Ora che la grande sbornia elettorale è passata, che i cortei, le sfilate, le feste e le facce trionfanti dei nuovi eletti sono sfumate, finalmente si materializza in tutta la sua drammaticità la nefanda situazione del nostro Paese. Per mesi era parso tutto normale, come fosse niente, come se la mondezza, i rom, gli stupri e gli omicidi fossero d’incanto scomparsi. Ci svegliamo finalmente dopo il lungo letargo e inizia a Chiaiano la triste realtà.
Negli occhi e nei volti di quella gente c’è l’impronta più nitida dell’ombra di morte che aleggia intorno alla nostra democrazia. Uomini, donne, vecchi e bambini che difendono disperatamente la loro terra vigliaccamente stuprata e saccheggiata da decenni di connivenze tra amministratori politici, clan camorristici e potentati economici e ancora una volta presa d’assalto dalla violenza di stato. Poliziotti in assetto anti sommossa freddi e lucidi che li fronteggiano spavaldi neanche avessero di fronte una curva da stadio. Un governo appena insediato che pretende di risolvere un problema annoso e ormai in cancrena come fosse un’operazione da guerra lampo ed uno appena in congedo che lo ha lasciato marcire inerme fino alla catastrofe. Presidente di regione e sindaci di comuni che, nel lago di vergogna in cui sono immersi, non trovano neanche lo squallido pudore di presentare indecorose dimissioni. TV di stato e giornali di regime che propinano servizi su quanto accaduto come se fossero stati vecchi e bambini ad aggredire i poliziotti e non invece questi ultimi a farsi largo con calci sugli stinchi e manganellate alle ginocchia. Nei lividi e nel sangue di quella gente annaspa la nostra democrazia, la nostra sovranità e la nostra libertà. E questo è solo l’inizio.
Pensare di risolvere il problema della spazzatura sulle strade, in città che ne producono svariate tonnellate al giorno, semplicemente riversandola su un territorio ormai devastato è come pensare di svuotare una vasca con il rubinetto aperto e lo scarico occluso. BISOGNEREBBE CHIUDERE IL RUBINETTO, non serve neanche cercare di liberare lo scarico. In Campania dovrebbe essere fatta una scelta epocale, rivoluzionaria, mai fatta prima ma ormai assolutamente necessaria, non esistono altre soluzioni definitive. Altre discariche o altri inceneritori non farebbero che allungare l’agonia di una terra ormai malata terminale. Da oggi, da adesso, dovrebbe essere rallentata il più possibile la produzione pro capite di rifiuti. Dovrebbe essere fatto divieto nei mercati, nei supermercati, nei centri di distribuzione di utilizzare buste di plastica, dovrebbero essere distribuite dai Comuni solo buste di stoffa riusabili. Dovrebbe essere fatto divieto di acquistare acqua in bottiglie monouso, l’acqua dovrebbe essere acquistata da erogatori alla spina portando con sé bottiglie di vetro. Identico divieto per vino, olio, latte, yogurt, detersivi, detergenti, shampoo, bagnoschiuma, dentifrici. Divieto di acquistare prodotti usa e getta, no ai fazzoletti e ai tovaglioli di carta, no alla carta da tavola, no alle lamette monouso, no ai pannolini monuso, no ai bicchieri e piatti di plastica, tutto ciò che si acquista dovrebbe essere di materiale durevole . Divieto di acquistare qualsiasi prodotto alimentare in scatole, scatolette, buste, lattine o involucri di plastica, legumi, ortaggi, tonno, sardine, pasta, riso, pane, biscotti, formaggi, affettati dovrebbero essere venduti SOLO al banco avvolti in imballi di carta di mais fornita ai venditori dai Comuni. Divieto di acquistare televisioni, radio, telefonini, frigoriferi, forni, lavatrici, lavastoviglie che abbiano più di un solo imballo interamente costituito di carta e cartone, no polistirolo, no plastica, no nylon. Tutti i produttori di qualsiasi bene dovrebbero adeguarsi ai nuovi imballi prima di una nuova distribuzione in Campania. Tutti i poliziotti presenti a Chiaiano, senza casco e senza manganello ma in pantalone e camicia, dovrebbero controllare nei centri vendita che le regole della nuova distribuzione vengano rispettate, gradualmente sostituiti poi da operatori sociali quando la macchina sarà avviata. La raccolta dei rifiuti residui di questa nuova produzione dovrebbe essere effettuata con metodo differenziato porta a porta, il secco riciclato, l’umido conferito in centri di compostaggio aerobico periferici. Al contempo il mare di mondezza che infesta strade e rioni dovrebbe essere gradualmente conferito in impianti moderni di differenziazione meccanica per cercare di separare il più possibile tutto quanto è riciclabile e bioessiccare il resto prima di conferirlo, ormai inerte, in cave o miniere dimesse.
QUESTA SAREBBE LA SOLUZIONE DEFINITIVA DEL PROBLEMA, nuove discariche o, peggio, nuovi inceneritori significano traslare l’emergenza di adesso in un’emergenza futura. Lo sanno anche loro, lo sa anche chi ci amministra. Non possono metterla in atto perché questo significherebbe andare contro gli interessi dei grandi potentati economici, dei grandi cravattari del business, delle lobbies del petrolio e del cemento, delle banche, dell’industria, dei mercificatori e dei profeti del consumismo. Sono sempre loro dietro le quinte, devono far quadrare bilanci, produrre utili, ricavare profitti, fare investimenti e a tal fine tirare le redini della politica clientelare. Poco importa se questo significa continuare a stuprare e saccheggiare la terra e i suoi abitanti, se questo significa continuare a causare alterazioni climatiche ormai irreversibili, devastare millenari equilibri idrogeologici , trivellare, cementificare, deforestizzare, sversare sul territorio veleni e diossine, depauperare patrimoni fauno floristici, provocare la scomparsa di specie a rischio, interrompere catene alimentari e filiere dell’evoluzione, intossicare processi di produzione agricola, inquinare e devastare campi e colture, desertificare terreni. Poco importa tutto questo. Prima i bilanci, prima i fatturati, poi tutto il resto.
Continuiamo così! Continuiamo a cavalcare l’onda del progresso e della modernità propinata da connivenze politiche e clientelari, continuiamo a credere al futuro fatto di TAV, di MOSE, di ponti sullo stretto, di terze e quarte corsie, di parcheggi, di termovalorizzatori, di centrali nucleari e di OGM. Continuiamo ad ignorare una nuova cultura della sobrietà, della reciprocità e dell’efficienza. Presto non saremo più noi a poter decidere se cambiare o no.