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Uno studio Usa riapre il caso cromo “L’Asl ci dica se l’acqua è potabile”

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Treviglio – Una ricerca americana rivela: l'ingestione di cromo esavalente provoca effetti cancerogeni sui topi di laboratorio. Il sindaco Borghi gira il materiale all'Asl e chiede se l'acqua può essere considerata ancora potabile o no. Chiesta anche l'autorizzazione a attingere più in profondità nella falda senza aspettare l'ok regionale che tarda ad arrivare.

Una nuova ricerca americana riapre drasticamente la questione del cromo esavalente presente da 8 anni nell'acqua di Treviglio. Il Comune, che finora si sentiva relativamente tranquillo circa i rischi, chiede adesso risposte e provvedimenti urgenti. Lo studio del National Toxicology Program (NTP) ha messo infatti in evidenza conclusioni preoccupanti. L'ingestione per due anni di acqua potabile contenente il metallo ha provocato "chiare evidenze di attività cancerogena" sui topi da laboratorio, ovvero tumori al cavo orale e all'intestino.
E' stato lo stesso responsabile dell’Ufficio Ambiente trevigliese, ingegner Zambotti, a segnalare i preoccupanti risultati alla Cogeide (società che gestisce l'acqua trevigliese) e ad un consulente del Comune.
Sulla base della ricerca americana,  segnalata anche dai Verdi e da Legambiente, il Comune ha nuovamente sollecitato la realizzazione degli interventi che consentirebbero di emungere acqua di migliore qualità dalla falda più profonda. Per quanto riguarda il collegamento con il pozzo di Vidalengo, Cogeide ha assicurato che l’impianto verrà completato prima della fine di maggio,  mentre per quanto riguarda l’approfondimento dei pozzi di Treviglio  è ancora in attesa del rilascio, da parte della Regione Lombardia, sede di Bergamo, della concessione per grande derivazione idrica.
"Non ci sono più spazi per tergiversare – dice Patrizio Dolcini del direttivo regionale di Legambiente – occorre riaprire e portare a termine la bonifica della falda di Treviglio, senza ulteriori polemiche a sfondo elettorale e senza suscitare allarmismi. Abbiamo intanto chiesto una riunione urgente della Consulta per l'Ambiente di Treviglio; i comuni interessati si sono fino ad ora dimostrati sempre disponibili e attenti alla salute dei cittadini. E’ importante che continuino a sollecitare alla Regione Lombardia, anche sulla base di questi nuovi dati, lo sblocco della bonifica”.
La preoccupazione insomma cresce. E il Comune vuole risposte immediate. Dall'Asl, in primo luogo. Il sindaco Borghi ha trasmesso a via Gallicioli lo studio di cui sopra, chiedendo espressamente "se i dati esposti sono tali da indurre l’Asl stessa sia a rivedere il giudizio di potabilità e le precedenti affermazioni sull’assenza di rischio", sia a legittimare l’assunzione di un’ordinanza  contingibile ed urgente, da parte del Sindaco, per consentire a Cogeide di avviare immediatamente i lavori per approfondire i pozzi esistenti senza attendere la concessione regionale. L’Asl deve ancora pronunciarsi.
Va detto comunque che lo studio americano riprende timori vecchi e fondati: si ricordi che il celebre film "Erin Brokovich" racconta proprio il dramma di un piccolo paese californiano "avvelenato" da cromo esavalente. E' la storia, vera, di una battaglia legale che costrinse il gigante dell'energia PG&E a risarcire i cittadini con una cifra totale pari a 333 milioni di dollari. Tra la gente del luogo si registrarono molte patologie gravi.
Sul caso cromo si attende anche il responso dell'Ue, che dovrà far chiarezza una volta per tutte sui limiti consentiti nell'acqua potabile. Riguardo alla controversa questione, intanto, l’Assessore regionale alla Sanità Bresciani, rispondendo ad un’interpellanza del Consigliere regionale Beppe Benigni (PD) in merito, ha ribadito la fondatezza della loro diversità per quanto riguarda la concentrazione del cromo nell’acqua potabile e nell’acqua di falda, sostenendo che i limiti più restrittivi previsti per l’acqua di falda sono dovuti alla necessità di definire quando si è in presenza di un ambiente contaminato.

 Mercoledi 22 Aprile 2009
M.B.