http://www.ecoblog.it/post/8313/operazione-leucopetra-arresti-ai-piani-alti-dellenel-per-traffico-illecito-di-rifiuti-tossici-tra-puglia-e-calabria
Operazione Leucopetra: arresti ai piani alti dell'Enel per traffico illecito di rifiuti tossici tra Puglia e Calabria pubblicato: martedì 12 maggio 2009 da missunderstanding in: Inquinamento Informazione Italia Rifiuti rifiuti tossici puglia calabria.L’Operazione Leucopetra ha portato all’arresto di 10 persone tra Calabria e Puglia, avvenuto stamattina, per traffico illecito di rifuti tossici. Tra gli arrestati ci sarebbero anche alcuni dirigenti della sede Enel di Brindisi, oltre a imprenditori di Reggio Calabria. “I soggetti sono accusati di traffico illecito di rifiuti pericolosi e disastro ambientale”, ha detto all’agenzia Reuters Giuseppe Pignatone, procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha coordinato le indagini, condotte dal Corpo della Guardia Forestale. Il traffico si sarebbe svolto così: più di cento tonnellate nocive provenienti dalla centrale elettrica di Brindisi sarebbero state interrate in una cava vicina alla spiaggia di San Lazzaro, a dieci km circa da Reggio Calabria. Lo smaltimento illecito dei rifiuti dell’Enel durerebbe dal 2005 circa: i rifiuti tossici sarebbero stati trasferiti a Reggio Calabria e trasformati in rifiuti normali, poi smaltiti in un’azienda calabra che produce laterizi e mischiati ai residui della cava. La Guardia Forestale ha sequestrato 15 automezzi e beni per un volume di circa sei milioni di euro all’anno. Da PugliaTv ci fanno sapere che “L’Enel ha emesso un comunicato ufficiale con il quale ricorda di aver offerto la sua collaborazione agli inquirenti fin dal 2007 e che ha avviato da tempo una indagine interna per conoscere esattamente l’andamento della procedura di affidamento dello smaltimento rifiuti della centrale ad un consorzio d’imprese”.
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http://blog.panorama.it/italia/2009/05/12/discarica-abusiva-a-reggio-calabria-dieci-arresti/
Discarica abusiva a Reggio Calabria, dieci arresti
- nadiafrancalacci
- Martedì 12 Maggio 2009
Smaltivano gli scarti di una centrale termoelettrica a carbone dell’Enel in una cava alla periferia della città di Reggio Calabria. Il Corpo Forestale dello Stato del capoluogo calabrese ha arrestato dieci persone con l’accusa di traffico e smaltimento illegale di rifiuti tossici, disastro ambientale e associazione a delinquere. In carcere e ai domiciliari sono finiti dirigenti dell’Enel pugliese, i titolari della società di autotrasporti e l’amministratore delegato di una fabbrica di laterizi che gestiva la cava di Lazzaro.
L’organizzazione in poco più di due anni ha sotterrato illegalmente oltre centomila tonnellate di rifiuti pericolosi nella cava di materiale argilloso in località Lazzaro, nel comune di Motta San Giovanni.
Gli scarti, residui della combustione di carbone classificati dalla normativa europea come altamente tossici, venivano trasformati con certificati di analisi insufficienti in rifiuti “non pericolosi” e trasportati da una società pugliese dalla centrale Enel “Federico II” di Brindisi (la più grande d’Italia e una per dimensioni, tra le prime in Europa) alla cava reggina di proprietà della ditta Caserta snc.
“Le indagini sono iniziate nel 2004 grazie alla segnalazione di alcuni cittadini” chiarisce Vincenzo Caracciolo, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria “ma sono state fondamentali le intercettazioni telefoniche e le riprese video”. Lo smaltimento illegale avrebbe sfruttato all’organizzazione oltre 6 milioni di euro l’anno a fronte dei 20 milioni di euro che invece avrebbe dovuto spendere per lo smaltimento in discariche idonee . La cava di argilla, nella quale venivano occultati i rifiuti, era adiacente ad una fabbrica di laterizi e in un’area sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico a poche centinaia di metri dal mare. “L’inquinamento provocato dal rilascio di composti solubili ha effetti dannosi sulla salute pubblica a causa delle sostanze contaminanti nel suolo, nel sottosuolo e nella falda idrica” conclude il comandante Caracciolo.
Nel frattempo in una nota l’Enel dichiara di aver offerto la sua “piena collaborazione alla magistratura'’ fin dal 2007 e ha avviato un’inchiesta interna. Lo smaltimento dei rifiuti della centrale di Brindisi, aggiunge Enel nella nota, è affidato a un consorzio d’imprese e Enel ‘’fin dal 2007 ha offerto la sua piena collaborazione alla magistratura fornendo documentazione e informazioni'’. ‘’Sul caso – prosegue la nota – l’azienda ha aperto un’inchiesta interna volta a verificare l’adeguatezza delle modalità seguite nell’affidamento dello smaltimento dei rifiuti'’.