Blog

Uranio impoverito: la sagra degl’imbecilli

Il mondo della guerra è in imbarazzo, e non da oggi. Quando dico mondo della guerra temo di escludere solo pochissime nazioni e tra queste non certo l’Italia.

L’imbarazzo di cui parlo è quello relativo all’uranio impoverito, un imbarazzo che, con sfumature diverse, è piuttosto vecchio.

 

L’ho scritto e detto innumerevoli volte: tutte le esplosioni generano particelle di materia e tutte le particelle di materia solida  e non degradabili di dimensioni da pochi micron giù fino ai nanometri sono patogene. Lo sono perché, inalate ed ingerite, passando velocemente in tutti i distretti dell’organismo sono responsabili di una lunga lista di malattie chiamate nanopatologie. Non tragga in inganno quel nano: si tratta di malattie gravissime tra cui, ma tutt’altro che in solitudine, c’è una serie corposa di tumori. Non ripeterò certo quello che è stato argomento di capitoli interi di diversi libri: chi vuole, se li legga. Approfitto per dire che la primavera prossima uscirà un libro (ahimè in inglese) di mia moglie e mio per l’editore Elsevier che conterrà qualche sezione in proposito.

Purtroppo, come usa in questa società in cui l’imbecille (mi dispiace ma non trovo altro aggettivo) riveste un ruolo di grande rilievo fino alla ribalta, a nulla vale scrivere, dire, dimostrare. L’imbecille intrattiene le sue idee, per sconclusionate, sconsiderate e basate sul nulla che siano, e, di quelle, pontifica. Nelle occasioni in cui l’imbecille è, dico tanto per dire, un cavadenti di provincia (absit iniuria verbis! I cavadenti di provincia sono nella quasi totalità dei casi persone rispettabilissime) le esternazioni vivono il tempo di una pallida scintilla. La gravità, invece, si acuisce quando l’imbecille riveste cariche di qualche rilevanza, cariche senza nulla a che vedere con l’argomento di volta in volta in questione, ma questo poco importa: il personaggio esterna ex cathedra e, ad aggravare le cose, con grande frequenza riscuote credibilità non solo presso chi ha interesse a concederla e, vedi mai, lo ha sollecitato ad intervenire da par suo, ma presso tanta gente comune, quella del “l’ha detto la TV”.

Veniamo all’uranio impoverito, occasionale pietra dello scandalo.

Qualche giorno fa mia moglie, la dott.ssa Antonietta Gatti, ha pubblicato un articolo sul sito di Vita al Microscopio (http://www.vitalmicroscopio.net/2015/02/05/boom-delluranio-impoverito/) che invito a leggere. Di fatto, in quelle righe non c’è niente che non sia stato ripetuto infinite volte, ma l’imbecille è sempre in agguato, pronto a sfoderare la sua non-intelligenza come arma a volte letale, sempre mortificante.

L’articolo incriminato pare abbia destato scandalo perché vi si dice che l’uranio eccita interessi ondivaghi, cosa del tutto rilevabile dalla frequenza con cui dell’argomento si tratta nei media. Ci sono lunghi periodi in cui l’argomento sta in silenzio in qualche armadio virtuale e periodi un cui questo balza fuori tornando in auge. Intanto, interesse o no, militari e civili si ammalano e muoiono con frequenza tra un Festival di Sanremo e un’Isola dei Famosi. Malauguratamente ad interessarsi della cosa sono quasi sempre individui senza la minima cultura in proposito e, ovviamente, senza la minima esperienza. Insomma, tromboncini che strillano da una cattedra di cartone, forti di un grottesco “lei non sa chi sono io!”, citandosi l’uno con l’altro, confidando così di acquisire credibilità nel raccontare cento volte la stessa bufala sgangherata sorretti dalla presunta autorità di un pari tromboncino.

Scandalo numero due: tutte le esplosioni provocano gli stessi danni. A grandi linee l’affermazione è ineccepibile: parliamo di nanopatologie. So che sarà inutile, ma lo ripeto a completamento della frase precedente: più è alta la temperatura, più piccole sono le particelle generate. Più piccole sono le particelle generate, maggiore è la loro capacità di penetrazione nell’organismo fino al nucleo delle cellule. L’uranio impoverito innesca una temperatura che supera i 3.000 gradi centigradi, dunque, molto più alta di quella delle esplosioni “solite”, e, per questo, le particelle sono piccolissime, con tutto quanto questo comporta. L’uranio impoverito, poi, è un materiale di scarto dai processi di arricchimento per usi nucleari dalle centrali alle bombe atomiche e, dunque, quanto mai facilmente ottenibile. Per questo diventa particolarmente appetibile per chi si vuole armare e, perciò, ha trovato un impiego vastissimo. Ripeto fino ad annoiare me stesso: le particelle che si formano da quelle esplosioni non sono solo piccolissime ma godono di una vita estremamente lunga, molto più lunga di quella di parecchie generazioni di umanità. In aggiunta, minuscole come sono, galleggiano in aria e con l’aria si spostano su distanze che si vorrebbero ignorare o, meglio, che si preferirebbe si ignorassero, andando a colpire, almeno in potenza, non subito ma a distanza di tempo, anche chi con quella guerra non ha nulla a che spartire. Insomma le particelle da uranio impoverito sono estremamente aggressive.

