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Da dove viene il cancro ai polmoni?

Di 15 Luglio 2013 2 commenti

Sia chiaro: ciò che chi avrà la pazienza di leggermi leggerà è scritto in tutta modestia.

Ha fatto grande scalpore, almeno in Italia, un articolo pubblicato qualche giorno fa dalla rivista Lancet, uno dei periodici più prestigiosi nel campo della Medicina. L’articolo a firma Ole Raaschou-Nielsen et al. intitolato “Air pollution and lung cancer incidence in 17 European cohorts: prospective analyses from the European Study of Cohorts for Air Pollution Effects (ESCAPE)” dice – riferito molto in soldoni – che l’inquinamento atmosferico da polveri fa aumentare i casi di cancro ai polmoni. La metodologia usata è quelle classica della Medicina, cioè uno studio basato su lavori precedenti, su grandi numeri – nel caso specifico 312.944 casi – e su tempi relativamente lunghi, qui quasi 13 anni.

Nessuna critica da parte mia. Anzi, un apprezzamento per l’enorme lavoro svolto da una corposa squadra formata soprattutto da medici, ma, dal punto di vista della Scienza, la novità sta vicina a zero. È ampiamente noto, e lo è da tempo immemorabile, come i corpi estranei che in qualche modo finiscono nell’organismo e per i quali non esiste espulsione provochino reazioni infiammatorie. Da meno tempo, ma non certo da ieri, è altrettanto noto che queste forme infiammatorie croniche possono costituire l’inizio di una forma tumorale. Insomma, nessuna sorpresa. La sorpresa ci fu una quindicina di anni fa quando noi scoprimmo che le polveri solide, inorganiche e non biodegradabili potevano restare nell’organismo ed innescare tutto il processo cui ho brevissimamente accennato. La sorpresa (condita da disappunto) fu tale che venimmo massacrati dalle istituzioni che vivevano – e, ahimè, vivono tuttora – anche grazie alle grasse elemosine di chi inquina. Piano piano, però, come la tosse e l’amore, la realtà dei fatti viene allo scoperto. Nulla importa se il merito della “rivelazione” va ad altri.

Non desti sorpresa il fatto rilevato che le polveri grossolane (PM10) inducono più casi di cancro di quanto non facciano le PM2,5 che sono 64 volte più piccole. Il fenomeno accade semplicemente perché queste ultime restano a livello polmonare solo per poche decine di secondi prima di finire nel sangue, terminando la loro corsa in ogni tessuto. Le PM10, invece, più grosse come sono, restano imprigionate nei polmoni dove esplicano localmente la loro patogenicità.

Tanto per completare le “scoperte” a scoppio ritardato (l’articolo di Lancet non c’entra), anni fa noi ci accorgemmo che le polveri sono capaci di creare trombi, provocando infarti, ictus e tromboembolie polmonari (una nostro foto al microscopio elettronico fu usata a lungo anche dal compianto dottor Roberto Topino), e, più o meno nello stesso periodo, documentammo che le particelle possono entrare nel nucleo delle cellule. Fu solo diversi anni dopo che arrivarono le università dei tromboni ad annunciare le loro “scoperte”, cioè nient’altro che la nostra roba usata.

Da ultimo, una noterella oncologicamente comica. Qualche bello spirito ebbe il colpo di genio di nominare l’ex presidente del Parma Calcio, il dottor Enrico Bondi (5 ottobre 1934 – vivente), commissario straordinario per il problemino “inaspettato” dell’Ilva (chi ricorda la mia conferenza di Taranto del marzo 2008?) dopo essere stato amministratore delegato dell’acciaieria. Ora il luminare Bondi ci spiega finalmente il perché a Taranto c’è qualcuno che schiatta di cancro si dice con maggiore frequenza rispetto alle attese: perché laggiù si fuma come turchi. Città portuale com’è – ci spiega il dottore – le sigarette sono incredibilmente disponibili (nelle città dell’interno è noto che le tabaccherie le sigarette le vendono solo su prescrizione medica) ed è per questo che sul lungomare tarantino si vedono schiere di lattanti in carrozzina che si fumano con voluttuosa avidità le mitiche Alfa, eccezionalmente ancora in commercio in città per la grande richiesta locale. Bondi? Un genio: riesce a farci ridere anche parlando di cancro.

2 Commenti
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Enrica
11 anni fa

A Livorno dagli incendi si sprigiona solo diossina http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2013/07/08/news/incendio-in-via-pian-di-rota-brucia-deposito-di-ferro-1.7388142 Qualche giorno fa a Livorno in una fabbrica di riciclaggio rifiuti si è sprigionato un furioso incendio che ha affumicato col suo pennacchio nero mezza città. Aspettavo con ansia le analisi dell’Arpat che sospettavo (chissà perché) non avrebbero trovato particolari inquinanti nell’aria, nonostante fossero andati a fuoco in maggioranza plastica e gomma in particolare paraurti di auto.Ma, con mia sorpresa,l’Arpat ha superato sé stessa: la diossina c’è (come poterlo ignorare?), ma tranquilli non è quella nociva, anzi sembra che questa faccia bene alla salute. http://www.quilivorno.it/news/cronaca-nera/nuvola-di-fumo-primi-responsi-diossine-nellaria-dopo-lincendio-ma-non-sono-quelle-pericolose/ RISPOSTA facciamo un atto di fede… Leggi il resto »

maria heibel
11 anni fa

Accertamenti analitici ARPAT15/07/2013 In relazione all’articolo apparso sul quotidano La Nazione di Livorno il giorno 13 luglio scorso, in cui si riportano indiscrezioni secondo le quali durante l’incendio presso la Ditta Galletti Autotrasporti non si sarebbero prodotte diossine, si precisa quanto segue. I risultati delle analisi condotti su campioni di particolato atmosferico prelevati dalla stazione di monitoraggio della qualità dell’aria collocata in Via Gobetti (la più vicina alla’rea dell’incendio), non ancora validati in via definitiva e perciò comunicati informalmente al tavolo tecnico riunitosi venerdì scorso 12 luglio, hanno evidenziato la formazione di diossine, evento atteso vista la tipologia dei rifiuti… Leggi il resto »