41: bene! bis!

Credo che nessuno dubiti: è giusto che chi lavora sia retribuito in proporzione a ciò che produce. A maggior ragione, che lo sia quando la sua fatica va a vantaggio della comunità.

Quando i nostri padri costituenti, sulle macerie di una guerra rovinosa, partorirono la Costituzione garantirono la libertà d’impresa scrivendo all’articolo 41 “L’iniziativa economica privata è libera.” Aggiunsero, poi, immediatamente dopo e limitando un po’ la libertà “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”

Il colosso farmaceutico Pfizer, una multinazionale che ha sedi anche in Italia (Via Valbondione, 113, 00188 Roma, con stabilimenti ad Aprilia, Ascoli Piceno e Catania) dove vige quella Costituzione sta producendo un farmaco che ha chiamato “vaccino” (con qualche sorpresa per chi ha studiato la farmacologia), e questo articolo di commercio dovrebbe farle introitare nel corso di quest’anno una quindicina di miliardi di dollari con un margine netto (netto!) che, nella peggiore delle ipotesi, sarà del 25%, ma potrebbe arrivare al 30 (https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/02/02/pfizer-da-vaccino-anti-covid-entrate-per-15-mld-dollari_f07919d1-cedf-4531-a269-e0869ac7a38f.html)

Niente da eccepire se non che, per raggiungere quell’obiettivo, si deve per forza interferire sulla dignità umana e sulla libertà costringendo chi non intende far parte della clientela ad esserlo comunque. Quanto alla sicurezza, la Pfizer stessa non garantisce nulla. I nostri giureconsulti, mirabili scalatori per nulla intimoriti da una parete di undicesimo grado, sapranno sicuramente illustrarci la rocciosa costituzionalità di tutto questo. A mio parere, abbiamo gloriosamente recuperato quella fetta di libertà che la Costituzione vorrebbe negare all’imprenditore facendo tante storie per pinzillacchere come sicurezza, dignità e libertà danneggiate.

Cambiando appena argomento, dal 1972 io frequento congressi medici un po’ dovunque nel mondo e, di norma, per essere tra i relatori si devono dichiarare i propri conflitti d’interesse, sempre che questi ci siano. La loro eventuale esistenza non preclude la possibilità di relazionare. Semplicemente, chi ascolta ha a disposizione un criterio fondamentale di valutazione di ciò che ascolta.

Da sempre il Belpaese (mi scappa involontariamente come fosse il formaggio) ha regole proprie non scritte ma pacificamente accettate che lo distinguono dal resto del mondo, cosicché i nostri “scienziati” medici dimenticano quasi sempre di citare certe loro amicizie, e non è raro che le neghino con la veemenza di Pietro. Proprio oggi mi arriva un comunicato in cui si riportano le “simpatie” (nell’occasione regolarmente dichiarate) di un medico che da un po’ irrompe con grande frequenza nelle case degl’italiani attraverso la scatola della televisione: quell’elettrodomestico che trasforma magicamente un perfetto imbecille (absit iniuria verbis!) in luminare, e qualsiasi panzana in verità rivelata. Sia chiaro che parlo in generale e ogni riferimento a chiunque è del tutto indebito.

Non farò il nome del personaggio e non lancio un quiz in proposito. Dico solo che, uno fra i tanti, costui sta simpatico ad Angelini, Astellas, Astra Zeneca, Basilea, Bayer, Bio Mérieux, Cidara, Correvio, Cubist, Menarini, Molteni, MSD, Nabriva, Paratek, Pfizer, Roche, Shionogi, Tetraphase, Thermo Fisher, e TheMedicine Company. La fonte è https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32523611/

Forse a qualcuno (non a me!) potrebbe sorgere qualche sospetto, stanti, almeno, certe prese di posizione che non trovano riscontro fattuale e la disabitudine del personaggio a sostenere le proprie posizioni come si conviene in campo non solo scientifico ma anche medico. E forse qualcuno potrà trovare bizzarro che ci sia chi strepita che le ditte farmaceutiche producono vaccini (o loro cugini di quinto grado) solo per la commovente filantropia che da sempre li contraddistingue.

Curiosamente, per puro caso, l’articolo 41 della Costituzione è quasi omonimo di un articolo dell’ordinamento penitenziario del nostro paese.