Scandalo numero tre: la radioattività. Spero non mi si faccia spiegare che l’uranio è radioattivo. È assolutamente vero che nei reperti bioptici o autoptici noi non troviamo particelle che siano radioattive (ne ho spiegato mille volte la ragione e mi rifiuto di rispiegarla), ma è indubitabile che il soggetto, militare o civile non fa differenza, che si è ritrovato, come accade in alcune zone dei Balcani, a vivere in un territorio  dove piccoli residui di uranio non mancano nella radioattività c’è stato immerso. E la radioattività non giova certo alla salute di chi si ritrova in corpo qualche miliardo di particelle. Insomma, le particelle che noi troviamo e che, da corpi estranei, hanno innescato l’infiammazione trasformata in un cancro (chi vuole si legga le centinaia di articoli medici in proposito) non sono radioattive, ma radioattivo è l’ambiente in cui i pazienti hanno soggiornato o soggiornano. In tossicologia uno più uno fa spesso molto più che due.

Precisazione: anche le particelle solide e non degradabili che non vengono dall’uranio impoverito sono patogene. Spesso la differenza sta nelle dimensioni (perfino l’ARPA scrive che più sono piccole, peggio fanno, e chi vuole legga https://www.stefanomontanari.net/sito/images/pdf/arpa.pdf) e nel fatto che le vittime da uranio impoverito sono state immerse nella radioattività, certo concausa per niente trascurabile di malattia. Per evitare malintesi, frammenti o, peggio, particelle, di uranio sono di gran lunga più aggressive di quanto non sia un blocco di pari massa dello stesso materiale. Dunque, nessuna sorpresa se chi lavora relativamente grossi pezzi di uranio non si ammala. Inoltre, da quanto risulta a noi, la radioattività non è causa prima ma può essere concausa di malattia “da uranio impoverito”.

Con tutta la nausea del caso, io capisco che lo stato, magari non solo quello italiano, cerchi ogni espediente per non far fronte ai propri obblighi, obblighi che, in questo caso, consistono nel dovere in qualche modo risarcire chi è stato mandato allo sbaraglio. E, non potendo rendere la salute, si tratta di qualche soldo. Si tenga conto che questi ragazzi non hanno più lavoro e che le cure costano caro. Purtroppo i soldati tornati ammalati dalle missioni sono molti e lo stato nostrano non è lontanissimo dalla bancarotta. Così, in questo scenario, arrabattandosi come farebbe qualche straccione, c’è chi non si vergogna di ricorrere alle esternazioni e alle considerazioni di personaggi che si prestano al gioco e tenti di abbandonare al loro destino chi si è ammalato. Già qualche anno fa si tenne a Roma, alla sede del CNR, un consesso mortificante di figuranti della scienza che, tronfi, sparavano le sciocchezze più assurdamente ridicole a proposito delle particelle e della loro patogenicità, argomento di cui non avevano la minima esperienza se si eccettua quella di qualcuno di loro che ci si era trastullato con esperimenti del tutto estranei a quanto accade nella biologia reale. Ciò che si evinse da quella triste giornata fu che non c’è niente dei più salubre delle particelle, cosa che il Ministero della difesa lasciò intendere e persino la RAI, l’informazione di stato, ne fu coinvolta. Stupidaggini vergognose, eppure, al momento, quei personaggi riscossero credibilità e reverenza, e oggi che tutto è stato smentito anche dall’ufficialità più conservatrice nessuno di loro ha pagato per la ben poco edificante sceneggiata. Certo: allora quell’avanspettacolo poteva servire a lasciare che i soldati mandati senza protezioni e senza informazioni in “missione di pace” schiattassero come cani senza che per loro si sborsasse un centesimo. Oggi che, facendo giustizia senza virgolette, le sentenze a loro favore fioccano, è comprensibile che lo stato si preoccupi e che l’imbecille di turno faccia sentire la sua voce. Per lui qualche mancia sotto qualche forma ci sarà sempre.

Da ultimo: c’è qualcuno capace di spiegarmi perché lo stato non dovrebbe risarcire i propri dipendenti che si sono ammalati per le particelle generate da esplosioni che non avevano all’origine l’uranio impoverito? Forse un assassino è tale solo se usa una determinata arma, per esempio una pistola, ed è innocente come un agnellino se spara, sempre come esempio, con una lupara o con un Kalashnikov? E se strangola la vittima che facciamo? Magari è opportuno che qualcuno si svegli e capisca che le cose sono molto più gravi del semplice uranio impoverito. Le armi che si stanno usando ora sono micidiali ben al di là delle probabili intenzioni di chi quelle armi ha inventato e le conseguenze del loro uso minacciano addirittura le generazioni future. Siano i primi i giudici, svincolati da squallidi interessi e imparziali come devono essere e come sono, a difenderci. Certo, le armi sono fatte per ammazzare tanta più gente possibile, ma credo ci sia un limite anche a questo.

Chiedo scusa se perdo la pazienza, ma, pur senza turarlo per la giacchetta, credo che anche San Francesco…