E non abbiamo neppure la speranza che, una volta scomparso l’ultimo uomo, il mondo potrà finalmente godersi la pace, perché quasi tutti gli animali sono già morti, o comunque faranno la nostra stessa fine: gli uccelli e gli insetti sono stati i primi, poi è toccato ai piccoli mammiferi e ai pinguini, e poi via via a tutti gli altri, pesci compresi. Sono rimasti i rettili, alcuni anfibi e qualche altra specie che – chissà come – si ammala meno. Comunque, dicono siano ormai scomparse più del 99% delle specie animali. Le piante no, loro sopravvivrebbero, ma senza insetti hanno enormi difficoltà di l’impollinazione: non vedo un fiore di campo da quattro anni. 2. Avvisaglie Le api erano state le prime, intorno all’anno duemila, e a nessuno sembrava importante. Un mio amico ricordava di aver letto un trafiletto, sul fatto che le api morivano. Mi aveva detto che nessuno riusciva e capire il motivo di questa strana moria, e aveva sentito alcuni ambientalisti predire il solito imminente disastro. Lui ci aveva riso su, anche se aveva ammesso un po’ di dispiacere, quando aveva notato che le lucciole – così numerose un tempo nel suo orto – non si vedevano più. In fondo, comunque, non sembrava così importante: cosa vuoi che sia, avere qualche insetto in meno? Anzi, meglio: così magari se ne vanno anche quelle fastidiose zanzare.Qualcuno avrà pensato così, immagino. 3. FiduciaI miei figli sono morti, ma qualcuno dice che sono stato fortunato: ne ho avuti, ed erano normali. Ma sto divagando, e devo tentare di procedere con ordine. Un tempo temevamo ciò che i nostri occhi non vedevano, e diffidavamo di ciò che non riuscivamo a capire. Poi è cambiato tutto: abbiamo iniziato a delegare le nostre scelte, smettendo di essere consapevoli, e abbiamo deciso di fidarci di quelli che ci dicevano “va tutto bene”, “è innocuo”, “ci pensiamo noi”. Sì, è vero, anche io mi ricordo che qualcuno sosteneva ancora che non era vero. Mio padre era disperato, quando mia madre morì. Continuava a ripetere “di chi dovevamo fidarci? Adesso è facile dirlo, ma allora sembrava tutto diverso”.Non dimenticherò mai quel suo “di chi dovevamo fidarci”. 4. Le colpe dell’icebergInquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra, acustico, elettromagnetico e luminoso. Ma soprattutto “nanopolveri”, ci hanno spiegato poi. Ovviamente era troppo tardi, per fare qualcosa, e ci hanno detto che prima “non potevano sapere”. Adesso so che non è vero, e che erano in molti a fare i finti tonti: a un certo punto erano in tanti a dirlo, che i filtri non fermano davvero TUTTO, e che stavano devastando l’aria in modo terrificante. Però, in mezzo a tante menzogne, qualcosa di vero c’era: ormai non si poteva più tornare indietro. Un giorno ti svegli, e ti dicono che il mondo è inquinato, e che nessuno può farci niente. “Sì, è vero, la gente si ammala ANCHE per questo, ma non date tutta la colpa a noi”, hanno persino avuto il coraggio di dire. Praticamente eravamo su un Titanic che imbarcava acqua, e loro aprivano nuove falle strappando pezzi di scafo, per rivenderli e arricchirsi, ma “non è colpa loro”. Ancora oggi, dopo aver annientato un pianeta e miliardi di persone, hanno la faccia tosta di sostenere che la colpa è tutta dell’iceberg. 5. FortunaLa maggior parte le hanno chiamate “nanopatologie”, ma in sostanza sono le solite: infarto, ictus, cancro, trombosi, demenza, malformazioni fetali…Ah, già: io sono stato fortunato. Perché le nanopolveri, una volta create, sono eterne (“non bio–degradabili”, dicono gli esperti): una volta assimilate – respirando o mangiando cibo “contaminato” – entrano nel nostro organismo e raggiungono il sangue in 60 secondi, e ogni altro organo in meno di un’ora. E lì si depositano, si accumulano, e non c’è più modo di toglierle. Anzi no, le donne un modo ce l’hanno: partorire.Quando una donna è incinta, le nanopolveri (che ormai sono diventate nanoparticolato, cioè si sono unite per formare un pezzo più grosso) passano al feto, con tutti i danni che ora sappiamo.Io, che vivo in quest’epoca, sarei fortunato? Ma se non posso neppure decidere il mio futuro, perché non avrò un futuro: sto guardando morire tutti quelli che conosco, nessuno può farci nulla, e io non posso respirare senza SAPERE di avvelenarmi!Siamo senza scelte. Stiamo pagando per delle scelte sciagurate, fatte dalla generazione dei nostri padri. Vittime e carnefici, uccisi dalla stessa lenta tortura. 6. Tutto intornoMangiare, bere e respirare: non puoi farne a meno. Ma come fai a respirare aria sana, se le nanopolveri sono così minuscole che si comportano come un gas, quindi si ritrovano anche in alta montagna? Come puoi bere acqua pulita, se le falde sono contaminate? Sì, i ricchi forse se la sono passata un po’ meglio, all’inizio: da quando hanno privatizzato l’acqua, loro possono permettersi di bere acqua pulita, forse.Ma il cibo? Com’è possibile ottenere pane salubre, se le spighe nei campi sono coperte minuscole particelle nocive e invisibili, o mangiare carne sana, quando gli animali sono saturi di nanoparticolato? Sì, alcune cose abbiamo capito come pulirle, ma questo non elimina le nanopolveri, ma semplicemente le sposta. Prima o poi te le becchi, e basta UNA sola particella per bucare il nucleo di una cellula, e alterare il dna. E se succede a una particella di sperma, i figli è meglio se non li vedi neanche. E se non è lo sperma, la “colpa” è della mamma, che le trasmette ai figli tramite il cordone ombelicale. Oppure sembra che tutto vada bene, e poi ci pensa il latte materno, o l’aria che respirano.I miei vicini (quando ancora ne avevo) volevano avere degli eredi, non solo per un istinto materno, ma forse anche per provare a ridare speranza al mondo: al sesto hanno rinunciato, perché la capacità di sopportazione ha un limite, quando i tuoi figli sono così deformi da avere solo una vaga parvenza di umanità. 