Tito Livio se ne lamentava già prima che Cristo nascesse: gli schiavi che lavoravano nelle miniere d’amianto o di talco, minerali che si assomigliano molto, si ammalavano e dovevano essere sostituiti troppo spesso; il che aumentava i costi di produzione. Eppure l’amianto era troppo attraente per accantonarlo: si poteva filare, resisteva benissimo al fuoco, se ne potevano fare lenzuoli in cui avvolgere i cadaveri da cremare e tovaglie da ripulire proprio alla fiamma. Poi, tanti secoli dopo, si fecero i materassi “Salamandra”, si fecero coibentazioni per ogni uso, si fecero insonorizzazioni, si fecero il Linoleum e l’Eternit, si fecero delle colle, dei filtri: insomma, un po’ di tutto. Naturalmente il business legato a questo minerale diventò interessante, tanto interessante che l’antica osservazione di Tito Livio venne volutamente dimenticata e nessuna attenzione si prestò a quegli studiosi che già dall’Ottocento associavano almeno un paio di malattie, l’asbestosi e il mesotelioma, all’esposizione all’amianto. E c’era anche il business del talco, una polvere minerale che la potenza della pubblicità riuscì a collegare stabilmente ad un pur misterioso e difficilmente sostenibile concetto d’igiene. Fu così che milioni di bambini estratti dai loro bagnetti furono, e sono, impolverati da nuvole artificialmente profumate fatte di pietra macinata che forzatamente erano, e restano, costretti ad inalare, amorosamente bombardati chimico-fisicamente da mamme e da nonne. Uno dei problemi legati all’amianto è quello dell’insorgenza di un paio di forme di cancro che si chiamano rispettivamente mesotelioma pleurico e mesotelioma peritoneale e che, ahimé, non lasciano scampo ad una morte dolorosissima. Questa malattia ha una latenza che può arrivare anche a 40 anni, il che rende un po’ complicata la vita agli epidemiologi, ma ormai la cosa è assodata e di questa latenza si tiene conto. Tutto questo noi lo sappiamo da ben più di un secolo, eppure è solo nel 1992 che la legge, in vigore poi dall’anno seguente, si è arresa all’evidenza. Più o meno la stessa cosa che sta accadendo oggi con gl’inceneritori: gli stessi interessi, gli stessi politici di rapina, gli stessi “scienziati” in vendita, le stesse stragi silenziose. “Ci siamo beccati minacce – arrivate subito dopo il nostro lavoro sull'amianto – pressioni per il taglio dei fondi e anche "offerte" in cambio di un atteggiamento più morbido: per esempio, l'apertura di un conto segreto del quale avrei saputo
il numero solo il giorno in cui sarei andato in pensione, in modo che, se interrogato, potessi negarne l'esistenza senza mentire!” Sono parole di Lorenzo Tomatis, l’oncologo (vero, non quello del basilico) di fama mondiale appena scomparso che per anni ha diretto lo IARC di Lione. L’uso sconsiderato in crescita esponenziale che si è fatto di questo minerale lo stiamo pagando ora con un incremento inarrestabile di casi di mesotelioma, inarrestabile perché non esiste cura altro che la prevenzione primaria, cioè la non esposizione.La conferma del pericolo arriva dal dottor Roberto Topino, specialista in Medicina del Lavoro di Torino: "Studi condotti su diverse città italiane (Milano, Casale Monferrato, Brescia, Ancona, Bologna, Firenze), hanno evidenziato concentrazioni aerodisperse di amianto crisotilo comprese tra 0,1 e 2,6 fibre/litro. Come confermato da esperti del Politecnico e dell'Inail, la concentrazione media di amianto nel fondo urbano torinese è di 1 fibra/litro. Il primo livello di allarme (2 fibre/litro) può essere indicativo di una situazione di inquinamento in atto. Con la presenza di una fibra/litro, ipotizzando un volume di aria respirata di 18 metri cubi al giorno, si può ritenere, con buona approssimazione, che un torinese respiri in un giorno 18.000 (diciottomila) fibre di amianto, questo valore viene definito "Concentrazione di Riferimento Ambientale" (CRA). Si tratta di una misura elevatissima rispetto alle tolleranze ammesse in altri Paesi: lo Stato della California ha stabilito, come livello di rischio non significativo, il valore CRA di 100 fibre al giorno di amianto crisotilo, che per essere correttamente misurato richiederebbe di avere a disposizione una tecnica strumentale e una procedura in grado di raggiungere un limite di rilevabilità pari a 0,005 fibre/litro. Gli strumenti attualmente utilizzati non hanno una tale precisione, ma servono solo a misurare concentrazioni molto più elevate. Di solito gli apparecchi usati per le misurazioni hanno una sensibilità che non scende sotto una fibra ogni due litri d’aria, pertanto è possibile respirare fino a 9.000 fibre di amianto in un giorno con apparecchi “a norma di legge”, che segnano zero. Giustamente il legislatore, considerati i limiti dei rilievi ambientali, ha stabilito che il monitoraggio non può rappresentare da solo un criterio adatto per valutare la possibilità di dispersione delle fibre killer”.A New York il crollo delle torri ha disperso nell’aria quantità immense di questo minerale le cui fibre sono sottilissime, più o meno 1.300 – 1.400 volte più sottili di un capello, e rimangono sospese in atmosfera, trasportate qua e là, praticamente in eterno. E, come ormai è noto a tutti, più una particella non biodegradabile e non biocompatibile è piccola, più è aggressiva nei riguardi dell’organismo. Così gli americani si ritroveranno un bel po’ di casi di mesotelioma non preventivati che andranno ben oltre le previsioni secondo cui il culmine della mortalità, dopo la messa la bando, si sarebbe dovuto verificare tra il 2011 e il 2013 per poi scemare. E allora in tanti edifici in cui c’è ancora il vecchio Linoleum o in cui l’amianto è stato spruzzato come coibentante, staremo tutti tranquilli. Chi ha mai fatto rilievi (veri, però) al palazzo della RAI di Via Cernaia a Torino dove, stando al costruttore, si sono usati 7 kg di amianto per metro quadro d’infisso? Nessuna accusa, va da sé: solo una curiosità tra le tante. “In particolare, per le scuole, ho prove scritte di un caso di presenza di polveri di amianto in quantità tale da superare il livello di allarme previsto per i luoghi di lavoro, non per nulla cominciano ad arrivare le prime segnalazioni di tumori da amianto tra i dipendenti delle scuole di Torino” aggiunge ancora il dottor Topino. E le discariche di amianto? Di quelle ne abbiamo in abbondanza. Basta andare a Paese, non lontano da Treviso, per vedere uno dei più grandi mostri del mondo di questa categoria. Insomma, un altro bel massacro inarrestabile e silenzioso perpetrato per l’ingordigia di qualcuno. Tra qualche anno, conteremo i morti bruciati al fuoco dei cosiddetti “termovalorizzatori” mentre i responsabili l’avranno fatta franca ed avranno le tasche piene. Sempre che siano sopravvissuti a loro stessi.