Sarà il caldo, sarà la vecchiaia, sarà la stanchezza, ma temo che tra un po’ sarò arrivato davvero al capolinea.
Credo che ormai non sia un mistero per nessuno che stiamo annaspando, pur con la ricerca che sta andando a gonfie vele e con i dati che si accumulano splendidamente e vengono interpretati con successo.
Lo ripeto per l’ennesima volta: non c’è un soldo! Lo ripeto per l’ennesima volta: chi ci dovrebbe dare una mano va a rimorchio o, peggio, ci ostacola!
Con tutto questo, pur essendo arrivato ormai al punto di non sopportare più me stesso per essere così ripetitivo, continuo a ricevere ogni giorno, con una regolarità degna di miglior causa, richieste (l'ultima è di un minuto fa) di consulenze a titolo gratuito, di “dai un’occhiata al microscopio e dimmi che cosa c’è”, di conferenze in cui non è previsto compenso e in cui addirittura è scontato che vada a mie spese, o di richieste di andare a smuovere le “autorità” su e giù per la Penisola perché “siamo disperati”. E quando io dico di no, e d’ora in poi dirò sempre di no, mi si pianta il muso: ma come mi permetto di non lavorare gratis? Come mi permetto io di non pagare per tutti?
Di tanto in tanto, quando proprio mi scappa la pazienza, chiedo a questi degnissimi personaggi che “hanno bisogno”,
che sono una piccola associazione autofinanziata, che vivono in un paese dove il sindaco (che hanno eletto) li massacra, se non pensino che io ho ben più bisogno di loro e che se loro non pagano per ciò che ricevono io non riuscirò mai ad autofinanziarmi con la conseguente fine della vicenda. E chiedo perché non fanno una piega quando pagano il biglietto dello stadio, della discoteca, del palasport dove si esibisce un comico o un cantante, quando vanno in pizzeria, quando pagano la vacanza, quando comprano il vestitino firmato o quando fanno l’abbonamento alla TV a pagamento, ma, quando si tratta di venire a sentire me (pur non calciatore, non cantante e non comico e pur non sapendo fare la pizza) o quando da me si pretende un lavoro, si diventa improvvisamente tutti poveri in canna.
E poi c’è il gruppo dei reietti sociali, quelli che non hanno un soldo ma stanno male e che vengono da noi perché le istituzioni li hanno abbandonati (meno male, verrebbe da dire qualche volta). E, allora, ecco che io devo fare tutte le indagini gratis per loro che, magari, arrivano in laboratorio con un’automobile che costa come un appartamento (caso avvenuto due volte in due giorni). E se quelle indagini non le faccio, ecco che arrivano le proteste: loro hanno bisogno!
A questi si aggiungono i personaggi, forse i più squallidi, che denunciano come scandaloso il fatto che si cerchi di vendere le analisi fatte con il LORO microscopio.
A questi passeggeri del pianeta Terra verso cui provo umana pietà per la loro miseria morale vorrei ricordare che il microscopio me lo sono pagato per tre quarti io, che se qualcuno ha regalato un Euro si è trattato di un atto di liberalità e, dunque, non esistono diritti di sorta, e che, vivaddio, se non entra qualche soldo qualcuno di loro mi spieghi come si pagano l’affitto, la luce, l’acqua, il gas, gli stipendi (non mio o di mia moglie perché noi lavoriamo a nostre spese), la manutenzione del microscopio e tutti gli altri costi ordinari e straordinari della ricerca. Ci si ricorda di come noi non abbiamo sponsor, al contrario di qualche fondazione di “ricerca”? Qualcuno di quelli, poi, strepita pure perché pretende che noi analizziamo la merendina tale o la scatoletta talaltra e pubblichiamo i risultati. Chi paga per le analisi? Avete idea di quanto costi a noi mettere qualcosa sotto il microscopio?
Insomma, tutti questi italianissimi personaggi che contribuiscono alacremente ad affondare la ricerca è bene che sappiano che poi, quando chiuderemo bottega, andranno a chiedere aiuto all’ARPA. Per concludere un argomento di cui non avrei mai pensato di dover parlare, comunico a tutti quanti chiederanno lavori gratis o chiederanno “sconti”, che non perdano tempo perché la risposta è NO.
Porterò a termine gl’impegni presi, ma d’ora in poi chi chiederà un lavoro lo pagherà esattamente come paga quello di qualsiasi professionista.
Chi, poi, passando completamente dall’altra parte, sente di poter contribuire alla ricerca, oggi mirata specialmente, ma non solo, sulle malformazioni fetali da polveri inquinanti e sui cancri dei bambini da causa analoga, sappia che stiamo concludendo un accordo con un’associazione di Firenze per raccogliere “elemosine”. Nel caso, sia chiaro che il soldino messo nel cappello costituisce un atto di liberalità che non dà altro diritto se non quello di sapere di aver fatto qualcosa per il bene comune, senza che questa locuzione contenga sfumature politiche.
Scusate il tono di questo post, ma sono davvero stanco e non sempre mi sorregge la pazienza.
Immagine da: http://cv-lavoro.org/blog/wp-content/uploads/2008/04/adesso-basta.jpg