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Robespierre al bar

Di 11 Febbraio 2012 2 commenti

Premessa indispensabile: io manifesto gravi reazioni allergiche quando m’imbatto, anche indirettamente, negl’imbecilli, negl’ipocriti e nei giustizieri fai-da-te.

E ora, a premessa fatta, balletto classico e Robespierre.

Che c’entrano l’arte coreutica e Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre noto anche come l’Incorruttibile?

 

Qualche giorno fa Roberto Bolle, il più grande ballerino classico italiano e forse del mondo, fece per entrare al teatro San Carlo di Napoli quando più o meno inciampò in un clochard che aveva passato la notte sotto il portico antistante l’ingresso dell’edificio e con lui scambiò qualche frase.

Evidentemente scosso dall’incontro con un uomo come lui da una parte e così lontano da lui dall’altra, Bolle scrisse su Twitter che quello che aveva visto era un segno di degrado di Napoli.

Apriti cielo! Imbecilli e ipocriti si scatenarono accusando il ballerino di aver insultato la città, tanto che Bolle, intimidito, si scusò comunicando, sempre a mezzo Twitter, di aver usato parole sbagliate.

E invece no: al di là di ogni ipocrisia squallida e suicida, quelle parole sono ineccepibili.

Certo: Napoli non è diversa da Roma o da Milano, né è diversa da Washington, dove chiunque può vedere i barboni dormire sopra i tombini da cui sfiata aria calda, da Londra, da New York, da Parigi e persino da Bologna, la città dove io sono nato, dove qualche sera fa, uscendo da una manifestazione, ho visto che c’era chi dormiva sotto il portico della chiesa davanti alla quale avevo parcheggiato l’automobile. E di città come quelle ce n’è una serie infinita perché il degrado è un cancro della nostra società con mille facce ognuna delle quali ha mille metastasi.

Al di là di un silenzio ipocrita, che avrebbe dovuto dire Bolle? Ciò che aveva visto era una delle metastasi, quella lo aveva commosso e di quella aveva scritto. Avrebbe dovuto inserire la lista delle migliaia di città che soffrono identico degrado perché mal comune, mezzo gaudio? O, meglio, avrebbe dovuto infischiarsi di ciò che aveva visto per non urtare la suscettibilità di qualche patriota fasullo che, lui sì, farebbe bene a parlare d’altro?

Sì, tacere, perché per chi sentenzia con i piedi sotto il bancone del bar quella cosa non si doveva dire, e non si doveva dire perché, come aveva capito Leopardi, non è il male la colpa condannata dal genere umano ma condannato è chi il male nomina.

Bene: io ho orrore per quegl’imbecilli che, armeggiando con la falsità del politicamente corretto di plastica, hanno estrapolato malignamente da quello che era un pensiero non solo chiaro per chiunque abbia un briciolo d’intelletto ma lodevole.

E Robespierre? Robespierre si vantava di saper trovare di che mandare chiunque alla ghigliottina semplicemente disponendo di una sua lettera. Da quella si prende qualche frase qua e là, si attribuisce ad arte una consequenzialità che quelle parole non hanno e si troverà sempre e subito una piazza dove il popolino fa ressa per vedere un testa cadere. Testa innocente o no è cosa irrilevante: l’importante, il bello, è che quella si stacchi: goal!

E, ora un po’ di autobiografia. In tema di popolino, ricordo quando il “comitato scientifico” messo in rete dalla sedicente giornalista Valeria Rossi ebbe addirittura – ammetto, con grande ardimento – ad attaccare il progetto europeo DIPNA. Le comari che costituivano la giunta stabilirono che si trattava di una bufala perché una di loro aveva letto nel sito Internet del progetto che le particelle entrano sì nei nuclei delle cellule, ma non le uccidono. Ecco qua, allora, la conclusione di chi lascia il cortile per salire in cattedra: quella roba è innocua e quella ricerca è robetta. Quando io tentai, ingenuamente non fosse altro perché era ovvio che avrei perduto tempo, di far capire che il danno esercitato dalle particelle era infinitamente peggiore della morte (morte che, nelle cellule malate, avviene fisiologicamente per suicidio al fine di proteggere il resto del tessuto) perché il DNA risulta alterato e la riproduzione diventa patologica, ricevetti “scientifici” sberleffi: che c’è di peggio della morte? E che c’è di peggio della presunzione e di sua sorella, la malafede?

Qualche anno fa, in una delle tante campagne elettorali, una folla di grillini e di altri loro simili lanciarono sassi contro Giuliano Ferrara che, a Bologna (città per questo degradata perché molti tra i teppisti “politicizzati” erano bolognesi), teneva un comizio. Io, che da Ferrara non potrei essere più distante, scrissi un articolo per difendere il suo diritto ad esprimersi serenamente e, per questo, ricevetti una tutt’altro che sorprendente collana d’insulti.

Identica cosa accadde quando, nel settembre 2010, mi espressi con riprovazione sui balilla di Grillo che, alla festa del PD di Torino, avevano attaccato con una gazzarra d’insulti Renato Schifani, allora presidente del Senato.

E’ mia personalissima opinione che, se continueremo con questa distorsione del concetto di democrazia, dando non voce, ché averla è diritto inalienabile, ma credibilità e perfino sèguito a qualunque teppista – teppista a parole o a fatti non fa differenza – non potremo altro che naufragare contro un’isoletta, ma con conseguenze di gran lunga peggiori rispetto a quelle della nota nave da crociera.

Infine, ammetto di non aver apprezzato le scuse di Bolle. Ciò che aveva scritto non faceva una piega ed era del tutto funzionale ad attirare l’attenzione su di una tragedia verso la quale non c’è l’interesse dovuto e di cui il dormire sotto un portico è solo una sorta di epifenomeno addirittura marginale.

E, allora, lo dico io che di questo non mi scuserò: Napoli è una città degradata.

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2 Commenti
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barbaranotav
13 anni fa

perfettamente d’accordquesti maestri dell’ipocrisia sono abili nel rigirare la frittata.Bolle non ha insultato i clochard, ma ha giustamente definito Napoli una città degratata e così facendo ha chiamato direttamente in causa le istituzioni che primo: riducono i cittadini sul lastrico trasformandoli in untermenschen, alla faccia del rispetto e dei diritti civili secondo: se ne fregano Ma buttare fango sulle parole di Bolle è un astuto quanto squallido e meschino giochetto per NON RISPONDERE dei disagi sociali, bella la democrazia eh? Questa è la società civile radical chic che sta sempre dalla parte delle banche quando sbattono i cittadini sulla strada,… Leggi il resto »

barbaranotav
13 anni fa

perfettamente d’accord
aggiungo che Bolle è stato gentile a parlare solo di Napoli, tutta la società italiana è un degrado totale