di Antonietta Gatti
In questi giorni di forzata felicità il mio pensiero va a chi non c’è più.
Penso alle vite spezzate per mano di qualcuno.
Penso a ragazzi fatti saltare in aria da gruppi terroristici, a ragazzi torturati, uccisi e buttati come fossero spazzatura in mezzo a una strada. Penso a ragazzi che in un esodo senza precedenti annegano in un mare straniero. Penso a giovani falciati come birilli sulle strade, per imbecillità, per arroganza, per noncuranza, per l’ignavia di chi non vede, non sente e non parla.
Ma penso anche alle famiglie, a quelle delle vittime e a quelle dei loro carnefici, paradossalmente unite in un unico, tragico destino di dolore incurabile e inguaribile. Anche le loro vite sono state stravolte. Non spezzate, ma sicuramente incrinate. Forse peggio che se fossero state troncate. Chissà: forse qualcuno di quei carnefici viene in qualche modo punito, il che non comporta mai un risarcimento proporzionato allo strazio di cui sono stati la mano. Molti, però, la fanno franca.
Ma penso soprattutto a giovani che sono stati estraniati da questo mondo, costretti a vivere in un limbo terreno. Penso a ragazzi, ma soprattutto a bimbi, cui è negato un futuro; che non partecipano più alla nostra società perché le loro facoltà sono state obnubilate. Bambini che dipendono in tutto e per tutto da altre persone per le loro più semplici azioni quotidiane, quelli alle quali non si fa nemmeno caso tanto sono banali.
Bambini che possono sopravvivere ai loro genitori, ma come?
In Emilia Romagna c’è stato un aumento di bambini disabili del 186% nel giro di 6 anni, e tutto nell’indifferenza dei nostri politici in tutt’altre faccende affaccendati, ma soprattutto in quella di medici che non vedono e che non sentono.
Medici che sono corresponsabili; medici che tacciono e che, per questo, sono complici; medici che tradiscono il giuramento che hanno prestato; medici che non saranno mai puniti; medici che saranno, invece, premiati.
Penso a neonati che all’improvviso smettono di piangere e si addormentano in un sonno eterno, così, senza apparente motivo. Così, senza un motivo che sia conveniente vedere.
Penso anche a bimbi mai nati che non riescono neppure a crescere nel ventre della madre e che vengono espulsi come un rifiuto. Ci sto lavorando perché per questi ultimi casi di morte non c’è ancora una spiegazione, ma per alcuni degli altri casi di vite spezzate le spiegazioni ci sono e i colpevoli pure. Più di uno.
Non credo che ci sia una giustizia terrena che possa in qualche modo riequilibrare le cose.
E, allora, spero che nelle persone, quelle pensanti nel termine corretto dell’aggettivo, si accenda uno spiraglio di consapevolezza e di voglia di agire che interrompa questa spirale di vite spezzate, inutili.
Mi auguro per il 2020 che negli uomini di buona volontà si crei la coscienza che dica loro che qualcosa si può fare almeno per diminuire il numero di queste vite spezzate.
Una strada c’è. C’è qualcuno che la vuole percorrere assieme a me?
Noi che siamo qui, penso, tutti!
RISPOSTA a Fax da Antonietta Gatti – E, allora, rimettiamo il laboratorio in condizioni di lavorare.
Gent.ma dott.ssa Gatti, Mi scuso per questa nota prolissa ma trovo atemporale e cosi’ attuale questi versi delle Sacre Scritture (Osea 4) : 6 Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e io dimenticherò i tuoi figli. 7 Tutti hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in vituperio. Purtroppo ogni Sistema nella società sembra precostituito per non far prendere un pizzico di coscienza alle persone e farla perdere a quelli a cui ne è rimasta poca. Oggigiorno non si puo’… Leggi il resto »
RISPOSTA ad Iris – In fondo è ciò che Giove si aspettava quando, invece di prendersi il disturbo di far scomparire dalla Terra il genere umano, preferì lasciare che l’umanità facesse da sé. A ben guardare, la Natura ne guadagna.