Laura Puppato l’ho conosciuta poco più di un anno fa nei pressi di Grosseto dove ero stato chiamato a tenere una conferenza sulle nanopatologie. Sindaco di Montebelluna, un paese della provincia virtuosa di Treviso, aveva fatto dell’ambientalismo vero la sua bandiera. Quello vero, insisto, non quello viscido di Legambiente con tutti i suoi numerosi e ramificati agganci con inceneritoristi, cementificatori, produttori di nanopolveri a mezzo filtro antiparticolato, e con le sue ridicole bandierine blu, né quello ipocrita del WWF che, a dispetto di quanto esso stesso sostiene e senza traccia di rispetto verso i suoi soci, si coccola nel comitato scientifico (!) Mario Tozzi, tuttologo mediatico con martelletto accluso, imbonitore per conto della multiutility Hera che in certe zone del Nord imperversa bruciando a più non posso. Poi, Laura Puppato l’avevo incontrata di nuovo a Maserada, a due passi da casa sua, in una serata di dibattito con alcuni “scienziati” chiamati lì da Unindustria, l’associazione degl’industriali, allo scopo di vendere alla gente l’idea d’impiantare due inceneritori in zona. Tra loro c’era pure un professore universitario, ormai vecchio del mestiere, dalla faccia tanto di bronzo da non provare vergogna nemmeno quando il copione imponeva di fingere che il principio di conservazione della massa non esistesse o quanto mostrava tutta la sua desolante impreparazione in campo sanitario, tanto da essere rumorosamente sbeffeggiato dal pubblico che queste cose le sapeva bene. Per la cronaca, il professore si rivelò un formidabile incassatore, anche delle bordate della biologa dott.ssa Ellis Favotto, e se ne uscì dalla sala con il sorriso sulle labbra. Quella sera, come sempre, Laura fu una specie di Giovanna d’Arco con la spada sguainata e mostrò a tutti, con la forza incontestabile dei fatti,
come si potesse gestire il problema, altrove finto irrisolvibile dei rifiuti: un po’ di scienza, un pizzico appena di tecnica e tanto buon senso. Se le cose si spiegano correttamente, completamente e senza imbrogli, la gente capisce al volo, e la Puppato le cose le spiegava proprio così, con il convincimento trascinante che viene dall’onestà. Ora arriva come una pugnalata una notizia: Laura Puppato aderisce al nascente Partito Democratico. Sì, proprio quello di Veltroni, del Veltroni apparentemente agghindato di una logica che non ha un piede su cui reggersi altro che sulle anestetiche note da Pifferaio di Hamelin, ma di fatto nudo in tutta la sua sublime ignoranza in campo ambientale, subdolo untore dell’occhiuta rapina che DS e Margherita, unite pragmaticamente e sinergicamente le forze, si preparano a perpetrare ai nostri danni per spartirsi un bottino ancora ben grasso e da acquolina in bocca, come già non bastasse lo scempio cui, separatamente, stanno sottoponendo da tempo il nostro povero Paese ormai in via di devastazione. Chi ha avuto modo di leggere le righe circostanziate di Maurizio Pallante (in pdf in questo sito) si è senz’altro reso conto dell’allarmante inettitudine del personaggio a proporsi come nuovo nocchiero di quella carretta del mare che è l’Italia, un personaggio cui nessuno con un minimo di cultura o di buon senso affiderebbe la pulizia della sua cucina. E che dire del PD se non che, con la nascita di questo mostro, il grande capitale così furbescamente contrabbandato come pubblico troverà un propellente ancora più efficace? Eppure, stando alla notizia, Laura Puppato si sarebbe fatta incantare dalle sirene del potere. Qualche giorno fa, ricevuta la notizia, ho mandato alla Laura che avevo conosciuto una mail, chiedendole ragione del suo passo, ma non ho avuto risposta. Magari si tratta di una bufala giornalistica, di un malinteso, o che so io, ma perché non c’è la risposta? Non sarà la nostra Laura già entrata nei panni del personaggio politico italiota, assunta in cielo come la Madonna e ormai irreversibilmente distaccata dal mondo di tutti i giorni? A noi restati in terra preme sapere quale sia la verità e resta, pur flebile, la speranza che non sia vero niente, che Laura rimanga con noi. Un ingresso nella politica maggiore – almeno quella che noi chiamiamo politica – ci poteva e, anzi, ci doveva stare come un imperativo. Le liste civiche (che, però, non garantiscono poltrone) l’avrebbero accolta a braccia aperte. Laura avrebbe fatto sventolare intrepidamente la sua, la nostra, bandiera e ci avrebbe rappresentati tutti con le sue capacità, con la sua esperienza e con il suo coraggio. Ma così? Perché? Gli amici di Treviso mi dicono che Laura, riducendo così al lumicino le speranze mie che l’avevo ammirata e seguita, giustifica la sua mossa con un “bisogna combattere dal di dentro.” A me viene malinconicamente da sorridere. Per "dentro" si intende dentro il sistema non dentro una maggioranza che va in un'altra direzione. Combattere da sola, da peon, contro un elefante che si nutre proprio di quel cibo che lei pretenderebbe di eliminare? Ma via! Siamo seri.