di Antonietta Gatti
Rimango sempre più allucinata da ciò che ci propone la televisione.
Faccio l’esempio dell’Innominabile. Io lo chiamo così. Lui, con lo stile raffinato che gli è proprio, mi chiama scimmia.
Lo troviamo dovunque come il prezzemolo, ma su RAI 2, nel programma di Fabio Fazio, l’Innominabile è onnipresente.
Si dichiara virologo. Magari lo sarà. Si dichiara medico, ma, se mai è davvero medico con tanto di esame di stato e di esperienza sui pazienti, lui in corsia in questo momento di crisi non c’è. Ci manda gli altri. E, allora, potrebbe sorgere un dubbio: sa che cosa sta succedendo? Chissà: forse non lo sa perché non solo in corsia ma anche appena all’ingresso di un qualsiasi ospedale lui non pare esserci. Però sentenzia. A nome di chi? È un decisore politico? Ha una carica istituzionale conferitagli da qualcuno? Ha dati scientifici propri da illustrare? È capace di rispondere alle domande di chi potrebbe avanzare qualche dubbio? Non mi sembra o, almeno, non ne sono al corrente. Qui qualcuno mi aiuti e m’informi. A quanto appare, l’Innominabile fa solo parte di un circolo privato chiamato Patto Trasversale per la Scienza: un gruppo di autoreferenziati, ma ognuno di loro un quisque de populo, che raccoglie un po’ di tutto, e dove la scienza resta oggettivamente confinata al nome. Insomma, “siamo scienziati perché ce lo diciamo da noi” e tanto basti.
Quello che mi sconvolge non è tanto quello, però. Ognuno, se gli fa piacere, può abbigliarsi come più gli aggrada e appiccicarsi etichette a piacere. Quello che mi sconvolge è che nello studio TV di Fazio lui, l’Innominabile, ci va di persona. Non ci va la Littizzetto che se fa ridere non sorprende perché è il suo mestiere, ma lui sì. Gli altri fanno delle connessioni telematiche, ma lui, bello e truccato anche se non ce ne sarebbe bisogno, alla TV ci va di persona. Perché?
Ora, se questo soggetto è un medico e virologo (perché così lui si definisce e non ho motivo di dubitarne,) il suo compito sarebbe quella di stare in un ambulatorio, in un ospedale, in un laboratorio di ricerca e non al proscenio di un salotto buono avvolto dalle luci della ribalta e certo degli applausi grati ed entusiasti di milioni di teledipendenti ipnotizzati e reclusi a debita distanza. Mentre la gente là fuori si contagia e non se la passa bene, lui si fa due chiacchiere in tutta tranquillità, accusando e assolvendo, benedicendo e maledicendo, stabilendo quali debbano essere le opinioni del popolo. Insomma, io non posso non domandarmi: non esistendo palesemente esigenze lavorative o di emergenza, come fa l’Innominabile ad uscire di casa? Nessuno gli chiede ragione? Non sarà vero che ci sono due pesi e due misure, che la legge è uguale per tutti ma non la sua applicazione? Gli “asini“ (come lui, da gentleman, definisce noi e, ad ogni modo, chiunque non lo ossequi) devono restare a casa o morire in ospedale, mentre lui, invece, ha la libera uscita, si muove a suo piacere e si accomoda sulla poltrona dello studio televisivo di stato. Anche i virus s’inchinano al suo cospetto.
Io non ho idea di quanto l’Innominabile incassi ad ogni udienza plenaria via etere. Magari nulla. Magari lo fa per la sua nota generosità di filantropo. Magari le ditte farmaceutiche si limitano ad una cartolina di auguri a Natale. E Fazio? Quanto introita ad ogni puntata di quel suo ormai insopportabile programma? Non lo so e non sono fatti che mi riguardino anche se i soldi sono un po’ anche i miei. Certo, non ne esce bene. Dia un’occhiata alle imprese dell’Innominabile, al suo essere delatore nei riguardi di quelli che, almeno in teoria, sono suoi colleghi, della sua ansia d’imbavagliare chiunque non sia disposto ad accettare il suo pontificare, del suo stridere con l’autodefinizione di scienziato perché gli scienziati si confrontano e così gli uomini, e si faccia qualche domanda. Poi si risponda come è nello stile dell’intrattenitore Marzullo, spesso suo vicino di banco. Ma si risponda senza mentire a se stesso.
E noi? Noi siamo sicuri che il mondo abbia bisogno di quei due?
La televisione è l’arma segreta del regime mondiale. Segreta nel senso che il popolo non ha (ancora, ma lo capirà mai?) capito che è lo strumento principe con cui si addormentano le coscienze e si rincoglioniscono le masse. Un popolo che pensa è pericoloso, ma un popolo che guarda la tv non pensa, perde prima l’abitudine e poi proprio la capacità al pensiero critico. Fosse solo il duo Fazio Burioni il problema, persino i film sono armi di propaganda, altrimenti non verrebbero trasmessi. L’unica tv buona è quella spenta (pensateci se avete dei figli), ma spegnerla costa fatica e piuttosto… Leggi il resto »
Il signor Burioni lavora per il S. Raffaele, il S. Raffaele e’ stato fondato da Verze’. Faccio valere la proprieta’ transitiva….. Avendo letto i libri di Giovanni Ruggeri, so chi e’ stato “don” Verze’ e dal 1994 so molto bene chi sia la tessera P2 1816 e da dove provenga questo “signore”, …. mi basta ed avanza per non perdere altro tempo sul sig. Burioni e per sapere da chi mi debba difendere nella guerra che e’ scoppiata e deflagrata ora, visto che siamo in guerra. Daltronde da tempo lo stesso papa Francesco lo ha detto Urbi ed Orbi che… Leggi il resto »
Non ho mai avuto la televisione e Fazio non so nemmeno che faccia abbia.
Su Burioni, ripeto quanto avevo già detto su questo blog: la sua volgarità risulta imbarazzante anche per i suoi stessi sodali.
Marzullo e Littizzetto, mai sentiti nominare. Io non mi preoccuperei troppo di quella gente, ma piuttosto del sistema che li ha prodotti.
RISPOSTA a Misodemo – Le confesso che io, da quando hanno eliminato Wanna Marchi, non guardo più la TV. Gl’imitatori di quella signora ne sono solo dei pallidi, stucchevoli epigoni. Burioni non è volgare: è ordinario come lui stesso strepita.
…è ordinario”
Ecco, appunto, l’avevo detto che è imbarazzante, almeno per me!