Ecco come si fa a diseducare.
Vero è che il polietilene non contiene cloro, ed è lì che si appiglieranno gli appassionati della 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, diossina tout court per gli amici, ma è altrettanto vero che bruciare polietilene in un inceneritore contando sull’assenza del cloro nella massa dei rifiuti (è quella la presenza critica nella formazione di diossina) è quanto meno illusorio.
Che dire, poi, di una raccolta differenziata in cui ciò che si differenzia è destinato alla combustione, cioè quello che si voleva evitare, cioè ancora l’unica maniera senza alcuna base scientifica per trattare i rifiuti? E della convenienza di produrre energia dai rifiuti?
Insomma, basta nulla per prendersi gioco del prossimo.
La soluzione? Al di là
di soluzioni di politica planetaria oggi tristemente mancanti, la prima è quella di rifiutare i sacchetti di plastica e usare le vecchie sporte riusabili all’infinito, come si è sempre fatto fino all’avvento di una società sempre meno compatibile con la fisiologia umana. La seconda è quella di punire gli esercizi commerciali che si prestano a questi imbrogli e andare a spendere i propri soldi altrove.