di Antonietta Gatti
Le vacanze dovrebbero essere un periodo di relax in cui una persona si ritempra dalle fatiche dell’anno passato e si prepara ad affrontare quelle invernali.
Purtroppo questo non succede a chi è ammalato ed è in un letto di ospedale.
Per quanto riguarda me, che grazie a Dio non sono ammalata, le mie vacanze non sono state quelle di relax che mi ero aspettata.
Andando in una località a me sconosciuta, mi sono persa e,
percorrendo una strada non asfaltata e molto sassosa, mi sono fermata a chiedere informazioni all’unica persona che ho visto nel giro di vari chilometri. Seguendo un impulso, mi sono messa a parlare con questa persona ed ho scoperto che era il padre di un ragazzo di 22 anni che mi aveva cercato qualche mese fa chiedendomi aiuto per la sua malattia. Ho detto era il padre, usando un tempo passato, perché il ragazzo è morto di leucemia un mese fa. A lui, al ragazzo, non avevo potuto dare nessun aiuto perché, come è noto, non posso più fare nessuna analisi dato che, come è altrettanto noto, il microscopio con cui conducevo questo tipo d’investigazioni è stato donato dalla signora Marina Bortolani, presidentessa della Onlus Carlo Bortolani, all’Università di Urbino che, una volta ricevuto il dono, invece di fare le meravigliose ricerche che ha tenuto a sbandierare e di lasciarlo disponibile a noi “almeno un giorno la settimana” come altrettanto sbandierato, lo tiene debitamente chiuso in una stanza, fermo, inutilizzato e inutilizzabile. Forse lo regalerà all’ARPA Marche. (NON COMMENTO!)
Nei casi di leucemia si possono analizzare le biopsie osteomidollari o il reperto di un ago aspirato come si fa di norma per ricavare la diagnosi. Su quegli stessi campioni si possono vedere anche altre cose, per esempio se ci sono dei corpi estranei nanodimensionati, cosa che costituisce il cuore delle mie ricerche.
Le mie analisi non sarebbero ovviamente servite a salvare il ragazzo, ma potevano da una parte verificare se nei suoi tessuti ci fossero corpi estranei, per esempio di tipo metallico con dimensioni submicroniche, e dall’altra, analizzando la loro composizione chimica e la loro forma, indagare sulla loro possibile origine e sulla sorgente che le aveva emesse. Un mio sopralluogo nella sua abitazione, nel suo ambiente di lavoro o di svago sarebbe potuto servire ad individuare la possibile sorgente d’inquinamento.
Questo lavoro è fondamentale per due motivi: 1- Se il paziente è ancora esposto all’inquinamento che l’ha portato alla malattia, eliminando la sorgente o allontanandolo da questa, esiste la possibilità che i farmaci possano essere più efficaci, ma sicuramente l’organismo umano, non essendo più esposto agli agenti patogeni, può trovare al suo interno meccanismi di recupero. 2- L’indagine può servire per mettere in atto una forma efficace di prevenzione per altre persone che vivono nella zona e che hanno probabilità di essere soggette a quell’inquinamento.
Nel caso del ragazzo di cui dicevo, parlando col padre mi è stata data la notizia della morte precoce di una ragazzina sempre della stessa zona e sempre con la stessa patologia, notizia che sto verificando.
Nel caso specifico, come in tanti altri casi analoghi, non ho avuto modo d’intervenire perché la signora Bortolani, di sua sola iniziativa, senza il consenso di Beppe Grillo (adesso lo so) e sotto la sua sola responsabilità, ha negato questo tipo d’aiuto alla popolazione. La tecnologia ha messo a disposizione uno strumento in più per aiutare chi soffre e la signora decide di negarlo.
Tanta disumanità sconforta.
La signora Bortolani, con la sua Onlus, sua e di nessun altro, dato che non permette a nessuno di aderirvi come, invece, deve essere da statuto, pretende di tutelare i diritti dei condannati a morte americani, cioè i diritti di delinquenti, alcune volte rei confessi cui una giuria ha deciso comminare la pena di morte. Non è qui in discussione la follia della pena capitale né mi permetto di dare giudizi sui condannati che, magari, sono innocenti. Qui io obbietto sulle lacrime versate per un prigioniero lontano e per gli occhi asciutti verso il destino di giovani, non di rado bambini, a due passi da noi, che dovrebbero avere il diritto di un futuro. Quelli, no: a loro non è dato nemmeno di sapere perché stanno morendo.
Ora, se nella zona in cui è avvenuto l’incontro ci saranno altri decessi di uomini o di animali, io non avrò altra scelta se non di chiamare la signora Bortolani in giudizio. Allora lei dovrà dimostrare che, se io avessi fatto ciò che era del tutto possibile fare tramite il microscopio di cui non dispongo più e avessi potuto allertare del rischio, nessuno l’avrebbe comunque scampata. Ma deve essere davvero nessuno.
Io non ho potuto fare niente per quel ragazzo e non ho potuto fare niente per quel padre per il quale nemmeno esistono parole che possano lenirne il dolore. Non dovrebbe succedere che si sopravviva al proprio figlio: noi non siamo preparati perché non è nell’ordine naturale delle cose.
Quell’incontro apparentemente casuale, purtroppo, non è stato l’unico (vedi prossimo post). Io non credo alle coincidenze, ma credo che questi siano stati segni esplicitamente a me diretti. Credo di aver capito che c’è qualcuno o qualcosa che guida i miei passi e che non mi debbo fermare. Non posso abbandonare queste persone. La Bortolani è stato solo un incidente di percorso che non può fermare le ricerche. Credo che la Provvidenza provvederà a far sì che le ricerche sulle nanopatologie continuino.
Antonietta Gatti
MESSAGGIO CRIPTATO a MB: sono sulla via dei 30 denari.
di getto
… di getto mi sorge spontaneo l’augurio, di getto e di cuore all’avvocato Bortolani, d’aver un giorno non lontano anche lei bisogno di un’ analisi nanodiagnostica. A Urbino la potranno assistere?
Muro di gommaCara Morena,anche io, a suo tempo, tentai di iscrivermi alla ONLUS come suggerito da Stefano. Non una risposta. Inviai diverse mail alla Bortolani con richiesta di chiarimenti. Nessuna risposta.Mi sto chiedendo, a questo punto, quale sia l'”utilità sociale” di una ONLUS che fa orecchie da mercante alle richieste d’aiuto. Nutro dei dubbi sul fatto che sia realmente “non lucrativa”.Mi chiedo anche se non si sentano ridicoli, quelli di Urbino, a trattare un prezioso strumento come un ingombrante e scomodo fermacarte.Vorrei combattere, con le mie poche cartucce e con le mie polveri da sparo bagnate; ma sinceramente, non capisco… Leggi il resto »
Incontri casuali ?
Cara Dr.ssa Gatti,
Lei ha ritrovato la giusta strada dopo aver incontrato questo padre che in precedenza l’aveva cercata per guarire suo figlio.
Sembra una coincidenza strana.
La vita è fatta anche di coincidenze.
Speriamo che alcune di queste siano in grado di sbloccare le sue ricerche.
RISPOSTE
Ho paura che solo un trapianto contemporaneo di cervello e di cuore a certi soggetti potrebbe sbloccare le mie ricerche. (A. Gatti)