Lasciate che io pianga qui un amico e un maestro che se n’è andato. Parlo di Lorenzo Tomatis, uomo e scienziato vero e, dunque, senza compromessi, costretto a tanti anni di esilio per non aver voluto chiudere gli occhi davanti alle truffe cui la nostra salute è sottoposta e per non aver mai accettato di entrare nella cosca degli “scienziati” in doppio petto con un conto in banca a tanti zeri, ansiosi solo di gonfiare ulteriormente quei numeri, costi quel che costi. Agli altri, naturalmente. Oncologo di livello mondiale, direttore dal 1982 al 1993 dello IARC di Lione, l’ente internazionale per le ricerche sul cancro, era persona gentile che sapeva dire le cose senza mai alzare la voce. Però le cose le diceva, e tutte. Chi lo ascoltava? In pochi, perché a volte la gentilezza, l’educazione, l’understatement non pagano, specie quando si dicono cose scomode. Già malato, partecipava ancora a qualche riunione in cui aveva modo di sedere a fianco di troppo spesso sedicenti scienziati (forse qualcuno che mi legge era a Mantova qualche mese fa, quando si mise in scena un avvilente avanspettacolo di regime sull’inquinamento di quella città così ignobilmente devastata) e lui non mancava di far notare le sciocchezze e le incongruenze in cui si cadeva, spesso deliberatamente. In quelle occasioni, lo si lodava come si fa con tutti i vecchi e si continuava a fare gli affari propri, dove la parola affari conserva tutto il suo significato mercantile. Eppure Lorenzo era una miniera inesauribile di scienza e di saggezza. L’ultima volta che ebbi occasione di vederlo fu poco prima delle vacanze estive quando, con tutta la modestia dell’uomo che vive per sapere, venne fin da Trieste a trovarmi in laboratorio per approfondire alcuni aspetti di certe nostre indagini
nell’ambito di un lavoro che condividevamo. Accommitandoci – e io non potevo immaginare che sarebbe stato per sempre – parlammo per un attimo anche dell’oncologo del basilico, della polenta e del carbone “pulito”. Lui sorrise scuotendo la testa e mi disse: “Beh, ci sa fare con la gente.” “Ma dal punto di vista scientifico?” gli chiesi io. Fu un altro sorriso malinconico e un altro scrollare di testa. Lorenzo studiò i nostri studi, ci incoraggiò a proseguire nonostante tutto (era al corrente anche lui delle idiozie di certi blog) e ci confermò la sua opinione secondo cui le polveri che noi troviamo nei tessuti malati sono compatibili con l’insorgenza del cancro. Del resto, Lorenzo Tomatis non aveva posizioni di potere o d’interesse economico da difendere, le aveva sempre respinte come se respingerle fosse cosa dovuta e naturale, e così aveva acquistato il diritto di poter dire la verità senza fare due calcoli prima. Ora se n’è andato, portato via proprio dalla malattia che aveva combattuto con rispetto per tutta la sua vita. Ciao, Lorenzo. Se puoi, fa che chi può si ricordi di te. Da soli, noi quaggiù siamo tutti più poveri.