E’ DUNQUE IL NOSTRO FEGATO IL VERO DEPURATORE DEI FANGHI ENIA? La vicenda dei fanghi di depuratori Enia spalmati con spavalda casualità sui terreni compresi in quel fatidico triangolo di territorio reggiano, compreso tra Boretto, Brescello e Poviglio, fin troppo spesso alla ribalta della cronaca per la portata di evidenti sintomi di grave inquinamento ambientale, mi spinge ancora una volta ad esprimere forti dubbi sull’effettiva trasparenza degli atti di chi,da sempre, si pregia di garantire la sicurezza di un sistema di smaltimento dei rifiuti, i cui parametri di valutazione sono teoricamente a norma solo perché confermati autorevolmente su pezzi di carta, dei quali ormai la veridicità è fortemente a rischio. E’ chiaro ormai a tutti che in quel povero lembo di terra stretto tra la foce dell’Enza e l’argine del Po’ le locali amministrazioni abbiano rinunciato da tempo ad un sano scatto d’orgoglio, nell’interesse primario di garantire la salute dei loro concittadini, chinandosi invece ossequiosamente,coi lumini accesi, dinnanzi ai poteri forti imposti dal regime del “partito”, in una sorta di beota obbedienza, che lor signori hanno imparato a correggere dialetticamente in “coeso spirito di solidarietà sociale”: ossia moriremo di cancro ma non tradiremo mai gli interessi del partito, tantopiù che ci garantisce poltrone, denari, e gli applausi di tanti ignari pensionati, e sgomente quarantenni con prole, che nel frattempo intasano le Asl per i troppi casi di tumori del colon, del seno, dello stomaco, del pancreas, o per altre malattie cardiocircolatorie dovute all’addensarsi nell’organismo umano delle troppe nanopolveri di origine industriale. E’ chiaro che mentre Boretto soffoca per i miasmi della chimica che sopravanza in barba a tutte le bibliche promesse di Agenda 21, Certificati Emas, ed altri solerti e prezzolate dimostrazioni cartacee di innocuità ambientale, e a Brescello si prospetta il nuovo ampliamento Gheo, per lo stoccaggio di rifiuti industriali tossici e nocivi, e a Poviglio ci siano già state denunce qualche anno fa per una brutta storia di fanghi conciari al cromo che arrivavano dalla Val d’Arno per essere utilizzati tal quali come concime per i campi, adesso sappiamo che anche Enia ha largamente contribuito a vuotare tonnellate e tonnellate di fanghi di depuratore, che se tutto va bene sarà stato controllato si e no una sola volta all’anno da Arpa.Leggevo appunto su di un sito Agac di qualche anno fa che i circa 195 depuratori presenti sul territorio provinciale, servono agli scarichi civili, ( domestici, commerciali e di servizio), e a quelli produttivi, (industriali e zootecnici), ma che per esempio nel 2005 Arpa era riuscita a fare solo 144 controlli.E’ proprio vero che siamo tra le province più depurate d’Italia? Sempre nel sito Agac viene riportato che i fanghi accumulati finiscono in discarica o per compostaggio ed uso agricolo. L’impianto di stoccaggio e compostaggio è integrato da Enia da un impianto di essiccamento dei fanghi di origine industriale.Nel depuratore si corregge il Ph delle acque reflue e si attiva la precipitazione dei metalli pesanti con reattivi chimici, ma se l’impianto è in avaria o se l’azienda non ha depuratore, i fanghi vengono stoccati in cisterne e smaltiti come rifiuti. A Piacenza addirittura li bruciano nell’inceneritore, ma a Reggio ormai non credo sia più possibile …. Su denuncia di vari concittadini al consigliere borettese d’opposizione Giovanna Spigardi, i fanghi spalmati sui terreni lo scorso agosto esalavano miasmi soffocanti, quindi è logico pensare che era stato disatteso il processo di neutralizzazione con i reagenti chimici delle sostanze inquinanti, oppure quantomeno non c’era stato nessun serio controllo durante le delicate fasi di depurazione. Gravissimo che non sia emerso nessun calendario a precisare le modalità secondo le quali si definisce per legge come e quando un terreno può davvero avere necessità di tale carico di presunti fanghi fertilizzanti, gravissimo che si tratti di fanghi di origine industriale, dove la presenza di diossine e furani già conferma a sufficienza la pericolosità di una melma che comunque presenta inoltre mercurio, nichel, piombo, cadmio ed arsenico e quant’altro. Così mentre molti ignari ambientalisti dibattono sulla pericolosità degli OGM, noi ci mangiamo le nostre belle fette di polenta fatta con mais cresciuto nella pura feccia, e facciamo zucchero con barbabietole inzuppate di metalli pesanti, o peggio rivendiamo con malriposto orgoglio un parmigiano fatto con il latte di mucche nutrite con erba cresciuta grazie agli scarti dell’industria galvanica, dell’industria zootecnica, chimica e quant’altro. Beh, forse certi nostri dirigenti Asl la sanno lunga quando attribuiscono all’alimentazione la colpa di tutti i nostri mali! Ed ora il Papa vorrà scusarmi se cito una frase assai significativa da una delle sue ultime , recenti dichiarazioni: -“ Parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinioni comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell’anima. La “castità” a cui allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non cercare gli applausi, ma cercare l’obbedienza alla verità”.- L’obbedienza alla verità nei nostri amministratori esiste ancora? Maria Petronio