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E’ successo qualcosa?

di Elia Frigo

Il 9 Dicembre 2009 ad Arcole in provincia di Verona, è scoppiato un incendio di grosse dimensioni. Ho letto la notizia dal giornale del 10 Dicembre ma avevo già visto di persona le nuvole di fumo nero alte nel cielo. Un intero magazzino di 4.500 metri quadri è andato a fuoco con tutta la merce che c'era dentro. Il magazzino era in affitto ad una catena della grande distribuzione e, sempre leggendo dagli articoli apparsi sul giornale locale "L'Arena", ho appreso che all'interno sarebbe andata distrutta perché completamente bruciata (anche il capannone ha subito danni molto gravi) tutta la merce stoccata.
Sembrerebbe

che l'ammontare del danno subito per gli oggetti contenuti sia di 5 milioni di euro per cui deduco che di cose all'interno ce n'erano parecchie. Sempre dal giornale apprendo che nel magazzino sarebbero andati bruciati dei gadget natalizi e altro materiale. Posso immaginare che la maggior parte del materiale di cui i gadget erano composti fosse plastica. Pensate cosa possa contenere un supermercato e quindi provate ad immaginare l'immensa varietà di articoli che sono andati in cenere e soprattutto che si sono "volatilizzati" finendo nell'aria che gli abitanti delle zone limitrofe (ma non solo) potrebbero aver respirato. Le operazioni dei vigili del fuoco per domare l'incendio sono proseguite fino a notte per cui le fiamme hanno fatto a perfezione il loro dovere: hanno trasformato in qualcosa di pericoloso ciò che prima non lo era (ovviamente ciò che si brucia non scompare per magia come vorrebbero invece farci credere alcuni amministratori politici fan degli inceneritori). Passa un giorno e sempre dal quotidiano L'Arena dell'11 Dicembre, vengo a sapere che nel capannone non erano presenti prodotti alimentari, il che mi tira un po' su il morale perché tra me e me penso che almeno non sono state bruciate sostanze organiche che potevano peggiorare la situazione (con tutte le brutte notizie che sentiamo ogni giorno, penso che per sopravvivere bisogna cercare di riuscire a trovare almeno qualche piccolo aspetto positivo anche nei disastri, per non abbattersi troppo per la condizione ambientale non proprio "rosea" in cui ci troviamo nella nostra regione, il Veneto).
Dopo la rassegna dei fatti di cronaca si arriva al punto dolente del modo in cui si è agito trovandosi di fronte ad un evento del genere. Verso la fine dell'articolo leggo che l'onorevole Giovanna Negro, che è anche sindaco di Arcole, dice che per fortuna fino a quel momento (dell'intervista immagino) non si è reso necessario prendere dei provvedimenti specifici per arginare la situazione ed è stato consigliato solo di non consumare ortaggi coltivati in zona fino a che non sarebbero stati resi disponibili i risultati delle analisi sulla diossina. A quel punto comincio a preoccuparmi.

Da comune cittadino provo a immaginare come agirei se avessi dei figli da proteggere: nel caso di un grosso incendio, più che consigliare ai miei figli di non andare a farsi delle belle insalatone con la lattuga dell'orto, mi preoccuperei di proibire subito di utilizzare quella verdura finché non fossi sicuro che la diossina sprigionata nell'aria dall'enorme incendio, non sia finita anche lì. Dico che proibirei ai miei figli di utilizzare le verdure dell'orto, non tanto per puro piacere di imporre qualcosa, ma proprio perché visto che i miei figli non sanno nulla e non possono essere informati sui pericoli della diossina e della sostanze che si sprigionano da un incendio, andrebbero a mio avviso tutelati preventivamente per evitare dei possibili danni.
Come persona comune che si farebbe guidare dal buon senso, parrebbe normale dire che finché non si è sicuri del fatto che nel mio bicchiere non sia finito eventuale veleno, non consiglio, ma proibisco di bere dal recipiente finché non siano state effettuate le analisi (il caro principio di precauzione, sia quello del normale senso comune che quello introdotto dalla Commissione Europea che fine ha fatto?)…oppure c'è qualcuno che direbbe intanto provo a bere, tutt'al più vediamo dopo?

Il massimo della sorpresa arriva il 12 Dicembre quando su Il Verona leggo un articolo in cui appaiono le dichiarazioni dell'assessore provinciale all'ecologia Luca Coletto. Già il titolo mi lascia perplesso: "I consigli dell'assessore Coletto: «Nessun rischio per l'ambiente ma indagini in corso negli orti»". A quel punto comincio a chiedermi se gli orti, ma più generalmente il suolo, appartengano ancora al nostro ambiente oppure se non siano stati trasferiti su altro pianeta senza che ne accorgessimo. Forse per qualche ragione gli orti non fanno più parte dell'ambiente? Immagino  magari che nel riassumere le dichiarazioni dell'assessore, ci possa essere stata qualche incongruenza però la frase appariva virgolettata sul titolo come sua dichiarazione.

