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Vacanze romane

I commenti fuori tema saranno cestinati

A passo di lumaca e in un continuo singhiozzare di fermate e ripartenze, sto tornando da una tre giorni romana accatastato in una carrozza di quella italica barzelletta chiamata Treno ad Alta Velocità. Inutile perdere tempo a descrivere il brivido d’ignoto che ti pervade quando t’imbarchi nell’avventura. Altrettanto inutile descrivere il senso di colpevole rassegnazione del popol bue pagante, un popolo che, in altri contesti geografici, avrebbe già rottamato una dirigenza così palesemente capace solo di ritirare lo stipendio. E nemmeno perdo tempo a commentare ciò che leggo sul giornale: le ultime esalazioni del ministro Prestigiacomo che annuncia come ora l’Italia sia in condizione di pretendere deroghe comunitarie per gli avvelenamenti da polvere. Morire è un fatto burocratico. (Buona notte, Stefania!). Dunque, passo ad altro.

Innanzitutto sento mio dovere scusarmi con coloro, e non erano pochi, che si sono presi la briga di venire alla Libreria Feltrinelli per sentimi presentare il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili in compagnia di Massimo Carlotto che, a sua volta, presentava il suo Perdas de Fogu, notoriamente ispirato al mio. Mi scuso perché la Libreria, per l’occasione, aveva pensato di dotarsi di uno stock consistente di ben un volume (sì: un volume, e per di più accuratamente nascosto), così da lasciare a dir poco perplessi coloro che, incuriositi, avrebbero gradito acquistarne una copia. Credetemi: io avevo abbondantemente avvisato chi di dovere e non ho proprio responsabilità dell’accaduto.

Ma il clou della tre giorni è stato venerdì pomeriggio nella Sala della Protomoteca in Campidoglio.

Lì, alla presenza di un discreto numero di politici locali (con la sedicente sinistra

sinistramente latitante) e fugacemente visitati anche dal sindaco Alemanno, ho raccontato in forma breve ciò che racconto di solito sulle malattie da polveri. Con me Paul Connett, Giovanni Ghirga, medico ed eroe della resistenza alla centrale a carbone “pulito”(!) di Civitavecchia, la mamma del bambino che vive tra i due inceneritori di Forlì nella cui prostata malata di cancro abbiamo trovato una collezione incredibile di polveri, e mia moglie, premiata poi per la sua attività scientifica dal Comune di Roma. In un intermezzo, il regista Marco Carlucci ha presentato il film, ancora in lavorazione, Sporchi da Morire che, tra l’altro, serviva da titolo per il pomeriggio.

Non so se tutti abbiano colto lo spirito, il significato e l’importanza della manifestazione, splendidamente organizzata e moderata dal giornalista David Gramiccioli con la collaborazione di Marco Carlucci ed ignorata con cura dai media.

Il tempo a disposizione non era tantissimo: due ore e mezza in tutto, e c’era un sacco di cose da dire. Non era quello il momento giusto per proteste chiassose, non solo poco utili ma addirittura deleterie, se non altro perché sottraevano tempo e innervosivano l’ambiente. Qualche accenno c’è stato ma si è tornati quasi subito alla calma.

Cari romani, lo so benissimo: il vostro Comune ha una fedina più che sporca per tutto ciò che riguarda l’ambiente. Chi ha preceduto l’amministrazione corrente ha fatto disastri che sono stati per forza di cose ereditati da chi governa ora, disastri che sono perpetuati e amplificati a livello di una conduzione regionale che lascia davvero allibiti. Nessuno ha la bacchetta magica e finora l’amministrazione della Lupa che ha preso le redini da qualche mese non pare abbia fatto gran che per riparare a guasti ormai antichi in un ambiente comatoso. Però, quasi a sorpresa, ecco che pare aprirsi un barlume per la ragionevolezza e perfino per la scienza. Un fatto senza precedenti nello Stivale.

Pare che in Comune abbiano capito che nell’ambiente siamo immersi tutti senza possibilità d’evasione e che il problema è del tutto estraneo a logiche di schieramento politico o, più esattamente, partitico. Cosa che una sinistra quasi solo preoccupata di dare un po’ di rosso alle guance del suo cadavere non dà a vedere proprio di aver colto, stando almeno alla diserzione di cui è stata protagonista e che non testimonia certo a favore del suo operare per il bene comune.

Pare (uso sempre questo verbo) che l’Università si sia resa conto che c’è vita sul Pianeta al di fuori delle proprie mura e, dunque, esiste una, per ora timida, proposta di collaborazione. Se c’è la volontà di fare sul serio, mia moglie ed io siamo disponibili: l’ho detto pubblicamente davanti ai politici che mi ascoltavano e mi sono impegnato.

Adesso, cari romani, spetta a voi farvi sentire da chi avete messo alla guida della vostra città. Se stiamo colloquiando con persone serie, si andrà avanti. Se la cosa non andrà in porto e la situazione continuerà a franare, non sarà certo per responsabilità mia e, dunque, non venite poi a lamentarvi da me. Ricordatevi della Costituzione, per violentata che sia quotidianamente: la città, come lo stato, appartiene a voi.