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Rossi incatenato? Chissenefrega!

È importantissimo, andate su http://www.ilbenecomune.blogspot.com/ 

E va bene, siamo allo sfascio. La legge è uguale per tutti. Per tutti coloro che la legge se la fanno da sé, naturalmente, e a proprio uso e consumo. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e tanta ne abbiamo fatta che continuiamo imperturbabili a subire tutte le infamie che questo regime indegno di un popolo che ambisca a chiamarsi civile c’infligge senza battere ciglio. Noi, un gruppo di persone di buona volontà, abbiamo fondato un partito, un “partitino” che si chiama PER IL BENE COMUNE, un partitino completamente fuori dalle logiche perverse di una politica che è solo intrigo e rapina, che non si colloca a destra o a sinistra come grottescamente qualcuno pretende ancora, che ha al suo interno solo persone per bene e che si batte solo per il bene comune. Chi ha letto i post precedenti, sa di che cosa parlo. È naturale che un partitino del genere, per piccolo che sia, è fastidioso. Noi non ricicliamo Mastella, non ridiamo verginità a Cuffaro, non abbiamo mafiosi, camorristi o banditi assortiti,

non abbiamo impegni “d’onore” con nessuno, non siamo alleati con le idiozie di Veltrusconi, non abbiamo le ipocrisie degli Arcobaleni e, dunque, diamo fastidio. Così, meglio schiacciarci da piccoli. La maniera più sbrigativa è quella d’impedirci di partecipare alle prossime elezioni e per questo è bastato farsi un baffo della Costituzione (cosa che ormai è diventata la prassi). Come? Semplice: si stabilisce che nessun partito ha più bisogno di raccogliere le firme di rito tra i cittadini, un obbligo impegnativo che richiede tempo e qui tempo non ce n’è proprio. Nessun partito tranne PER IL BENE COMUNE. Perché? Ovvio: perché le regole le fanno loro, quelli che poi guardano con ghiotto interesse i miliardi delle “grandi opere”, quelli che “non ci sono alternative all’incenerimento dei rifiuti”, quelli che la prevenzione la fanno solo quando sei già ammalato, magari di cancro per far piacere al Professore di corte, quelli che t’inventano il posto di lavoro per il cognato sfortunato (basta e avanza lo stipendio perché al lavoro si può anche rinunciare), quelli che hanno messo a posto estese ed intricate parentele, quelli che ti fanno avere la pensione che non ti spetterebbe proprio del tutto, quelli che si coccolano Augias, Tozzi, Angela, Vespa e tutta la scuola degli spacciatori mediatici di ecoballe. Insomma, alle elezioni ci andranno loro senza rompiscatole intorno. Nando Rossi, senatore solitario di PER IL BENE COMUNE, ci ha provato con il presidente della Camera, con quello del Senato e perfino con il Presidente della Repubblica a cancellare questa ingiustizia che fa vergogna, ma la risposta è stata unanime e beffarda: “chissenefrega!” E allora Nando Rossi si è incatenato alla statua di Garibaldi che guarda impietrito tutto lo schifo che viene perpetrato in un Parlamento che ormai rappresenta solo un’Italia in putrefazione volontaria non solo succhiando la vita degl’italiani come quei parassiti che sono i suoi ineffabili inquilini, ma addirittura con il loro consenso. Adesso, dopo questo ennesimo schiaffo alla democrazia con cui vi riempite la bocca, uno schiaffo che avete appioppato tutti insieme, provateci a dire che sono un qualunquista quando affermo che siete tutti delle fotocopie. Se noi vivessimo in un paese dove la parola dignità ha ancora un significato, per questi personaggi squallidi l’atto di cui si sono macchiati equivarrebbe ipso facto ad una condanna a morte. Che cosa accadrà ora in Italia? Arrivati a questo punto del baratro, mi auguro che chi dovrà esprimere un giudizio con il voto di aprile si ricordi di questo insulto spregevole fatto a tutti noi, un liberticidio che altrove avrebbe obbligato a scomparire nella vergogna una generazione intera di politicanti da farsa. Anche noi, noi che siamo, almeno in teoria, i sovrani di questo stato risponderemo “chissenefrega” come chi indegnamente finge di governarci? Io voglio solo sperare che di questo crimine si ricordi anche chi da questa ignobile classe politica ricava qualche privilegio. Chi si vende vale poco.