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Stazioni Mobili, grazie

Io mi sono scelto una vita agra, una vita che mi mette tutti i giorni a contatto con gli schifi del mondo: malattie orrende, bambini che non riescono nemmeno a nascere, politici mascalzoni, professori che con i politici competono per disonestà e via discorrendo, ma forse l’aspetto che mi fa più male è quello dei ragazzi traviati da questo modello di mondo: di questi si trova ampia traccia in certi blog.

A volte, però, mi si riaccende la speranza. Come ieri, quando sono stato a Fano,

ospite di un gruppo di giovani a dir poco fantastici.

L’invito era il solito: andare per fare informazione sulla violenza che i personaggi di cui sopra infliggono ogni giorno all’ambiente, il che significa a tutti noi (loro compresi) e, soprattutto, a chi verrà dopo di noi che si ritroverà con la casa non solo spogliata ma addirittura impregnata di veleno. Niente di nuovo, quindi: qualcosa che ho fatto ormai più di settecento volte.

Come è noto a chi segue questo blog, io non posso più fare quello che ho fatto per centinaia di volte, vale a dire andare a mie spese e tornare a casa con un grazie, sempre che qualcuno se ne ricordi. Non posso farlo perché, facendo come ho poco saggiamente fatto, si manda a catafascio la ricerca che, ahimé, non gode di sponsor come accade, a volte, per certe iniziative di ricerca tristemente grottesche ma funzionali a chi lucra sulla devastazione. Dunque, chi ha bisogno di me deve sobbarcarsi una frazione degli oneri della ricerca.

Ma ciò che accade con stucchevole regolarità è sentirsi dire: “Siamo una piccola associazione, non abbiamo soldi…” Il che significa: “I soldi, il tempo, il lavoro e gli studi metticeli tu. Noi abbiamo dei problemi locali e tu ci servi e basta.” A nulla vale obiettare che quando c’è da andare in discoteca, da pagare il biglietto per uno spettacolo qualunque o andare in pizzeria, i soldi si trovano senza problemi.

I ragazzi di ieri non hanno fatto eccezione: i soldi non c’erano. Però loro si sono dati da fare: hanno fatto pubblicità vera alla conferenza e la sala straripava di pubblico. Poi hanno organizzato una cena con tanto di orchestra (gli strumenti erano fatti di materiali riciclati) e, se la logistica l’avesse permesso, i partecipanti, da centocinquanta che erano sarebbero potuti tranquillamente essere il doppio. Così si sono raccolti i fondi. Questione di serietà, di rispetto e di buona vololtà. Il tutto unito alla competenza.

Ragazzi di Stazioni Mobili (così si chiama la loro splendida organizzazione), sono io a ringraziarvi per la speranza che mi avete dato. Prego solo perché voi continuiate a prendere esempio da voi stessi e non vi lasciate contagiare dal mondo furbetto.

Un abbraccio a tutti voi e arrivederci a presto.