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Biomasse nel Salento: la follia non risparmia nessuno

L’OLIO D’OLIVA PER L’ENERGIA PULITA:
PERCHÈ MANDARE IN FUMO L’UNICA RICCHEZZA SALENTINA?

La demagogia usata dai sostenitori della campagna di persuasione-disinformazione reclamizzata, in questo periodo, per l’uso dell’olio d’oliva per produrre la “supposta” Energia pulita per indurre i salentini ad accettarne l’idea, ha raggiunto ormai livelli paradossali di ossessione pura.

Fa rabbrividire sapere che ci sono 80.000 ettari di oliveto nel Salento che non si riesce a condurre dal punto di vista economico, che gli agricoltori propongono di sradicare e che domani potrebbero essere usati per produrre ENERGIA PULITA, per dare una nuova opportunità di mercato all’agricoltura in crisi e creare nuovi posti di lavoro.

In realtà, le falsità propagandate a suon di decine di migliaia di euro potrebbero indurre a ragionare in termini utilitaristici immediati, piuttosto che  a strategie più lungimiranti a più ampio respiro, che porterebbero a ben altri più proficui risultati. Di fatto, i vari ragionamenti sull’argomento sono strettamente collegati fra loro. Anzitutto, per quanto riguarda gli ettari di oliveto che non producono reddito, si deve dire che la colpa è da attribuire soprattutto ai nostri rappresentanti politici sia a livello comunitario, che non sanno, non vogliono o non riescono a proteggere adeguatamente gli interessi del Salento la cui vocazione principale era e resta orientata verso il settore agricolo, sia a livello provinciale, ambito in cui i politici e i rappresentanti delle varie associazioni di categoria, non hanno saputo difendere e promuovere adeguatamente le imprese, i lavoratori e il marketing di settore. Se oggi gli olivicoltori minacciano di sradicare gli alberi d’oli
 vo è perché sono sfiduciati e privi di speranze nel futuro e non per colpe attribuibili a loro.

Ma è giusta la proposta che viene oggi dalle “menti pensanti” del mondo dell’imprenditoria e dalle associazioni di categoria? Dovrebbero quegli 80.000 alberi essere destinati a produrre ENERGIA PULITA? E soprattutto: potrebbe questa soluzione salvare l’agricoltura salentina? Potrebbe essere considerata una nuova opportunità di mercato per l’agricoltura in crisi? La risposta può essere una sola e valida per tutte le domande: “sicuramente no!”

In primo luogo, perché se l’olio d’oliva lampante venisse usato come combustibile per gli impianti a biomasse perderebbe quella credibilità di “Olio di Qualità” che, faticosamente, tanti coraggiosi imprenditori salentini stanno cercando di promuovere da qualche anno a questa parte, a costo di innumerevoli sacrifici, nonostante il mancato sostegno dei politici che hanno promosso, a livello nazionale e comunitario, lo sviluppo dell’industria a scapito dell’agricoltura, determinando negli anni la crisi del settore.

In secondo luogo, perché se dovesse passare questa balzana idea dell’olio come combustibile il prezzo calerebbe ulteriormente, dagli attuali Euro 1,50 al litro, a pochi centesimi perché si troverebbe da subito a dover affrontare la concorrenza dei paesi nordafricani e della Grecia che, producendo un prodotto di scarsa qualità, sarebbero in grado di rifornire il mercato con olio a prezzi irrisori, vicini a 20 o 30 centesimi al litro. Dunque, a che servirebbe aver degradato il nostro olio lampante al “rango” di combustibile per impianti a biomasse? A nulla! Perché nel Salento gli olivicoltori non sarebbero tanto autolesionisti da produrre e vendere sottocosto il prodotto delle loro fatiche! E allora, quale salvezza porterebbe per il settore una politica agricola tanto insensata? Quanti posti di lavoro sarebbero creati? Pressoché zero! Anzi il settore entrerebbe in una crisi così profonda e radicale che porterebbe all’abbandono definitivo delle campagne e dell’agricoltura.