7. Genio e sregolatezzaQuando esistevano ancora gli “opinionisti”, sostenevano che gli anni decisivi sono stati quelli tra il 2007 e il 2010. Quando in Italia ci furono dei problemi con i rifiuti, e tutti indicarono una città, come modello a cui ispirarsi: Brescia, la città più virtuosa e invidiata del mondo, dicevano. Il futuro è lì, nell’incenerimento dei rifiuti: produrre energia eliminando le discariche è geniale, no?No, non lo era: in realtà era tutta una menzogna, perché inquinavano come e più degli altri, ma tutto era a norma di legge, e soprattutto invisibile. Una discarica è brutta, mentre ammorbare l’aria è impercettibile: è sufficiente “accomodare” qualche registro dei tumori, e spargere ottimismo mescolato a dati parziali, distorti e confortanti. In sostanza, fingevano di curare il sintomo, mentre aggravavano la causa. Tutti sottobanco sapevano, ma nessuna faceva nulla.In verità alcune persone – medici, scienziati, semplici cittadini consapevoli e di buona volontà – cercavano di informare gli altri, ma i mass-media erano in mano a poche persone, e quelle persone erano tutte sostanzialmente d’accordo, e si spartivano la torta: chi sapeva, taceva, e faceva sì che gli altri tacessero. Non c’era nulla di geniale: piuttosto, era più simile a una forma di organizzazione omertosa e mafiosa. E intanto, il modello era passato: incenerire, tutto e comunque, per il bene della comunità. 8. A piedi nudiE’ come se una persona andasse in giro a piedi nudi e avesse male ai piedi, e il suo medico gli consigliasse di spargere per terra, davanti a sé, dei cocci di vetro. Incomprensibile, vero? Certo, ma tutto diventerebbe più chiaro se il paziente fosse totalmente inconsapevole sulle cause del dolore, e invece il medico avesse una provvigione sulle bottiglie rotte.E’ esattamente quello che è successo: incenerire sprecava energia e insozzava l’ambiente, ma produceva ricchezza (per pochi, ovviamente). Ma il lato più tragicamente comico è che qualcuno urlava che non era vero, e che era sufficiente comprare delle scarpe (e lo diceva con le scarpe ai piedi, e le indicava!) e che era sbagliato rompere le bottiglie. Eppure i politici li hanno ignorati, i mezzi di comunicazioni li hanno distorti e manipolati, la gente non li ha neppure visti o sentiti, e ha proseguito a spargere pezzi di vetro davanti ai propri piedi nudi. CONTENTA di farlo, perché pensava fosse per il proprio bene. E magari guardando quelli con le scarpe con superiore commiserazione… 9. LiberiL’Europa assisteva a questo scempio italiano, con disgusto e riprovazione, ma sostanziale silenzio. “I soliti italiani” avranno pensato “tanto peggio per loro”. E invece no: ben presto, altre nazioni hanno iniziato a prenderci come esempio, tra cui Cina e Stati Uniti, cioè le nazioni più industrializzate del nostro tempo. Nel giro di pochi decenni, l’intera terra è diventata un gigantesco generatore di anidride carbonica, diossine, furani e nanoparticelle. Nanopolveri che, a contatto con l’atmosfera, generano altre nanopolveri (detto “particolato secondario”, ma ugualmente patogenico): rassicurandoci con sorriso sulle labbra, hanno reso il cielo in un’enorme pattumiera, trasformando i nostri corpi in discariche viventi. Con una mano sporcavano, con l’altra ci adulavano, fingendo di farci un favore, e facendoci inorgoglire dell’arma che ci avrebbe ucciso.“Mai più”, dicevano una volta riferendosi ai campi di concentramento. Così hanno creato un’enorme camera a gas, lasciandoci liberi di asfissiare dove preferiamo: al mare, in montagna, sul lavoro o a casa nostra. 10. PassatoVorrei tornare indietro nel tempo, ma ovviamente non posso. Vorrei tornare a qual fatidico periodo cruciale, quando la scelta era incenerire o perseguire altre strategie, per lottare, capire, informarmi e informare, manifestare, incatenarmi e urlare a squarciagola al mondo che NON E’ QUELLA la strada da seguire, che ci stanno mentendo, e che non voglio partecipare in silenzio all’omicidio della terra. Ci sono altre strade, molto più semplici e già tracciate, che hanno il solo “difetto” di non far guadagnare i soliti affaristi senza scrupoli. Avrei riso in faccia ai mentitori prezzolati che predicavano la follia dell’incenerimento, il buon senso avrebbe vinto con la forza della verità, e il mondo sarebbe stato migliore per tutti, persino per coloro che credevano di guadagnarci qualcosa, sporcandolo e speculandoci sopra.Se solo l’avessi saputo prima, avrei potuto fare qualcosa. Ma ormai è troppo tardi: il passato è passato, e il futuro non c’è più. Io posso vivere solo il presente. (fine?)