Pubblico così come l'ho ricevuta questa lettera di Lorena Coletti. Uno, centomila o, ancora una volta, sempre, nessuno?
Mi chiamo Lorena Coletti, mio fratello Giuseppe Coletti, il 25 novembre 2006, è stata una della vittime dell'incendio dell'oleificio di Campello Sul Clitunno.
Quel giorno ero a lavoro e ho saputo la notizia tardissimo.L'accaduto si è verificato in pochissimi istanti, durante i quali, i 4 lavoratori, tra cui mio fratello, si trovavano a fare una riparazione a dei silos della Umbria Olii con sede in Campello sul Clitunno.
Durante questa riparazione, 2 dei lavoratori, precisamente mio fratello e il proprietario della ditta appaltatrice e datore di lavoro (Sig Manili), erano sul luogo per verificare lo stato dei lavori ormai ultimati.Quando ad un tratto è avvenuta l'esplosione di uno dei silos, che ha sbalzato i quattro lavoratori in aria per oltre 50 metri, facendo ricadere i loro corpi a terra.Dall'esplosione è divampato un incendio, che ha reso ulteriormente più difficili i soccorsi e il ritrovamento dei corpi.Da notare che alcuni sono stati ritrovati dopo 3 giorni.
Da quel giorno la mia vita è cambiata, e con la mia quella di mia cognata.Non abbiamo più pace nel nostro profondo sub inconscio.Il 13 febbraio 2008 è iniziato il processo.
Ci aggrappiamo ancora ad un filo di speranza, che almeno per una volta venga fatta giustizia, ma se non ci sarà, quei quattro operai, sarà come se fosserò stati uccisi una seconda volta.
Ora voglio sfogarmi, sono stata in silenzio per troppo tempo, e adesso non voglio più.
Dentro al mio silenzio c'è tanta
rabbia, che voglio gridare al mondo intero, specialmente a chi fa i soldi con le vite degli altri.
Ho visto sorridere Giorgio Del Papa, vorrei sapere se almeno per una volta si è chiesto quanto è profondo il dolore che noi familiari stiamo portando dentro.
Anche se sono passati 17 mesi dalla tragedia, il nostro dolore è più vivo che mai.E' facile prendersela con dei lavoratori morti, giustificando l'errore umano.
Per quello che mi riguarda, mio fratello è stato messo a lavorare sopra una "bomba atomica", ed è esploso con il primo silos, scaraventato in aria per 50 metri, ma Giorgio Del Papa non c'era li in fabbrica.
A Del Papa è permesso di andare, di uscire, di aprire altri stabilimenti, di rilasciare interviste, e di incolpare gli operai che lui ha ucciso.
Ma io difenderò mio fratello finchè avrò fiato e vita, però Del Papa non lo perdono.Lui si deve mettere in ginocchio, ed implorarmi il suo perdono, con tutte le fiamme che quel giorno hanno fatto morire mio fratello.
Voglio chiedere una cosa allo Stato: Perchè va in carcere un uomo che uccide per legittima difesa, mentre chi uccide quattro uomini, viene lasciato libero come se niente fosse accaduto?
Quante vedove devono piangere sui corpi dei loro mariti, quanti padri i propri figli defunti, e quanti fratelli il loro stesso sangue, e quanti figli i loro padri, e quanti nipoti i propri cari?
Credo nella giustizia, ma se non ci sarà, credo nella giustizia di Dio.
Vorrei solo che Giorgio Del Papa, non avesse più pace per il resto dei suoi giorni, e che passasse tutte le pene che stiamo passando noi in questi 17 mesi dopo la tragedia.Alla commemorazione del 25 novembre 2007, sui cancelli c'erano dei cartelli, con dei versi presi da una preghiera di San Francesco: "Signore fa di me uno strumento della tua pace; dove è odio fa che io porti l'amore, dove è offesa che io porti il perdono, dove è discordia che io porti l'unione".
Voglio dire una cosa a Del Papa: con queste scritte, lui ha offeso anche San Francesco Patrono D'Italia.
Con la sua arroganza ha fatti si, che dove c'era amore ha portato l'odio, dove c'era il perdono ha portato l'offesa, dove c'era l'unione ha portato la discordia, e dove c'era verità ha portato errore.
Questo è quello che ha fatto alla nostra famiglia.Mentre San Francesco si è denudato di tutti i suoi beni per aiutare i bisognosi, Giorgio Del Papa ha fatto l'opposto.
Quei fiori che lui ha messo dentro il cancello, poteva farne a meno.
Di certo non ci sono stati di conforto, ma ci hanno fatto aumentare la rabbia. Gli chiedo solo di mettersi nei nostri panni, e di prendersi la propria responsabilità una volta per tutte, senza fare sotterfugi. Io come mia cognata e tutte le altre famiglie dei lavoratori vittime di questa strage vogliamo e cerchiamo chiarezza su questa vicenda.
Ci è stato ripetuto più volte da diverse autorità, che sicuramente questi incidenti non devono più ripetersi nel futuro, ma a quanto vedo dalla strage di Campello, le morti sul lavoro sono aumentate.U
n altro punto importante, è cosa e quale futuro nell'ambito lavorativo lasciamo ai nostri figli?
Bene, in conclusione tutte noi famiglie, amici e cari, noi vittime delle morti bianche, cerchiamo qualcuno che faccia chiarezza e luce su queste vicende, perchè non vengano dimenticate, ma soprattutto, non si ripetano mai più.
Saluti,
Lorena Coletti.