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Amianto: ma quanto ci costi?

Discarica di Chiaiano. Dice la Presidenza del Consiglio dei Ministri: l’amianto rinvenuto tre mesi fa è pericoloso e va rimosso con urgenza; stanziati 850.000 euro!
Con l’ordinanza n. 8 del 21 gennaio 2009 della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono stati stanziati circa 850.000 euro per rimuovere l’amianto rinvenuto in ottobre 2008 durante i lavori di approntamento della discarica della Cava del Poligono di Chiaiano; la stessa ordinanza riconosce che la rimozione “costituisce una misura di estrema urgenza per la salvaguardia della salute pubblica” ed evidenzia che un ritardo “genererebbe gravi ripercussioni anche di ordine sociale”.
Si ricorda che la Cava del Poligono è l’unica, o una delle poche, nella quale non è stato accumulato materiale dopo la fine dell’estrazione del tufo. A 20 metri di distanza vi sono altre cave che invece sono state in parte illegalmente colmate con alcune centinaia di migliaia di metri cubi di materiali di natura sconosciuta fino al 2006 come è stato possibile ricostruire mediante lo studio di foto aeree e da satellite.
I tecnici dei comuni di Marano e Mugnano avevano sollecitato il Commissariato di Governo, tra giugno e luglio 2008, affinchè si eseguisse un’indagine non solo nella cava ma anche nelle zone contigue che sarebbero state interessate dai lavori, dal momento che era evidente che vi erano stati sversamenti illegali. La proposta fu rigettata asserendo che si sarebbe perso tempo inutilmente. I tecnici del Comune di Marano sono stati autorizzati ad effettuare un solo sopralluogo nella zona della cava, il 13 ottobre 2008, prima del ritrovamento dei rifiuti contenenti amianto. Dopo non è più stato consentito l’accesso nemmeno a parlamentari italiani ed europei. Nessun occhio esperto e indipendente ha mai visto cosa stia avvenendo nella zona dei lavori.
Oggi, con la citata ordinanza n. 8/09, si ha la conferma ufficiale che i rifiuti sono molto pericolosi e, considerata la cifra stanziata, si deduce che devono essere anche migliaia di metri cubi.
A questo punto la struttura commissariale deve dire la verità ai cittadini circa i seguenti punti.
Ma se sono tanto pericolosi per i cittadini, come mai si sono persi tre mesi? E come mai sono stati rimossi “irregolarmente,” per spostarli di alcune decine di metri, mettendo a rischio la salute dei lavoratori e dei militari? E come mai la superficie sbancata con i rifiuti affioranti è stata lasciata esposta all’aria e alle piogge che continuano ad erodere i materiali inquinanti e a trasportarli verso valle, probabilmente dentro alla Cava del Poligono e verso l’abitato di Marano lungo la Cupa del Cane? E i militari e i lavoratori che per tre mesi hanno frequentato l’area di lavoro, a pochi metri di distanza dal materiale pericoloso per la salute, possono essere stati contagiati? Sono state effettuate le adeguate verifiche mediche? Materiale inquinante può essere stato disperso dai venti e dall’acqua di ruscellamento nella cava del Poligono, nell’ambiente circostante e nell’abitato di Marano? Sono state eseguite le adeguate analisi ambientali? E i cumuli di rifiuti ancora giacenti nell’area di lavoro, in superficie e sepolti nel sottosuolo, sono stati caratterizzati? Perché non si mostrano i risultati delle indagini?
La web cam evidenzia i ripetuti allagamenti della cava e la strana e spessa schiuma, che ricopre l’acqua stagnante, che non si produce dall’acqua che scorre sul terreno ma evidenzia un inquinamento chimico. Vi è il sospetto che tale acqua provenga dal dilavamento dei rifiuti sovrastanti dove è stato trovato l’amianto e che costituiscono solo la parte affiorante dei materiali illegalmente accumulati nei pressi della Cava del Poligono; vi sono alcune decine di metri di spessore di altri materiali al di sotto e anche lateralmente alla zona di lavoro che potrebbero contenere altro amianto o materiale pericoloso per la salute dei cittadini.
La blindatura della cava continua a nascondere cose “non buone” per i cittadini e l’ambiente.
E’ evidente che il nuovo materiale inquinante che sarebbe accumulato nella discarica in preparazione nella Cava del Poligono, materiale costituito da rifiuti indifferenziati raccolti lungo le strade campane che è più simile ad un rifiuto speciale che a rifiuto urbano, aggraverebbe comunque l’attuale situazione ambientale anche perché il sito non è ambientalmente idoneo e perché il lavori di approntamento della discarica sono eseguiti con varie e gravi inosservanze delle norme tecniche.
Fin dalla primavera 2008 gli esperti dei Comuni di Marano, Mugnano e dei Comitati di Cittadini hanno sostenuto che la Cava del Poligono non è ambientalmente e geologicamente idonea per la realizzazione di una discarica. La eventuale idoneità doveva essere ottenuta mediante adeguati interventi di messa in sicurezza idraulica, idrogeologica ed ambientale. Il Commissario di Governo, invece, ha sostenuto che l’area era già naturalmente idonea. I fatti avvenuti fino ad oggi confermano che l’area non era e non è idonea e che gli interventi progettati non sono adeguati a garantire la sicurezza delle persone e dell’ambiente.
I lavori di approntamento della discarica sono iniziati senza una adeguata messa in sicurezza dei versanti dal momento che il progetto elaborato è sbagliato in relazione al pericolo di frana. Non è stata realizzata nemmeno la messa in sicurezza idraulica della Cupa del Cane, intervento dichiarato propedeutico dallo stesso progetto commissariale. Nella prima metà di dicembre 2008 e il 20 gennaio 2009 si sono verificate due colate di fango proprio come e dove previsto dagli esperti dei comuni e dei comitati. L’ordinanza n. 8/09 conferma il pericolo ambientale e rende noto che i lavori sono stati eseguiti mettendo a rischio i lavoratori, i militari, i cittadini e l’ambiente. Quali garanzie di corretta esecuzione degli interventi ci si può attendere da una struttura che, con nessuna credibilità, continua ad autoreferenziarsi nonostante le palesi e dimostrabili evidenze di “inadeguatezza professionale”?

Franco Ortolani, Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II                                  28 gennaio 2009