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Addio, Giorgio

Di 5 Novembre 2017 4 commenti

Ci conoscevamo di persona da anni e ci telefonavamo. Ora non ci telefoneremo più perché Giorgio se n’è andato lasciandosi dietro una scia di dolore e un figlio massacrato dalla feroce stupidità umana.

I vaccini antipolio Sabin, una vera e propria arma di distruzione di massa, gli avevano già portato via due figli, Marco e Andrea, e per Alberto la sorte fu forse peggiore: da decenni è relegato a letto con la vita che dipende da una macchina con cui respira.

Giorgio si era battuto per risparmiare ad Alberto la sorte dei fratelli, ma la mistura infernale d’ignoranza, di stupidità, di presunzione e di avidità che, seppure in misura meno aggressiva, pure allora esisteva ha preteso anche il terzo figlio. Giorgio ha lottato finché il suo cuore ha avuto un battito perché nessuno soffrisse ciò che la sua famiglia aveva sofferto e continuava a soffrire.  E ora? Ora che Giorgio non c’è più che cosa farà Alberto? Ci penserà la signora Lorenzin ad accudirlo?

In un giardino di Verona c’era una targa di marmo su cui si leggeva “GIARDINO FRATELLI TREMANTE – Marco e Andrea deceduti a seguito di vaccinazione obbligatoria.” Se ho scritto la frase usando un tempo passato è perché l’ultima volta che Giorgio mi telefonò mi disse che quella targa era sta spaccata da qualcuno cui, evidentemente, quel ricordo dava fastidio. Sì: meglio che nessuno sappia, altrimenti, addio business. “Che pacchia governare un popolo ignorante!” diceva tale Adolph Hitler, e nulla è cambiato dai suoi tempi.

Dei vaccini non sappiamo ancora tutto, però sappiamo molto. Quanti fratelli Tremante dovremo seppellire ancora?

Giorgio, se mi ascolti e se puoi, illumina le menti dei carnefici.

4 Commenti
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Francesco Michelacci
7 anni fa

Ci spieghi, gentilmente, Stefano, come possa un vaccino tutto sommato molto diffuso, colpire così spietatamente un’intera famiglia, qualche anomalia o concausa dovrà pur esserci, immagino.

Francesco Michelacci
7 anni fa

Capisco, ma pur non conoscendo l’intera storia non posso astenermi dal pensare che a fronte di una pregressa incompatibilità familiare, nessun medico che possa dirsi tale non attui delle cautele ben più sostanziose che aggrapparsi al ” va fatto e basta”. O no ?