Blog

Che figura di…!

Credo che ogni tanto non sia male ritornare qualche tempo indietro e confrontare ciò che accadeva allora con lo stato delle cose oggi.

Senza spingerci troppo in là, riandiamo al 3 ottobre 2011. Siamo a Roma, siamo alla sede del Cnr, e lì si svolge un convegno intitolato “Nanotecnologie, nanoparticelle e salute: quali evidenze?”. L’organizzazione è a cura della Direzione Generale della Sanità Militare.

Per motivi misteriosi, anche se non

troppo, gl’invitati sono personaggi che esibiscono un petto affollato di medaglie al valore scientifico (?): Mario Di Gioacchino, Luigi Manzo, Enrico Sabbioni, Silvana Fiorito. E poi Iavicoli, Cubadda, Bernardini… Ognuno di loro certo meritevole del famoso o famigerato “chi?” renziano, ma presentati come il Gotha. Un Gotha di che sarebbe difficile da spiegare, visto che nessuno di costoro ha la benché minima esperienza del tema in questione, ma l’importante è l’immagine. Al massimo, al di là di qualche impegno burocratico che nulla ci azzecca con l’argomento, qualcuno ha preso delle nanoparticelle ingegnerizzate, vale a dire costruite appositamente in laboratorio, con dimensione, forma e composizione (a volte solo Carbonio) accuratamente allestite e le ha messe a contatto con delle cellule in un terreno di coltura. Ancora una volta: che ci azzecca? Nulla, naturalmente, ma che importa? Dunque, risultato: nessuno. Il che era più che ovvio. Da qui la conclusione: le particelle non fanno male, conclusione trionfalmente ripresa con sollievo dai media (c’era pure la mitica RAI TV con l’ancor più mitico scienziato Michele Mirabella, laureato in lettere e tuttologo sanitario) e, manco a dirlo, dal Ministero della Difesa che emana immantinente un comunicato stampa. Da quel 3 ottobre, grazie a “scienziati” che si sono esibiti in laboratorio facendo cose che non c’entrano manco per l’anima con le malattie da polveri, siamo tutti tranquilli.

Caso vuole che,  io relegato tra lo scarso pubblico, tra gl’invitati ci fosse pure mia moglie, l’unica persona del consesso che avesse esperienza vera e sul campo di nanoparticelle e salute umana, se non altro per avere scoperto anni prima proprio le nanopatologie (suo è perfino il nome) e per avere esaminato più o meno 2.000 casi. Chissà come mai, la si è ascoltata distrattamente e non la si è chiamata per le conclusioni.

Non so quanto sia utile sottolineare che le particelle presenti nell’ambiente sono ben altro rispetto a quelle fatte in laboratorio con i criteri usati per l’occasione e, soprattutto, che l’impatto con un organismo, con i vari organi e con i vari tessuti non ha niente a che fare con esperimenti che assomigliano tanto a una buffonata se se ne pretende un’estrapolazione così grottescamente assurda.

Chi vuole sapere qualcosa di più (ma capisco che oggi c’è fretta), può rileggersi un mio articolo di allora pubblicato dal periodico Giorni (https://www.stefanomontanari.net/sito/images/pdf/gmd_nanopatologie.pdf)

Venendo ad oggi, anzi, ad ottobre 2012, lo IARC, l’istituto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, certifica anche burocraticamente ciò che gli scienziati – quelli veri, però, e non quelli con le medaglie – sapevano da anni: le particelle sono cancerogeni di classe I, cioè più di così sarebbe davvero difficile.

Mi chiedo se gli “scienziati” del 3 ottobre 2011 siano venuti a conoscenza della cosa o se siano talmente impegnati, magari a valutare a maniche rimboccate  il sale antimalocchio di Wanna Marchi su cellule staminali di unicorno albino, da non curarsi di pinzellacchere del genere. E i media di allora, RAI e luminare Mirabella al seguito? E il Ministero?