La differenza tra una cultura di pace e una cultura di guerra, se mi permette il paragone, è la stessa che corre tra la raccolta differenziata e un inceneritore. Per la prima è necessaria la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla ricerca di soluzioni di fondo che sono impraticabili in solitudine. Per la seconda basta delegare pensiero e azioni ad un qualsiasi potere che vomiti soluzioni a breve termine, le quali spesso si rivelano peggiori del male stesso. Abbiamo tutti visto le immagini delle contestazioni alla fiaccola olimpica che, poverina, era un simbolo di pace e si ritrova invece assunta a simbolo del genocidio culturale in Tibet e Turkestan orientale, delle 5.000 condanne a morte in Cina ogni anno, delle violazioni dei diritti umani e della repressione del dissenso nel passato e nel presente. Suo malgrado, la fiaccola è diventata il simbolo di un mondo che non vogliamo, in cui una qualsiasi festa di piazza, sebbene a cinque cerchi, rende il popolo cieco, sordo e felice.E allora fioccano le espressioni forti, la parole indignate, le proposte di andare no, andare forse, andare solo un poco, andare ma senza dare nell'occhio, andare perché mica non si puó andare… e tutti davanti alla TV a chiedersi se Totti sarà il fuori-quota nella nazionale. Ma la vera cultura di pace è nelle parole di Gandhi: devi essere tu il cambiamento che chiedi al mondo!
Sarebbe una pretesa contraria ad una vera cultura di pace chiedere a poche migliaia di atleti professionisti di sacrificare tutto il loro lavoro di anni, di sacrificare magari l'unica possibilità nella vita di ottenere uno sponsor, perché ***io*** non sono d'accordo col significato di questi Giochi Olimpici 2008.
Io non sono d'accordo quindi io boicotto! Non guardo i Giochi in TV, non compro i giornali che ne parlano, non ne parlo con gli amici, li cancello dalla mia esistenza. Io vivrò quest'anno senza le Olimpiadi.
Questa è lotta non violenta, resistenza intellettuale, cittadinanza attiva: spegniamo questa fiaccola olimpica con il freddo della nostra disapprovazione!
Con la stessa disapprovazione colpiremo gli ipocriti accordi commerciali firmati dai nostri ministri ciechi, i tributi ad un regime illiberale da parte dei nostri ministri sordi, il silenzio sui diritti umani dei nostri ministri muti.
Con la stessa disapprovazione colpiremo tutti gli atti di abuso, sopraffazione, repressione, cancellazione dell'opposizione e del dissenso che si consumano in tutti i Paesi del mondo, dalla Cina all'Italia, da Tien An Men ad Abu Ghraib a Bolzaneto.
Alzeremo la voce nello stesso momento contro tutte le bugie dette per giustificare le guerre, contro tutte le guerre nascoste del mondo, contro il predominio dell'economia sulla società civile, contro l'aumento del PIL a danno della questione morale, contesteremo l'arroganza di chi crede che avere il potere significhi avere la verità.
Spegniamo la fiaccola, simbolo incolpevole dell'ingiustizia nel mondo.
Durante i Giochi Olimpici, spegniamo la televisione!Questo appello parte dal BIPPIblog ma deve viaggiare nella rete. Invito tutti i bloggers a pubblicarlo. Invito tutti voi che leggete questa lettera a copiare e incollare il post del BIPPIblog su tutti i blog e i forum che riuscirete a trovare, sulle message boards, nelle mailing list. Traducetelo in altre lingue, mandatelo a tutti per mail, affiggetelo nelle bacheche universitarie, mettetene a parte i giornali e le radio.
Invito tutti coloro che vivono senza catene a dissociarsi da questi Giochi Olimpici 2008 e a dichiararlo con un messaggio, in calce al post originario sul BIPPIblog stesso, all'indirizzo http://bippi.blogspot.com/2008/04/spegniamo-la-fiaccola-spegniamo-la.html. Dichiarare il proprio dissenso è importante, tanto importante quanto il dissenso stesso. Che tutti possano leggere ed esserne coscienti: io non sono d'accordo!
Siamo tantissimi, non restiamo muti anche noi in questo deserto di telegiornali muti; facciamo sentire forte la nostra voce su internet, ultimo luogo della libertà intellettuale; colpiamo il potere cieco, muto e sordo nel suo regno ovattato di denaro e pubblicità; urliamo la nostra protesta pacifica nell'unico modo che la nomenklatura e la casta sanno ascoltare: spegniamo la televisione! GrazieBruno Picozzi