L’arte di condurre la guerra può apparire variegata ma, a ben guardare, le scelte non sono poi tante. Un classico è quello di isolare il nemico assediandolo, se possibile avvelenandogli i pozzi e prendendolo per fame e sete. Questa è la tattica che, con le opportune varianti e traslazioni del caso, è sempre stata usata con me.
Come ebbe a definire il nostro centro l’ineffabile professoressa Susanna Esposito forte dei suoi benefattori industriali e dei
suoi manutengoli mediatici, Nanodiagnostics è un laboratorietto sotto casa, il che, fatta salva l’incompetenza del personaggio in materia, da un certo punto di vista, non fa una piega. Essere molti anni in anticipo rispetto alla cultura di regime significa mettersi in chiara posizione di off side e non differisce dall’essere molti secoli indietro. Rifiutare padrini è intollerabile. Andare contro gl’interessi di chi paga con generosità antipasto, primo, secondo con contorno, vino d’annata, dessert e caffè chiedendo in cambio solo quell’accessorio insignificante che è l’anima equivale a costituire un fastidioso corpo estraneo che la fisiologia di regime s’impegna ad eliminare senza guardare per il sottile sul come.
Negli anni noi abbiamo sempre combattuto, spesso vincendo battaglie, mai, però, la guerra contro tante follie di una società schizofrenica che da un lato ha e continua ad acquisire conoscenze scientifiche anche molto raffinate e dall’altro le stravolge perché ci sia chi si porta a casa quell’ingenuo surrogato della ricchezza che è il denaro. Che questo avvenga a scapito della salute fino alla vita stessa della massa immane di popolo estraneo al salottino e, anzi, non di rado con la sua ingenua connivenza fa parte del gioco.
L’ultima impresa donchisciottesca è stata quella di rendere pubblico il contenuto d’inquinanti che abbiamo regolarmente trovato da una dozzina d’anni a questa parte in tutti i campioni di vaccino per uso umano che abbiamo analizzato. Era inevitabile che la cosa sarebbe dispiaciuta a “chi può” e che, dopo che chi di dovere, avvertito dovutamente, se n’era stato silente, a bomba scoppiata ci sarebbe stata la reazione. E la reazione c’è stata. Politici, burocrati, ciarlatani d’ogni sorta, mamme isteriche, esperti da farsa e idioti veri e propri si sono scatenati. Nemmeno a dirlo: nessuno ha fatto la cosa più semplice e ovvia del mondo: rifare le nostre analisi. Il perché è facile da spiegare: bisogna saperlo fare, bisogna capire i risultati, bisogna volerlo fare. Quando mancano tutte e tre le condizioni resta la gazzarra grottesca in cui siamo immersi quotidianamente.
A condurre parte della guerra è stato incaricato o, chissà, si è offerto come volontario, un tale professor Roberto Burioni, insegnante in un’università milanese di cui, forse per inefficienza mia, non ho trovato traccia nelle classifiche mondiali. Né ho trovato il Burioni tra gli autori di ricerche sui vaccini. Ma poco importa. Ciò che importa è che Roberto Burioni è stato nominato esperto sommo dell’arte vaccinale e di tutto quanto la circonda dalla TV, cioè da quella scatola magica capace di trasformare chiunque in qualunque cosa, dalle stelle alle stalle e viceversa, dalla santificazione alla dannazione.