Seguitando a leggere, nell'articolo viene riportato che non ci sarebbero rischi per la salute. A questo punto non si capisce come si possa già sapere, tre giorni dopo l'incendio, se eventuale diossina ingerita o respirata dagli abitanti abbia causato danni visto che eventualmente gli effetti si vedrebbero nel giro di alcuni anni. Ovviamente chi non avesse mai letto nulla di effetti della diossina sul corpo umano, leggendo l'articolo, potrebbe anche convincersi che non possa essere accaduto nulla che possa incidere sulla nostra salute.

Anche in questo articolo viene ribadito che si consiglia di attendere a mangiare le verdure dell'orto e veniamo rassicurati dicendo che "fortunatamente non ci sono state conseguenze per l'atmosfera". Ci si chiede come si possa dire che non ci sarebbero rischi per la salute visto che lo stesso assessore Coletto dice nell'articolo che si attendevano ancora le verifiche "per i microinquinanti". Anche il mio precedente sollievo avuto dal fatto che non sarebbero stati presenti prodotti alimentari se ne va "in fumo" in quanto su questo articolo viene scritto che nel magazzino erano presenti: "..da generi alimentari ad arredamento…". A questo punto non so più a chi credere.

Tornando all'articolo pubblicato sull'Arena l'11 Dicembre, apprendiamo dalle dichiarazioni del sindaco e onorevole Giovanna Negro che: «Al momento i risultati (delle analisi n.d.r.) sono rassicuranti….sono stati registrati valori nella norma: le polveri disperse nell'aria equivalgono a quelle di una normale industria».
Se già prima ero preoccupato ora comincio ad allarmarmi: ho appena appreso che le "normali" industrie possono disperdere nell'aria tante "polveri"(e tutte le altre sostanze inquinanti dove le mettiamo?) quante ne ha emesso un incendio durato per ore che ha bruciato tutto il contenuto di un capannone di 4.500 metri quadri, che conteneva di tutto e che ha fatto sprigionare una densa nube nera nell'aria. Sarebbe anche interessante poter capire cosa si intende per industria "normale" anche perché, per esempio, immagino che una acciaieria emetta sostanze molto diverse da una industria dolciaria. Non so perché, ma le rassicurazioni dei nostri amministratori mi hanno preoccupato e anche parecchio.

Nel frattempo a Verona, si sta accelerando a più non posso per far ripartire di nuovo l'inceneritore di Ca' del Bue, i nostri amministratori rassicurano: ci saranno ampli controlli sulle emissioni e non ci sarà alcun problema per la salute. Sembrerebbe sempre il vecchio ritornello delle rassicurazioni che in Italia ha funzionato e funziona egregiamente da molti anni ormai. Credo però che noi cittadini invece di rassicurazioni, preferiremmo essere informati su quello che accade  ricevendo dati che si basino su seri studi scientifici. Nel nostro paese, l'Italia, abbiamo avuto già molte esperienze di pericoli segnalati che, presi invece sotto gamba, si sono in seguito rivelati un disastro per l'ambiente e per le persone (vedi il Vajont, vedi il caso Eternit, vedi il rischio idrogeologico in molte parti dello stivale italico).

I sindaci dei tre comuni interessati vicini all'impianto (escluso il sindaco di Verona Flavio Tosi che è  stato fin da subito favorevole all'inceneritore), che all'inizio avevano espresso il proprio no alla riapertura dello stesso e che sembravano pronti a portare avanti una campagna decisa a fermare l'inceneritore, stranamente, passato il periodo elettorale e fino a oggi, sembrerebbero non aver più organizzato alcuna conferenza con gli esperti e nessuna nuova iniziativa concreta volta a diffondere la verità sugli inceneritori e a informare le persone. Chissà se anche Ca' del Bue emetterà "polveri" come una "normale industria", o come un "normale" incendio di un capannone che è andato a fuoco.

A Verona l'amministrazione leghista del sindaco Flavio Tosi vuole a tutti i costi far partire di nuovo un impianto inutile e dannoso qual'è un inceneritore, nonostante per esempio la Federazione dell' Ordine dei medici dell’Emilia Romagna abbia chiesto una moratoria sui "termovalorizzatori". Sarà strano eppure l'assessore regionale alla sanità del Veneto, quando era stato presentato uno studio sugli effetti degli inceneritori i cui risultati consigliano di percorrere vie alternative all'incenerimento visti gli effetti negativi sulla salute, era proprio Tosi.

Elia Frigo

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emily34
5 anni fa

very nice post