In occasione del workshop "Gestione del rischio e prevenzione primaria", svoltosi ad Arezzo il 25 novembre 2008 nell'ambito del 3° Forum Risk Management in Sanità, Daniele Fortini presidente di Federambiente e Monica Bettoni direttore generale dell'Istituto Superiore di Sanità si sono impegnati a stipulare una convenzione, proposta dall'ex Senatore Roberto Barbieri, per il monitoraggio dei rischi sanitari derivanti dalla gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani.
Con un successivo comunicato, il presidente di Federambiente ha dichiarato:
/"E' un'iniziativa importante, a ulteriore testimonianza di quanto siano trasparenti nelle loro attività le nostre imprese e di quanto siano accessibili a chiunque tutte le informazioni e le conoscenze di cui disponiamo. *E' un'iniziativa che auspichiamo ci porti finalmente a tacitare i diffusori dell'allarmismo sull'uso di tecnologie di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno per chiudere virtuosamente il ciclo dei rifiuti urbani nel più completo rispetto della salute dei cittadini e dell'ambiente."*/ (ANSA)
Il presidente di Federambiente evita di citare, "tra le tecnologie di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno", gli inceneritori dei rifiuti, oggetto specifico delle relazioni presentate al workshop.
Premesso che "tacitare" le opinioni non gradite, espresse "dai diffusori dell'allarmismo", risuona come una minaccia che deve preoccupare qualsiasi cittadino, i sottoscritti medici, coerentemente con quanto affermato dal proprio Codice Deontologico – ritengono doveroso ricordare quanto segue.
L'Istituto Superiore di Sanità, il massimo organo tecnico del Servizio Sanitario Nazionale che ha tra i propri obiettivi soprattutto la promozione della Salute Pubblica e la Prevenzione Primaria delle malattie, non può ignorare la copiosa letteratura scientifica che prospetta nocività dall'incenerimento dei rifiuti, oltre che la discutibile utilità di tale trattamento e la sua certa onerosità economica.
*La nocività* è dovuta all'emissione di elevate quantità di sostanze inquinanti tossiche, persistenti nell'ambiente e bioaccumulabili, molte ad azione cancerogena certa, di cui solo un piccolo numero è noto e monitorato per legge.
*L'utilità di tale trattamento è discutibile* in quanto, tramite la raccolta domiciliare dei rifiuti urbani e la loro separazione tra secco e umido già in corso in molteplici esperienze territoriali, la quota residua di rifiuto, per altro trattabile anche con modalità diverse dalla combustione, è meno del 20% del volume iniziale e notevolmente inferiore a quella delle scorie tossiche e non tossiche da incenerimento.
*L'onerosità economica* è dovuta ai rilevanti costi della costruzione e gestione degli impianti di incenerimento, di gran lunga superiori a quelli degli impianti di riciclaggio e recupero. Senza considerare l'incentivazione dei contributi pubblici, con oneri a carico delle bollette elettriche dei cittadini, che gli impianti di incenerimento ricevono per il loro funzionamento.
Gli inceneritori di "vecchia generazione", ritenuti "sicuri" al momento della loro installazione, hanno prodotto gravi danni all'ambiente ed alla salute. In Francia un accurato studio epidemiologico condotto sulla popolazione residente nei pressi di 16 inceneritori, ha fatto registrare un aumento del 6% di tumori nelle donne esposte. E' auspicabile che l'ISS conduca in Italia un analogo studio, indipendente e trasparente, su un campione rappresentativo delle popolazioni residenti nei pressi dei circa 50 inceneritori per rifiuti solidi urbani già esistenti. Lo studio di Coriano (Forli') ha dimostrato che risiedere per almeno 5 anni in zone ubicate sottovento a quell'inceneritore, determina nelle donne esposte a tempo pieno (le casalinghe) un aumento del rischio di morte per tutti i tumori.
Nessuno è attualmente in grado di offrire garanzie di innocuità dei "nuovi" inceneritori, soprattutto per quanto riguarda l'emissione di enormi quantità di particolato ult raf ine, il cui danno, anche genotossico, si manifesterà a lungo termine e nelle generazioni future.
L'Istituto Superiore di Sanità non può sottovalutare i rischi per la salute pubblica, da qualunque sorgente provengano e indipendentemente dagli interessi economici.
Auspichiamo che non si ripeta il caso degli esposti al cloruro di vinile monomero di Porto Marghera, a proposito dei quali il Rapporto ISS del 1991 recitava: "/La mortalità per tutte le cause risulta significativamente inferiore a quella attesa in base ai dati sia nazionali che regionali …..La mortalità per tutti i tumori è inferiore alle attese…"./ (Marco Mamone Capria "Scienza, Potere e Democrazia" ottobre 2006 pag 196-97). Ci volle la fermezza di un operaio, Gabriele Bortolozzo, e la costanza di un Magistrato, Felice Casson, per dimostrare il rischio cui erano esposti quegli operai.
Vorremmo invitare l'ISS ad indagare anche le cause del rischio di cancro nell'infanzia, rischio che nel nostro paese sta aumentando del 2% annuo, esattamente il doppio che negli altri paesi europei, e del 3,2% nei primi 12 mesi di vita.
Michelangiolo Bolognini, Medico Igienista Pistoia
Ernesto Burgio, Medico Pediatra Palermo
Antonio Faggioli, Libero Docente in Igiene dell'Università di Bologna
Gabriella Filippazzo, Direttore Sanitario Ospedale Cervello, Palermo
Gian Luca Garetti, Medico di Medicina Generale, Firenze
Valerio Gennaro, Medico Epidemiologo, Genova
Patrizia Gentilini, Medico Oncologo ed Ematologo, Forlì
Giovanni Ghirga, Medico Pediatra, Civitavecchia
Manrico Guerra, Medico di Medicina Generale, Parma
Ferdinando Laghi, Primario di Medicina Interna, Castrovillari
Gianmarco Lege, Medico Internista, Ivrea
Antonella Litta, Medico di Medicina Generale, Viterbo
Vincenzo Migaleddu, Medico Radiologo, Sassari
Giuseppe Miserotti, Medico di Medicina Generale, Piacenza
Celestino Panizza, Medico del Lavoro, Brescia
Ruggero Ridolfi, Medico Oncologo ed Endocrinologo, Forlì
Lucio Sibilia, Medico Psichiatra, Roma
Roberto Topino, Medico del Lavoro, Torino
Antonio Valassina, Medico Ortopedico, Roma
Giovanni Vantaggi, Medico di Medicina Generale, Gubbio
5 Dicembre 2008.