Tempo fa un amico comune di Burioni e mio, una persona di cui io ho somma stima, m’indicò il personaggio come possibile alleato in quella lotta che io sostengo non pro o contro, posizione bizzarra in una società dove bisogna essere tifosi, ma semplicemente per fare chiarezza sull’argomento, una chiarezza che pare nessuno voglia, preferendo sguazzare in una rissa da cortile che, come non saprei dire, sembra portare vantaggi a chi vi s’impegna. Come spesso mi accadde, io ci cascai ma i fatti, come altrettanto spesso accade, mi hanno dato torto: Burioni non ha alcuna intenzione di fare chiarezza, se non altro perché la chiarezza rischierebbe di sloggiarlo dalla posizione di star che in questo lampo nella padella occupa. Ecco, allora, che il professore insiste imperterrito nella sua attività di affabulatore, raccontando ad un pubblico affezionato di gonzi fandonie evidentissime, dal vaccino esavalente da lui dichiarato “obbligatorio per legge” all’assenza di mercurio nei vaccini, per non citare che un paio delle panzane smentibili facilmente da chiunque avesse voglia di controllare. Nessuna meraviglia se i figuranti conduttori radio e TV che tengono famiglia ben si guardano dal correggere gli svarioni. Nessuna meraviglia se l’Ordine dei Medici non gli fa notare che si parla solo di argomenti che si conoscono, specie se è la salute ad essere in ballo, e non si danno informazioni fuorvianti. Nessuna meraviglia se milioni di drogati dalla TV ne bevono le esternazioni come fossero nettare di verità: la società corrente funziona così.
Fedele alla mia ingenuità, io ho sottolineato più volte gli errori e ho pure scambiato diverse mail con Burioni. Con mia sorpresa, ma forse no, nell’ultimo messaggio il professore ha minacciato di querelarmi. Il perché non è dichiarato. Lesa maestà? Può essere. Negato diritto alla menzogna? Forse. Minaccia generica? Probabile.
Ora, la Costituzione garantisce il diritto di opinione (art. 21) e approfondisce un po’ quel diritto in campo scientifico (art. 33). In aggiunta, io non ho mai insultato il personaggio, ma non sta lì il punto. Il punto è che oggi la Magistratura può essere facilmente usata prendendola per i fondelli: io ti querelo per i motivi più fantasiosi. Il magistrato competente chiede l’archiviazione. Io mi oppongo e si va in tribunale. Il tribunale dice che la querela è infondata. Io vado in secondo grado. Idem. Io vado in cassazione. Idem.
Se dico questo è perché l’ho già vissuto e non una volta sola. È vero che in tutti i gradi di giudizio mi si è sempre dato ragione ma, intanto, io ho perso tempo, ho viaggiato e ho pagato (non poco) un avvocato.
Come è noto a chi usa la magistratura come estrema arma per tacitarmi o per cercare di estorcermi qualcosa o perché io rinunci ai miei diritti (sono questi i casi cui accenno sopra) io vivo ormai non lontano dalla soglia di povertà. Lo dico senza vergognarmene. Se sono a questo livello è colpa di mia moglie che, nella sua follia, vuole salvare un mondo che, invece, altro non vuole se non il suicidio. Ed è colpa mia per non essere capace di fermare mia moglie. Così, per mantenere questo mai abbastanza maledetto laboratorio, abbiamo venduto ogni cosa che possedevamo, casa compresa. Questo stato, vergogna o no, per qualunque motivo esista mi toglie il diritto fondamentale di potermi difendere perché fatico a pagare l’affitto. Figurarsi se mi posso permettere un avvocato.
E, allora, io alzo bandiera bianca e riconosco la sconfitta. Dove non si è arrivati con il metodo scientifico, cioè banalmente rifacendo le analisi, si arriva altrimenti: io devo stare zitto e farmi gli affari miei. Da questo momento, dunque, non tratterò più di vaccini, rifiuterò interviste sul tema (peraltro ad oggi tutte strumentali a farmi passare da idiota) e non risponderò più alle tante domande quotidiane. Mi pento di aver scritto con mia moglie un libricino divulgativo sui vaccini e mi fermo lì. Da oggi c’è il mio via libera, per quello che è contato non darlo, a qualunque esternazione sui vaccini e a qualunque uso se ne voglia fare. Io da oggi faccio come Razzi imitato da Crozza.
Da ultimo, un grazie a Roberto Burioni. Magari, grazie a lui, riesco a convincere mia moglie che il laboratorio va chiuso.
P.S. Se qualcuno aveva dubbi a proposito del livello, legga
http://www.huffingtonpost.it/2016/05/17/vaccini-denuncia-red-ronnie_n_10002508.html