Quali risposte dare allora alle migliaia di olivicoltori che vedono svanire il frutto delle loro fatiche giorno per giorno? E’ difficile elaborare una ricetta risolutiva e omnicomprensiva, ma certamente priorità dovrebbe essere data alle imprese agricole nell’accesso al credito a tassi e condizioni veramente agevolati, così come avviene al Nord per il settore industriale, in modo da permettere la promozione, il rilancio e la ristrutturazione delle imprese salentine. Poi, creare un gruppo di lavoro provinciale permanente, dotato di adeguati mezzi finanziari, col compito di elaborare e mettere in atto strategie per la promozione dell’immagine del Salento come terra di produzione di olio DOC per incoraggiarne il consumo su tutti i mercati internazionali, assicurandone l’unicità e le superiori qualità organolettiche rispetto ai prodotti di altre zone, realizzando una campagna promozionale permanente, su tutti i media e con tutti i mezzi, così come viene fatto da altre nazioni per
  altri prodotti, sostenuti anche finanziariamente a livello europeo. In questo modo si realizzerebbero veramente le premesse per un rilancio a livello internazionale dell’olio salentino che porterebbe, questa volta sì, ad un aumento di stima e di prezzo del nostro prodotto e che sarebbe di stimolo ed incentivo a tutto il comparto sia dal punto di vista della redditività, sia dal punto di vista dell’offerta di posti lavoro.

di Franco Candido
Ora, quali risposte dare a quanto scrivono loro nel post seguente?

 E' SBAGLIATO pensare che il biocombustibile utilizzato per l'attivazione della centrale sia L'OLIO D'OLIVA PURO, perchè non è così. …INFORMAZIONEEEEE!!!!!!!!!!

PERCHE' DICIAMO SI ALLA CENTRALE AD OLII VEGETALI:

1) PERCHE' E' FALSO CHE L'AGRICOLTURA SALENTINA NON PUO' FORNIRE GLI OLII VEGETALI NECESSARI AL FUNZIONAMENTO DELLA CENTRALE

Il Salento è la terra in cui si produce il maggior quantitativo di olio vegetale.
La centrale è costituita da un motore che può essere alimentato con OLIO VEGETALE GREZZO DI VARI TIPI.
Nel salento si producono annualmente in medio 700.000 ton di sansa umida che viene praticamente regalata ai sansifici e da cui, con una semplice estrazione centrifuga, si possono ricavare 7.000 ton di olio.
Nel Salento si producono annualmente in media 40.000 ton di olio di oliva lampante (storicamente destinato alla combustione e perciò detto lampante) di PESSIMA qualità alimentare, che invece potrebbero essere in parte utilizzati per la centrale)
Nell'ambito dell'area definita in filiera corta (nel raggio di 70 Km dalla centrale) insistono circa 120000 ettari di terreno destinato a seminativo che, nella normale e dovuta rotazione agnonomica quadriennale, possono ospitare una coltura oleaginosa (colza, girasole, cartamo e tabacco da olio).
Lo si è sempre fatto (12.000 ha nell'anno 2000_DATI EGEA) e lo si continua a fare oggi, senza irrigazione e con modestissimo utilizzo di concimi.

2) PERCHE' E' FALSO CHE LA CENTRALE INQUINA:

NON E' VERO che la centrale è a biodisel; infatti verrà alimentata ad OLIO VEGETALE GREZZO!!!
NON E' VERO che c'è pericolo di rilascio di diossinanei fiumi; dalla COMBUSTIONE DELL'OLIO VEGETALE NON SI PUO' FISICAMENTE FORMARE DIOSSINA!
NON E' VERO CHE C'E' PERICOLO DI RILASCIO DI ACREOLINA NEI FIUMI; alla temperatura di esercizio dei motori non si può formare acreolina.
I fumi verranno trattati con la migliore tecnologia di abbattimento esistentee verranno monitorati in continuo ed in sede remota ed indiopendente.
La potenza della centrale è 200 volte INFERIORE a quello del polo energetico di Brindisi (che peraltro utilizza per la gran parte il carbone) ed è VERGOGNOSO soltanto il pensare di associarla all'ILVA di Taranto.
Una centrale analoga, ma di potenza quattro volte superiore, si trova alla periferia di Monopoli, e NON si è riscontrato alcun problema nè lamentele da parte dell'opinione pubblica.

3) PERCHE' E' FALSO CHE LA CENTRALE PRODURRA' VANTAGGI PER POCHI:

Non è vero che la centrale godrà di finanziamenti pubblici; infatti verrà realizzata interamente con capitali privati.
Non è vero che sarà a vantaggio esclusivo del GRUPPO ITALGEST;
infatti nel capitale della società HELIANTOS 1 entreranno le aziende agricole interessate all'accordo di filiera.

PER QUESTI MOTIVI

Ribadiamo la nostra piena condivisione del Progetto " HELIANTOS 1", perchè la centrale rappresenta una infrastruttura necessaria a creare opportunità di VALORIZZAZIONE ECONOMICA delle produzioni e sottoproduzioni dell'agricoltura Salentina, secondo un modello di crescita diffusa e partecipata sul territorio attraverso la molteplicità delle piccole e medie aziende agricole che saranno coinvolte.

Coldiretti Lecce

pubblicato da
Pierluigi Tundo