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Uranio impoverito: fornaio, parla di pane!

Credo sia ovvio che io non sono un frequentatore del blog del ragionier Grillo. Lo schifo che provo è superiore alle mie forze e, dunque, per evitare nausee faccio a meno delle esternazioni fasulle che l’individuo firma e dei commenti grotteschi che quelle stravaganze accompagnano.

Ieri, però, un amico mi ha convinto ad entrarci e a leggerci un articolo, peraltro interessante, di Lorenzo Sani, un ottimo giornalista de Il Resto del Carlino (http://www.beppegrillo.it/2015/01/mattarella_e_luranio_impoverito.html). Poco dopo lo stesso amico mi ha fatto leggere un altro articolo più o meno sullo stesso argomento (http://www.ecoblog.it/post/142364/sergio-mattarella-e-luranio-impoverito-nella-testimonianza-di-stefania-divertito) scritto da Stefania Divertito, giornalista che conosco personalmente e apprezzo da anni.

In ambedue i pezzi si rimarca come l’attuale presidente della Repubblica abbia cercato, coscientemente o per pura ignoranza, cosa quest’ultima per nulla sorprendente in un politico, di rendere torbide le acque intorno al problema dell’uranio impoverito e delle patologie che a quell’elemento si attribuiscono. Che cosa sapesse l’onorevole professor Mattarella dell’argomento è avvolto nel mistero, ma tanto è.

Al contrario della torma di grillini tuttologi che, come il loro mortificante mascherone pontificano strepitando di argomenti di cui non hanno la minima conoscenza, io non posso dire niente a proposito di Mattarella, uomo politico il cui grigiore è stato per incanto illuminato da un’elezione a capo dello stato che poche settimane fa sarebbe stata vista come mera bizzarria. Non molto più di un Carneade, Mattarella era noto più che altro per il fratello eliminato dalla Mafia e per il non proprio lineare e, chissà, non proprio costituzionale mattarellum, e credo che ben pochi italiani sarebbero stati capaci di associare nome e faccia. L’unica cosa che posso dire è che non sarei affatto meravigliato se un politico, non importa di quale statura, avesse tentato di manomettere i fatti. Dopotutto quella è la normalità dall’uranio all’incenerimento dei rifiuti, dai terremoti ai vaccini. E potrei compilare un discreto elenco degli orrori.

Leggendo certe affermazioni dei nostri governanti e anche ciò che scrivono i, peraltro, eccellenti giornalisti sullodati, vorrei che la sia piantasse con i malintesi.

A quanto si desume, parrebbe che il semplice contatto o perfino la vicinanza con l’uranio impoverito provocassero malattia. Il che è palesemente falso. Per prima cosa la radioattività di quella sostanza è relativamente modesta. Poi, si vada a controllare e si vedrà che nessuno dei tecnici e degli operai addetti a fabbricare i proiettili hanno contratto malattie che siano o assomiglino a quelle che hanno colpito militari e civili e che si etichettano come “da uranio impoverito”. Inoltre, nessuno dei circa 200 casi di militari che abbiamo avuto modo di studiare analizzando i loro reperti bioptici o autoptici ha mostrato tracce di radioattività. Dunque, la storiella mille volte ripetuta e tramandata dell’uranio induttore di malattia come elemento in sé non ha motivo di esistere perché non regge al cospetto dei fatti. Eppure la quasi totalità dei laici che s’interessano in qualche modo alla questione è convinta che sia quello il caso. Comunque sia, chiunque abbia qualcosa da eccepire, dati propri alla mano e non citazioni raccattate qua e là, si faccia avanti.

Ma l’uranio c’entra eccome. Quel metallo è piroforico, cioè a contatto con l’aria e a seguito di un urto genera una temperatura un po’ superiore ai 3.000 °C. Questo fa volatilizzare tonnellate di bersaglio che diventano le particelle che noi troviamo nei cancri dei malati “da uranio impoverito”. Attenzione, però: tutte le esplosioni e le combustioni provocano lo stesso effetto e, dunque, uranio, tungsteno (5.000 °C) o altro non fanno alcuna differenza sostanziale. Insomma, non l’uranio in quanto tale come viene gabellato ma l’uranio che ha fatto il botto è non il mandante del crimine ma uno dei mandanti.

Come oggi è consuetudine, dell’argomento si sentono in diritto di discettare tutti, dai dentisti di quart’ordine ai frequentatori di mescite pubbliche (oggi blog), passando attraverso politicuzzi da strapazzo e professori di quelle che, ahinoi, sono tra le peggiori università del mondo “civile”. Questo, manco a dirlo, senza che nessuno dei “luminari” abbia mai visto un paziente né abbia la minima conoscenza scientifica del caso anche, magari, per aver letto qualcosa in proposito. Al Nord si dice “fornaio, parla di pane!” per invitare chi si rende ridicolo esibendosi su argomenti a lui ignoti a rientrare nei ranghi.