ALLARMI, CONTROALLARMI E SMENTITE CONRIBUISCONO A FAR PERDERE LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI.
SONO DUE LE NUVOLE NERE CHE IL 18 APRILE SI SONO ABBATTUTE SU TREVISO E PROVINCIA.
Nelle dichiarazioni relative al pericolo diossina dei responsabili dei vari enti intervenuti ieri sul luogo dell’incendio della De Longhi, c’è qualcosa che non torna, qualcosa di strano.
Dai Vigili del Fuoco, all’ARPAV, al sindaco di Treviso, per finire con il sottosegretario agli interni, tutti si sono affrettati a dire che il pericolo diossina non sussisteva.
Quello che sembra strano è l’esclusione così tempestiva della presenza di diossina; di norma, infatti, bisogna, prima di qualsiasi verdetto, esaminare i campioni dei fumi e/o dei campioni di terreno prelevati, operazioni che richiedono qualche giorno e non qualche ora.
Le diossine, che risultano inodori, provengono dalla combustione di composti clorurati; il fatto che nei fumi sia stata confermata la presenza di acido cloridrico è un forte indizio che ci sia anche la diossina.
Nonostante l’accantonamento del pericolo diossina, la Prefettura di Treviso il giorno dell’incendio ha emanato un comunicato che invitava a non consumare “verdure raccolte successivamente all'incendio nell'area più prossima.” e suggeriva per le scuole per il giorno dopo “di limitare l'utilizzo delle aree esterne limitatamente alle zone più prossime all'area interessata dall'incendio”.
Non si capisce bene che cosa si intenda per “area più prossima” o “zone più prossime”, quando tutti hanno visto che il fumo aveva un pennacchio, ricadente verso terra, che si estendeva per tre, quattro chilometri di distanza dal fungo centrale.
A quanto pare l’unica autorità, che ha avuto il coraggio di dire le cose per quelle che erano, è stato il comandante dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri) per il Nord Italia, Michele Sarno, che ha affermato "La nube sta portando su Treviso un'abbondante quantità di diossina", successivamente oggetto di frettolose smentite incrociate ad opera dei suddetti enti.
E’ evidente che il cittadino di fronte a tutto ciò non può che perdere quel minimo di fiducia che poteva avere nelle istituzioni. La morale della favola è che a Treviso il 18 aprile si sono abbattute non una, ma bensì due nuvole nere: la prima nota a tutti, la seconda sulla credibilità delle istituzioni e sulle misure di salvaguardia adottate per la nostra salute.
Non ci resta che sperare che chi di dovere (ma chi ?) prenda subito tutte quelle misure utili ad evitare che queste due nuvole nere provochino col tempo, nella nostra già martoriata provincia, altre malattie e nuovi casi di tumore.
Andrea Zanoni Presidente Paesambiente
COMMENTO
“Chi di dovere” c’è, ma è molto peggio che se non ci fosse. Ormai mentire è la prassi, e allo stesso modo lo è trattare la gente come fosse una massa d’imbecilli e fare gli squallidi interessi di pochissimi a spese della collettività, e questo senza curarsi delle conseguenze. La salute? I bambini? L’ambiente? Il futuro? Sono i “terroristi” che si occupano di queste sciocchezze. Le “autorità” non devono allarmare la popolazione e se per fare questo si rischia di provocare qualche disastro, magari tenendo la scuola di fronte al rogo bella aperta o invitando gli amministrati a comportamenti sventati, che importa? E allora, via con la diossina che non esiste, via a sorvolare sulle polveri, via con analisi fatte senza strumenti ma a tempi da record mondiale, via ad insultare chi conosce un po’ di chimica e smaschera questi poveri personaggi, via a far passare l’ARPAV per un istituto scientifico che la sa lunga, via ad affittare l’ennesimo pseudoscienziato disposto a raccontare qualsiasi cosa dall’alto di una cattedra di cartapesta. Io non so se questi signori si rendano conto delle loro azioni, se abbiano idea che se sono lì non è per diritto divino ma perché prendono lo stipendio da quella gente che trattano senza alcun rispetto e di cui dovrebbero salvaguardare gl’interessi, se siano al corrente del fatto che non possono pensare di rivolgersi sempre a degl’incompetenti da rigirarsi come meglio fa loro comodo, e non so se qualcuno, magari i loro genitori, abbiano avuto occasione d’insegnare loro che cosa siano onestà e dignità. Se solo hanno sentore di qualcosa, non avranno altra scelta se non rassegnare subito le dimissioni. Intanto la magistratura dovrà impegnarsi a far luce su tutta la vicenda e chi deve pagare paghi, vigilando sui conti pubblici, in modo che non si intrighi in modo da far pagare alla collettività il danno provocato da pochi.
Stefano Montanari