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Uno zecchino in gola

Il 7 giugno 1949, in una delle stanze del palazzo bolognese Rossi Poggi Marsili costruito tra il XV e il XVI secolo nacqui io. La stanza era la guardiola di mio nonno Armando che del palazzo era il custode.

La domenica pomeriggio, quando

l’edificio, diventato sede dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, era deserto, mio nonno mi portava in giro per le stanze e per i sotterranei e mi raccontava la storia, gli splendori e la morte di uno degli antichi proprietari. Nel racconto questo tale, un nobile ricco oltre misura, si era fatto preparare una stanza segreta, nota solo a lui, nella quale teneva ammucchiate quantità enormi di monete d’oro. Lì, di notte, all’insaputa di tutti, il nobile, aperta la porta invisibile a chiunque, entrava e, alla luce di una fiaccola, restava in contemplazione del suo tesoro.

 

Una notte, terminata la visita, il meccanismo di uscita s’inceppò e l’uomo restò imprigionato nella stanza. A nulla valsero le sue grida e il suo picchiare i pugni sul muro: l’ambiente era concepito così accuratamente per essere ignoto che nessuno se ne accorse. E a nulla valsero le ricerche da parte di parenti, servitù e polizia.

Solo dopo molti anni, nel corso di lavori di modifica, con sopresa di tutti si scoprì l’esistenza della stanza. Al suo interno, disteso sopra una montagna di monete d’oro giaceva un cadavere con uno zecchino ficcato in gola.

Mio nonno insisteva nel dirmi che le monete d’oro non si possono mangiare.

Qualche giorno fa ho scritto un articolo sul fracking (http://ildemocratico.com/2012/02/14/il-pianeta-in-castigo-inceneritori-petrolio-e-fracking/) e pare che la cosa non abbia destato particolare interesse.
Grazie ad un’azione efficacissima di lavaggio del cervello, a noi italiani non importa un fico secco se ci si sta preparando un ambiente, peraltro l’unico che abbiamo, intriso di veleno. L’importante è portarsi a casa quattrini, quattrini che possono essere davvero quattro soldi come sono molti stipendi o palate di quattrini che chi se li porta a casa non sarà mai capace di spendere per quanto lussuosa sia la sua vita. Ma quattrini sono, e i quattrini non si mangiano né garantiscono la salute.

Il fracking è una delle maniere per scambiare alimenti, acqua in particolare, con gli zecchini, ed è una maniera che, all’insaputa di molti dei nostri connazionali, ci coinvolge direttamente.

Ma di situazioni analoghe noi ne abbiamo quasi a non finire. Chi è al corrente del problema delle cave di ghiaia che devastano per sempre le falde acquifere, consumano acqua in quantità inimmaginabile e cancellano la possibilità che i territori devastati possano tornare utilizzabili per farci crescere qualunque cosa si mangi? E chi sa davvero dei veleni che gl’inceneritori, fonte generosa di denaro per qualcuno, riversano nell’aria, nell’acqua e nel terreno, avvelenandoci non solo direttamente ma anche tramite ciò che mangiamo e beviamo? E le centrali termoelettriche a oli pesanti e a carbone? E l’amianto su cui oggi versiamo lacrime che definire ipocrite è troppo poco?

Noi italiani ne sappiamo ben poco. Anzi, non vogliamo saperne niente perché noi abbiamo le istituzioni “rassicuranti”, perché da noi imperano i tuttologi televisivi con Piero Angela a guidare il gruppo. Poi abbiamo Chicco Testa, Umberto Veronesi, Fanco Battaglia e, con molta più efficacia, abbiamo Beppe Grillo, chi siede alla sua destra e tutta la torma di grillini decerebrati che gli corrono appesso sperando in un suo sguardo benevolo.

Altrove, dove la coscienza non è stata ancora incenerita, non è così. Chi capisce l’inglese si legga http://www.guardian.co.uk/environment/2012/jan/12/fracking-oil-west-sussex-caudrilla?INTCMP=SRCH e si renderà conto che chi si prende il nostro cibo e la nostra acqua in cambio di soldi può essere preso a pedate. Io l’ho già visto a Derby e a Dublino. Saremo capaci anche noi o continueremo a rapinare i nostri figli?