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Pensieri oziosi di un qualunquista

 

 

Confesso che il motivo per cui guardo raramente la TV è il terrore di ritrovarmi comparire dentro la scatola magica Umberto Veronesi balzato fuori come un pupazzo a molla con il suo ormai famoso zero da pelle d’oca. O, magari, Vespa o Mentana o Angela che termovalorizzano i cervelli già pazientemente lavorati ai fianchi come fa un bravo pugile con l’avversario. Peggio, mille volte peggio dei pur non innocui reality show che – ancora una confessione – non solo non ho mai visto ma non ho neppure idea di come funzionino.

Beh, ieri sera, non so come, mi sono ritrovato, quasi imprigionato in una sorta d’ipnosi del terrore, ad ascoltare Fantozzi. Non quello di Paolo Villaggio ma Augusto, il professore di diritto tributario e di tanto in tanto ministro vestito in ogni occasione di una casacca diversa. 

Stavolta gli è toccata la briga di sistemare la nostra compagnia di bandiera ormai decotta da tempo immemorabile. 

La prima cosa che mi è venuta in mente è che a noi, a noi laboratorio, dico, basterebbero i soldi che Alitalia incenerisce ogni dodici ore della sua esistenza da accanimento terapeutico per risolvere tutti i problemi di finanziamento alla ricerca. Sùbito, però, mi sono dato una botta in testa: un pensiero del genere è qualunquista, dove oggi l’attributo è usato per aggettivare in maniera dispregiativa chiunque non si vergogni di dire un’ovvietà che disturba quello spettacolo di arte varia di cui noi siamo fastidiosi figuranti e indispensabili spettatori paganti allo stesso tempo. Dunque, pensiero cancellato con tante scuse. 

Poi mi sono ricordato che il divino Silvio, quando si trattava di assicurarsi le crocette sulle schede, rassicurava tutti: “Se nessuno vorrà Alitalia, la compreranno i miei figli.” Se la cosa non è andata in porto è forse perché i giovani Berlusconi sono impegnati con i matrimoni, così come papà Silvio auspicava per le sartine spiantate e tutte le altre categorie di italiche femminucce che non arrivano a fine mese. 

Subito dopo mi è venuto in mente che ci sono nazioni come

gli Stati Uniti che non hanno mai avuto una compagnia di bandiera o come la Svizzera che non ce l’ha più perché la sua è fallita e nessuno si pone il problema. Alla timida domanda del timido conduttore sul perché dobbiamo vendere le nostre intimità per mantenere la codina tricolore in aerei che chissà mai se voleranno, la risposta è stata scoraggiante ma tutt’altro che fantozziana nel senso abituale dell’aggettivo non più neologismo: “Se lei vedesse le lettere che mi arrivano dagli emigranti che si emozionano quando vedono la nostra bandiera atterrare…” Questo è il motivo fantozzesco dei miliardi che dovremo trovare io temo di sapere dove: per dare un’emozione a chi non ha più la fortuna di condividere il nostro girone dantesco. Comunque, se si tratta solo di atterrare la bandiera, non c’è problema.

Domanda sommessa del povero conduttore: dove troveremo i miliardi di Euro per ripianare i debiti? Risposta ricavata dalle chiacchiere: i debiti saranno ripianati con i soldi sottratti alla sanità, all’istruzione, alla ricerca, ecc. Altra domanda: saranno pagati tutti i creditori di Alitalia? Risposta reale: No, più d’uno si ritroverà sul lastrico perché non ci saranno i soldi per tutti. Se qualcuno sarà stato così furbetto da essersi assicurato contratti che gli consentivano margini smisurati, quei margini smisurati che hanno così fattivamente contribuito a distruggere la compagnia, ce la faranno a sopravvivere. Chi si è comportato ingenuamente da persona onesta fatturando il dovuto e nulla più, ha sempre l’alternativa di spararsi un colpo in testa. 

Grazie professore. 

Applausi si rito. 

Arriva il più tranquillo Gigi Buffon, definito in modo originale “portierone”. 

Io ricordo che trenta e passa di anni fa andavo spesso a Roma per motivi di lavoro, e sentire che qualcuno era stato “infilato” in Alitalia era del tutto abituale. Un posto di stipendio (mica di lavoro, s’intende) in Alitalia non si negava a nessuno, e in quel modo il numero di dipendenti diventava pletorico, sempre più grottescamente deforme per le necessità vere della linea aerea. Così come non si sono mai negati contratti d’oro a qualcuno, non ultimo Giancarlo Cimoli che ha nel suo italianissimo palmares anche il massacro delle nostre ferrovie e che ha sempre misteriosamente goduto di stipendi milionari in Euro, non esclusa una ben poco dignitosa liquidazione che mi riempie di vergogna. Bene: nessuno di questi pagherà un centesimo. Come sempre, il popol bue si farà carico di tutto, magari mugugnando un po’, ma tutto finirà lì. 

Quando, nella primavera scorsa, io ebbi la sventura di partecipare allo squallido salotto mediatico di regime di Bruno Vespa, il conduttore mi chiese di rispondere in un nanosecondo (il tempo doveva essere a disposizione della mattatrice Daniela Santanché) che cosa avrei fatto se il popolo italiano fosse stato così bizzarro da darmi i voti necessari perché io stessi dove stava allora Prodi e dove sta adesso Berlusconi. Nel nanosecondo io risposi che avrei lasciato che il mercato decidesse. La reazione fu un sorriso beffardo ed il commento di uno spocchioso pennivendolo presente: sembra di essere all’ora del dilettante. 

E poi che cosa è successo? Che il patatrac c’è stato e che, se si fosse lasciato decidere fisiologicamente al mercato, forse noi popol bue non ci saremmo trovati sulla groppa tutti gli ulteriori debiti.

È vero, io sono un dilettante. Ma loro? 

Immagine da: http://www.neticon.net/fra-noi/novembre2000/alitalia.gif