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1461 grazie

Vorrei poter scrivere, pescando nel cestone di tutto riposo del “come si suol dire”, “sembra ieri.” Invece sembra sia passato un secolo. Un’era geologica.

 

http://www.youtube.com/watch?v=X1-VMxr4jhI&feature=youtu.be ora anche su http://www.arcoiris.tv/scheda/it/15993/.

Dopo l’incredulità davanti ad una lettera assurda scritta da chi non aveva avuto il coraggio e la dignità di essere uomo e di avvertirmi di ciò che stava facendo, dopo sette mesi di battaglia, quattro anni fa – 1461 giorni – il microscopio ci fu portato via. Non voglio ripercorre le tappe di quello squallore né citare tutto il lunghissimo elenco dei personaggi sordidi che ne sono stati a mille e un titolo protagonisti uscendone vincitori perché lo scopo l’hanno ottenuto. Non lo voglio fare anche perché i milordini (vecchia definizione bolognese) che infestano il mondo si annoiano a sentire ancora una volta queste cose. Sono stati raccolti quattrini raccontando frottole? Una ricerca fondamentale per la Medicina è stata imbavagliata? C’è chi schiatta? Tanti di più si ammalano? Ci sono poltiglie di cellule che dovrebbero essere bambini? Ma chi se ne frega! Vita lunga ai milordini!

Qui voglio solo elencare tutti coloro cui devo un ringraziamento, sperando di non dimenticare nessuno.

Grazie a Beppe Grillo. È a lui che devo la spiegazione di che cosa sia davvero quello che si chiama volgarmente successo. Intelligenza, cultura, coerenza, onestà, dignità, coraggio sono solo zavorra. A lui devo anche la chiaroveggenza di dirmi che avrei trovato sulla mia strada una manciata di gaglioffi e di squilibrati che mi avrebbero reso la vita impossibile. Dimenticò solo di dirmi che quei gaglioffi e quegli squilibrati erano gente sua.

Grazie a Gianroberto Casaleggio. È dall’esempio che s’impara e lui, con l’esempio, mi ha mostrato con freddezza scientifica come funziona il mondo.

Grazie a Marina Bortolani. Da lei ho capito come l’ipocrisia non sia un difetto nauseante ma una dote indispensabile se si vuole arrivare a bersaglio. Da lei ho capito come la verità altro non sia se non l’irrilevanza più assoluta.

Grazie a Valeria Rossi. I suoi scritti (che confesso di non aver letto se non in parte modesta per la loro bavosa prolissità) sono l’esempio di come un personaggio privo di ogni possibile qualifica, privo di qualunque informazione e, anzi, caratterizzato dal rifiuto pervicace d’informarsi, possa costruire le menzogne più ridicole e insostenibili se fatte passare al vaglio di un’intelligenza anche solo appena normale e ottenere credibilità fino all’entusiasmo. Con lei ringrazio le comari (unisex), chi tra loro vantando grottescamente competenze scientifiche, chi vaneggiando sui fatti che hanno rimpolpato i teoremi allestiti dalla sedicente giornalista, chi aggiungendo impostura a impostura. Non solo ringrazio tutti questi personaggi, ognuno di stretta osservanza talebano-grillina, ma ammetto di provare persino una certa pur perversa ammirazione nei loro riguardi. Essere capaci di tante infamie e poi svanire nel nulla lasciando dietro di sé una scia che puzza di morte è distintivo di una forza immorale saldissima, e tutto ciò che è grande è degno di considerazione.

Grazie ai grillini che, con cadenze quasi quotidiane, rinunciando ad ogni traccia di pudore mi chiedono aiuto per il loro impegno ambientale (?). Tra quelli un grazie particolare ad uno di loro che or ora pretendeva di organizzare una mia conferenza infischiandosi, con l’arroganza così tipica del suo partito, di quelle che sono le regole e che, richiesto di leggere il libro Il Grillo Mannaro se non altro per avere materia comune di discussione, mi rispondeva con la meritevole spocchia di regime che lui non ha tempo da perdere.

E grazie a tutti i giornalisti, da Marco Travaglio all’ormai quasi dimenticato Oliviero Beha passando perfino attraverso personaggi che, grazie al loro darsi da fare di lacchè, passano bislaccamente per giornalisti. Grazie a loro, grazie ai loro blog e ai loro giornali (Il Fatto Quotidiano in prima fila ma in eccellente compagnia), perfettamente informati di tutto. Tutti hanno eroicamente taciuto. E, quando una voce si è levata, è stata per somministrare altrettanto eroiche falsità o per coprire verità imbarazzanti.

Ora, varcata la soglia del quinto anno, resto, come Vladimir ed Estragon per Godot, in attesa della “versione di Beppe”; della visita al microscopio di tutti coloro, signora Rossi in testa, che avevano giurato di fare fuoco e fiamme se quello che sostenevo io (fin troppo facile profeta) si fosse avverato, vale a dire che l’apparecchio, finito dove era stato fatto finire, avrebbe prodotto zero. Resto in attesa dell’elenco delle pubblicazioni scientifiche promesse, dei processi a mio carico che la sedicente giornalista Rossi aveva previsto (naturalmente raccogliendo credito e applausi) sarebbero usciti a raffica nei miei confronti a partire dal primo, di cui sono ancora in ansiosa attesa, promosso l’11 settembre 2009 dall’amica Marina Bortolani (del che si vedano i suoi scritti).

Grazie perché la vicenda, per repellente che sia, mi ha insegnato molte cose. Prima di tutto mi ha dimostrato con i fatti la mia fragilità. Non avrei mai creduto di soffrire tanto per non essere capace di aiutare chi mi chiedeva aiuto, paradossalmente anche gli stessi complici della mascalzonata. E mi ha messo davanti agli occhi chi siano gli amici, chi gli onesti, chi i pigri, chi gl’ipocriti, chi i vorrei-ma-non-posso, chi i vai-avanti-tu, chi gli io-non-sapevo, chi i non-ci-credo, chi i se-Beppe-l’ha-fatto-ha- le-sue-ragioni (certo, ma non le racconta certo a voi), chi i delinquenti veri e propri. Se solo fossi stato più saggio, quell’elenco avrei potuto compilarlo molto prima del guaio.

 

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Del tutto indipendentemente da quanto scritto sopra, io non ho dati per stabilire se esiste una giustizia terrena né se esiste una vita dopo quella infame che stiamo subendo né, a maggior ragione, ho dati per stabilire se qualcuno giudicherà post mortem i nostri comportamenti comminando, quando è il caso, eventuali condanne il cui razionale e la cui natura mi trascendono del tutto. Sussistessero le due evenienze, mi chiedo che giudizio potrà uscire nei confronti di assassini, di truffatori, di calunniatori e di ignavi. E quale pena. Dico questo in generale, così, giusto come pensiero ozioso di un ozioso. Esclusi i presenti, ça va sans dire.