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Se ci saranno dei morti…

Di tanto in tanto qualche Bella Addormentata si sveglia. Si sveglia magari non per restarci, ma, almeno, dà segni di vita non vegetativa. L’avvocato lussemburghese Jean-Claude Juncker, dal 1° novembre 2014 presidente della Commissione europea, si è accorto che le stagioni non sono più quelle di una volta. E di chi è la responsabilità? Qualcuno, forse addirittura sorprendendolo, lo ha avvertito che la colpa è delle porcherie che scarichiamo con lena crescente nell’aria. Curioso: quando, un po’ di anni fa, ebbi l’ardire di dirlo io ad un congressino da quattro soldi a Padova, un gruppetto di giovani luminari indigeni che prestavano il loro cervello all’università locale ridacchiarono divertiti dandosi reciprocamente di gomito. Comunque, con buona pace dei rampanti patavini, che il cosiddetto effetto serra sia dovuto all’inquinamento è oggi cosa nota anche alla casalinga di Voghera. Bene: l’avvocato Juncker, in un momento di veglia, se n’è accorto pure lui. Non solo: si è accorto perfino che, per una parte, l’orda di migranti che toccano quotidianamente le coste europee arriva proprio a causa degli sconvolgimenti del clima, uno sconvolgimento che ha trasformato le loro terre in un inferno in cui nessuno di noi vorrebbe passare le vacanze. In definitiva, sulla scrivania di Juncker sono passati disastri meteorologici e climatici cui si sono aggiunti questi  ospiti indesiderati che non sappiamo come e dove sistemare. E, allora, che fare? Facciamo ciò che abbiamo sempre fatto: chiacchiere. Entro il 2030 ridurremo del 40% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra. Sarà utile? Un po’. Sarà risolutivo? Ma non scherziamo! Lo faremo sul serio? Certamente no, come è sempre accaduto, ma l’importante è raccontarsele. Noi italioti, intanto, per adesso abbiamo messo in pista altri 12 inceneritori che scaricheranno in atmosfera un campionario vastissimo dei veleni più disparati, gas interferenti sul clima compresi. Questo  per la gioia del nostro condottiero Renzi Matteo e del suo occasionale scudiero Galletti Gian Luca. Che ne sanno quei due di ambiente e di salute? Niente, perbacco, ma, del resto, che ne sanno di fisica e di chimica? Libertà significa anche non avere ingombri culturali. L’importante è fare chiacchiere a spese dei gonzi (grulli per il toscano Renzi) e convogliare un po’ di quattrini (baiùc per il bolognese Galletti) nelle tasche giuste. E, come ebbe a dire a suo tempo un faro di scienza e di civiltà dell’Università di Modena, se ci saranno dei morti, li seppelliremo.

Notiziola numero due: nel poligono di tiro di Salto di Quirra ci sono da anni casi di cancri e di malformazioni fetali. Ma quando mai!: tutte balle inventate dai soliti terroristi! A rassicurarci, militari di altissimo grado, gl’immancabili politici e signori dottori. E, allora, riapriamo tutto con tante scuse per averne limitato la lodevole attività per un po’. E, se ci saranno dei morti, li seppelliremo.

Notiziola numero 3: Beppe Bergomi, il difensore che per vent’anni ha giocato a calcio nell’Inter, ha raccontato che, quando lui inseguiva palloni e caviglie sui prati verdi degli stadi, lo trattavano per prassi a Micoren. E, come lui, tutti i suoi compagni. Allora Fabio Capello e Cesare Prandelli hanno confermato la cosa: anche loro e i loro compagni prendevano Micoren a gogò.  Come aggiunta minore, stamattina, nel corso di una mia diretta su Radio Studio 54 di Firenze, un ascoltatore ha telefonato dicendo che pure lui, ciclista fino all’età di 18 anni, beveva succo di frutta in cui il responsabile della squadra nascondeva il Micoren. Fu il padre del ragazzo ad allontanarlo da quel demente. Ma che roba è questo Micoren? Per i farmacisti pretcamide, è un broncodilatatore con marcati effetti stimolanti respiratori. Alla lunga è micidiale per il sistema cardiovascolare e forse non solo per questo. Oggi il farmaco, la cui sperimentazione fu palesemente insufficiente, è stato ritirato dal commercio, ma per anni venne usato a piene mani, così come si fa oggi per altri medicinali del cui effetto nel tempo si sa poco o nulla. A me insegnarono che la sperimentazione di un farmaco ha bisogno di tempi lunghi perché la biologia è lenta e non si cura degl’interessi economici di nessuno. Poi m’insegnarono che non esiste farmaco privo di effetti deleteri e che non è raro che quegli effetti superino, e non di poco, quelli desiderati. La conclusione è che con le medicine non si scherza. Purtroppo tutto ciò è in contrasto con gl’interessi di Big Pharma e di tutto il mondo che a Big Pharma ruota intorno, autorità di controllo e troppi medici per nulla esclusi. Ma business is business e, se ci saranno dei morti, li seppelliremo.