Benedetto XVI: “il ricordo di un passato glorioso non può ignorare le ombre che accompagnarono l’opera di evangelizzazione del continente latino-americano. Non è possibile infatti dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. La doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili, crimini peraltro già allora condannati dai missionari come Bartolomeo de Los Casas, non deve impedire di prendere atto con gratitudine dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”.
Quella che dovrebbe essere una autocritica per aver partecipato in prima persona ai crimini colonialisti, risulta una beffarda minimizzazione del fenomeno, mentre la “la meravigliosa opera della grazia divina tra quelle popolazioni” la dovremmo scorgere nelle favelas, nella malnutrizione, nell’analfabetismo, nella prepotenza dei grandi proprietari terrieri i cui figli hanno ucciso Chico Mendez, nelle rapine delle multinazionali, nella distruzione dell’Amazzonia, nella sparizione di bambini di strada per prelevarne organi da trapiantare ai ricchi, nelle squadre della morte finanziate e addestrate negli Usa per fermare il comunismo.
Ben più profonda doveva essere l’autocritica verso un fenomeno storico attuato dalla maggiore entità cristiana dell’epoca, la Spagna,, che, in totale spregio del comandamento divino di non uccidere, programmò e organizzò invasioni, massacri, genocidi, conversioni forzate, distruzione di culture millenarie, ruberie, con i simboli della Croce e con l’appoggio morale e politico del Vaticano.
Risulta indigeribile e falsa la distinzione tra la responsabilità degli eserciti cristiani e quella delle gerarchie cristiane, come se i crimini commessi fossero responsabilità della “soldataglia” troppo esuberante, e non pianificati e voluti per incutere terrore e imporre un diverso corso economico e religioso.
Dovendo tradurre nel mio linguaggio di laico l’esternazione papale, forse più vicina al reale pensiero del “pastore tedesco”, ecco cosa credo che abbia voluto dire: abbiamo avuto successo nell’imporre la nostra religione in America Latina, forse abbiamo avuto la mano un po’ pesante, ma il vero miracolo è che sono rimasti poveri e ignoranti, e ancora credono alle nostre favole.
La Chiesa, dalle Crociate in poi, ha abbandonato i principi cristiani, è diventata e resta una entità politica organizzata che in tutto il mondo appoggia la destra e i guerrafondai. Bush è un fanatico cristiano, coniuga questa sua ardente vocazione con la guerra, ma non c’è nessun prete che lo corregge e gli ricorda che i principi cristiani sono un po’ diversi.