Non sarò io a cadere nella trita meraviglia al cospetto del mondo per la sua spesso citata varietà. Di fatto, a ben guardare, il mondo è tutto fuorché vario e, come nelle trame dei romanzi, pochi modelli si ripetono e si perpetuano da secoli. Uno di questi è quello improntato alla tuttologia, per sua stessa natura figlia della presunzione, a sua volta figlia dell’ignoranza.
Chi abbia voglia di addentrarsi in uno dei mille esempi di tuttologia e disponga di tempo a sufficienza per reggere una certa propensione alla prolissità, potrebbe leggersi l’articolo comparso all’indirizzo http://www.altrenotizie.org/ambiente/2782-alemanno-ha-fatto-luft.html e segnalatomi da un amico.
L’anonimo autore (ammesso che "Mazzetta" sia uno pseudonimo) illustra,
così come avrebbe fatto il signor di Lapalisse, quanto più virtuoso sia chiudere un rubinetto che perde piuttosto che raccogliere con uno straccio l’acqua spillata, ed applica l’immagine all’inanità di spazzare via le polveri sottili che inquinano l’aria. Si eliminino le fonti delle polveri – ammonisce saggiamente il Nostro – e il problema si risolverà d’incanto. Splendido: il problema è solo come fare. Via ogni forma di trasporto a motore, via gl’impianti di riscaldamento, via l’energia elettrica non virtuosa, via il cemento, via i metalli lavorati, via quasi ogni manufatto di oggi, via più o meno ogni cosa che si trovi in commercio. Dopotutto, per almeno un milione e mezzo di anni chi ha preceduto l’Homo sapiens ha vissuto così, senza tutta quella roba nemmeno allo stato primordiale, e nessuna legge vieta un ritorno alle vecchie abitudini.
Ritornati felicemente a prima del dono di Prometeo e spenti tutti i fuochi, occorrerà che qualcuno si occupi delle polveri che già abbiamo prodotto e che abbiamo riversato in atmosfera, stante il fatto che queste lì sono e lì stanno, come c’informa l’European Environment Agency nel suo rapporto 2/2007. Se l’anonimo autore dell’articolo sullodato mi farà l’onore di visitare il mio laboratorio, gli mostrerò alcune migliaia di campioni ambientali studiati al microscopio elettronico (che non è finito a nessuna università) e sono certo che lui non esiterà ad ammaestrarmi sul come fare scomparire le polveri inorganiche non degradabili.
Nel caso fortunato di una visita, magari si potrebbe discutere degl’inquinanti adesi alle polveri e che con le polveri sono catturati, del fatto che un grammo di polveri da 0,1 micron di diametro equivale per numero di particelle a dieci quintali di particelle da 10 micron (il grosso delle PM10) e del fatto aggiuntivo che una granulometria da 0,1 micron è infinitamente più patogena di una da 10 micron. Sono anche sicuro che il Nostro disporrà dei risultati d’indagini eseguite su campioni bioptici ed autoptici, così da confrontarli con i nostri oltre mille casi umani studiati. Si potrebbe poi discutere di quel fenomeno chiamato rimescolamento dell’aria e di altri particolari di chimica, di fisica e di medicina che il Nostro, al pari di quanto fa con le tecniche usate dal sistema sperimentato, certo per motivi di comprensione per il suo pubblico, trascura.
A proposito del sistema che il Comune di Roma mi ha dato la possibilità di sperimentare, mi si lasci poi insistere sul fatto che non si usa né acqua né alcun altro liquido ma che il funzionamento è rigorosamente a secco, e che informazioni diverse sono prive di fondamento. Chi insistesse sul contrario cadrebbe nel ridicolo e sarebbe facilmente smentito dall’evidenza dei fatti.
Quanto al resto dell’articolo, beh, non c’è che dire: il Nostro dimostra una certa fantasia.
Sul fatto che a proposito delle nanoparticelle non ci sia grande letteratura si potrebbe facilmente opporre l’obiezione che tutte le scoperte e, comunque, le novità condividono il fatto di non essere conosciute prima (vedi Lapalisse) e, per questo, non può esserci molto. Il fatto, però, è che sulle nanoparticelle e sui loro effetti esiste ormai una quantità enorme di articoli, di libri, di riviste scientifiche dedicate in tutto o in parte, di congressi, di società scientifiche, di progetti della Commissione Europea e di un’infinità di altri enti a livello planetario e quant’altro. In Italia esiste addirittura il decreto n. 37 del Ministro della Difesa che ne riconosce la patogenicità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, così come la FAO (Nazioni Unite), se ne occupa attivamente. Se tutto questo non è conosciuto dall’anonimo autore e dalla sua ispiratrice, la cosa non credo possa essermi imputata.
Venendo poi al fatto che io avrei “convinto” Beppe Grillo a sponsorizzare una raccolta di denaro, sarei curioso di sapere quale sia la fonte di una notizia così bizzarra e quale la sua affidabilità, visto che io, a differenza di chi si addentra nell’argomento che con tutta evidenza ignora, c’ero e so che i fatti erano altri. Ma la bizzarria è messa in ombra dall’altra esternazione secondo cui io mi sarei candidato alla presidenza del consiglio sull’onda della popolarità assicuratami da Beppe Grillo. Forse, andando a controllare i fatti come è dovere dei giornalisti che pretendono credibilità, ci si accorgerebbe che le cose stanno in tutt’altra maniera.
Sul mio “riapparire”, mi chiedo da dove sarei scomparso ma, soprattutto, mi chiedo da dove arrivi quella splendida immagine della foglia di fico in un partito di destra. Il Nostro certo non ignora che qualsiasi illazione è lecita, ma quanto al pretendere di essere presi sul serio, si passa ad un altro paio di maniche.
Insomma, al di là delle chiacchiere, non sarebbe male, se non altro per rispetto di chi legge, controllare l’affidabilità delle fonti, citarle e, volendo toccare la vetta della credibilità, discutere con dati propri alla mano. Magari, poi, si firmino pure gli articoli.
Da ultimo, mi pare assolutamente condivisibile il consiglio offerto al sindaco di Roma di scegliersi altri consulenti, anche se il Nostro non ne illustra le ragioni né avanza nomi alternativi. Avendo io lavorato a titolo gratuito e senza nemmeno un rimborso delle spese relative ai numerosi viaggi Modena-Roma e ritorno per il Piano Strategico per la Mobilità Sostenibile da cui sono stato cooptato insieme con mia moglie, accolgo con sollievo la proposta sperando in un suo accoglimento.